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Saman, un delitto a sfondo religioso
Gli assassini giurarono sul Corano

30/9/2022 – L’assassinio della diciottenne pakistana Saman Abbas, scomparsa a Novellara la notte del 1° maggio 2021, fu una decisione collettiva coperta dalla ferrea omertà del clan insediato nella Bassa reggiana, sullo sfondo di radicate convinzioni religiose. Le autorità islamiche hanno sempre respinto l’esistenza di un legame fra la religione musulmana e il femminicidio di Saman, la ragazza che non voleva sottostare a un matrimonio combinato. Tuttavia i nuovi particolari che emergono dall’inchiesta, in un quadro tremendo di rituali e di giogo tribale ancora dominanti nelle comunità locali, sembrano portare a conclusioni opposte: la religione c’entra, eccome, nell’uccisione e nella scomparsa del cadavere di Saman.

Saman Abbas

Alle confessioni dei genitori, latitanti in Pakistan e intercettati nel corso di telefonate verso l’Italia, alle rivelazioni sulle circostanze del delitto (secondo cui è stato lo zio Hasnain a strangolarla mentre i cugini tenevano ferma la ragazza per le mani e per i piedi) si aggiungono altre dichiarazioni di Ikram Ijaz, uno dei parenti in carcere con l’accusa di omicidio volontario: il padre Shabar Abbas, la madre Nazia Shaeen, i cugini Ikram Jiaz e Nomanhulaq Nomanhulaq avrebbero stretto un patto di sangue fra loro, “con giuramento religioso sul Corano“, che imponeva il divieto di rivelare ad altri il nome dei partecipanti al delitto e le modalità con le quali fu martirizzata Saman.

Ikram avrebbe confidato l’esistenza di quell’accordo omertoso ad altri detenuti del carcere di via Settembrini a Reggio Emilia. Racconto registrato dalla polizia penitenziaria ed entrato negli atti dell’inchiesta della Procura di Reggio Emilia, in vista del processo che si aprirà nel prossimo febbraio.

Novellara, notte del 1° maggio 2021: i genitori portano Saman alla morte, rientrano senza la figlia

Non solo: Ikram avrebbe confidato ai compagni in carcere che l’accordo prevedeva anche l’assassinio del fidanzato con cui Saman intendeva sposarsi. L’ultimo tassello di un piano criminale fortunatamente non arrivato a compimento.

Ma è quella rivelazione a proposito del “giuramento religioso sul Corano” a far cadere l’ultimo velo di ipocrisia su una vicenda terribile che ha fatto ripiombare l’Emilia nel Medioevo. La religione c’entra, eccome. E a questo punto, non si può nemmeno escludere che il quarto misterioso personaggio intervenuto nell’infame lavoro di smembramento e dispersione del cadavere, fosse qualcuno con il potere di officiare un rito religioso in condizioni di emergenza.

L’ON. FIORINI: NON ABBASSARE LA GUARDIA, PERCHE’ POTREBBE ACCADERE DI NUOVO

“Le nuove, inquietanti rivelazioni sull’omicidio di Saman Abbas impongono uno sforzo supplementare alle istituzioni italiane sia sul piano della vigilanza che su quello della moral suasion. A quanto risulterebbe, i due imputati attualmente detenuti in carcere – il cugino e lo zio della 18enne pakistana di Novellara scomparsa – avrebbero infatti riferito la volontà di ‘completare la loro missione uccidendo anche il fidanzato’. Oltre a ribadire l’appello accorato affinché le autorità pakistane si decidano a concedere l’estradizione dei genitori, fuggiti in patria per essere così processati in Italia, occorre dunque anche la massima attenzione su ciò che potrebbe ricapitare a Reggio Emilia, ossia che stranieri commettano delitti efferati in nome della loro religione e delle loro tradizioni infischiandosene delle nostre leggi. Il mio è anche un appello alle istituzioni locali – comuni, province, regione – a rivedere i tanti, costosi e inutili progetti relativi alle politiche sull’integrazione affinché la loro presenza arrivi davvero anche nei territori più periferici, come Novellara, dove esistono realtà isolate fatte di violenze domestiche quotidiane. Sarebbe gravissimo ignorare – verbali alla mano – le botte che proprio Saman riceveva tutti i giorni dai suoi familiari. Gli amministratori locali facciano mea culpa del mancato funzionamento di questi progetti e voltino pagina. Lo facciano almeno per la memoria della povera Saman”.  

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