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Palamara: il Pd ha voluto Mescolini a Reggio
Eboli: “Ora il Pd spieghi perchè”

DI MARCO EBOLI*


27/1/2021 – Le dichiarazioni contenute nel libro appena uscito dell’ex giudice Palamara “Il sistema“, che descrive le commistioni tra politica e magistratura per decidere le nomine ai vertici della magistratura, chiamano in causa anche il Procuratore capo della nostra Procura Dott. Mescolini, attualmente a rischio di trasferimento d’ufficio per incompatibilità ambientale. Palamara dichiara nel libro che la nomina di Mescolini fu voluta dal PD. Peccato che non dica perché il Dott. Mescolini, nelle intercettazioni delle chat, tra loro scrivesse che “la mia nomina è importante per tutti e per tutto” .

Il Procuratore Marco Mescolini

Chissà se il PD vorrà dire qualcosa in merito, risultando, in base alle dichiarazioni di Palamara, sponsor politico del Dott. Mescolini.

Quando nell’agosto scorso, proprio in seguito alle intercettazioni tra Palamara e Mescolini, oltre alla mancanza di notizie sulle indagini relative a dirigenti comunali e al comportamento del Procuratore capo, proprio su questa indagine, ai tempi del ballottaggio alle elezioni amministrative del 2019, scrissi una lettera aperta a Mescolini, invitandolo a prendere in esame l’istituto delle dimissioni, i vertici del PD, il Capogruppo alla Camera Delrio, il Sindaco Vecchi e un lungo elenco di deputati, consiglieri regionali si schierarono a difesa del Procuratore accusandomi di voler attaccare la magistratura.

Marco Eboli e Giovanni Paolo Bernini

L’on. Galeazzo Bignami di FdI presentò una interrogazione parlamentare proprio per chiedere come mai quando si toccava Mescolini, invece di rispondere lui, lo difendeva il PD.

Penso che alla luce anche della dichiarazione di Palamara, i vertici nazionali e locali del PD non possano tacere, almeno coloro che firmarono la lettera a difesa di Mescolini. Sarebbe inquietante se assumessero l’atteggiamento delle tre scimmiette che non vedono, non sentono, non parlano.
*Portavoce Fratelli d’Italia Comune di Reggio Emilia


IL LIBRO DI PALAMARA E SALLUSTI

27/1/2021 – “Quando ho toccato il cielo, il Sistema ha deciso che dovevo andare all’inferno”. Luca Palamara, radiato nell’ottobre 2020 dall’ordine giudiziario in seguito a un’indagine sul suo ruolo di mediatore all’interno del sistema delle correnti della magistratura, incalzato dalle domande di Alessandro Sallusti, direttore responsabile de ‘Il Giornale’, racconta nel libro ‘Il Sistema’, che esce il 26 gennaio per Rizzoli, cosa sia appunto il “Sistema” che ha pesantemente influenzato la politica italiana.

“Tutti quelli – colleghi magistrati, importanti leader politici e uomini delle istituzioni molti dei quali tuttora al loro posto – che hanno partecipato con me a tessere questa tela erano pienamente consapevoli di ciò che stava accadendo” dice Palamara che ha presentato appello contro la decisione di radiarlo dall’ordine giudiziario.

Il “Sistema”, viene spiegato nel libro, “è il potere della magistratura, che non può essere scalfito: tutti coloro che ci hanno provato vengono abbattuti a colpi di sentenze, o magari attraverso un abile cecchino che, alla vigilia di una nomina, fa uscire notizie o intercettazioni sulla vita privata o i legami pericolosi di un magistrato”.

Per Palamara nel momento del suo massimo trionfo – l’elezione dei suoi candidati alle due più alte cariche della Corte di Cassazione – comincia la caduta. “Io non voglio portarmi segreti nella tomba, lo devo ai tanti magistrati che con queste storie nulla c’entrano” afferma Palamara, che li svela in questo libro.

Per la prima volta nella storia della magistratura, nell’ottobre 2020, un ex membro del Csm viene radiato dall’ordine giudiziario. Palamara, una carriera brillante avviata con la presidenza dell’Associazione nazionale magistrati a 39 anni. A 45 anni viene eletto nel Consiglio superiore della magistratura e, alla guida della corrente di centro, Unità per la Costituzione, contribuisce a determinare le decisioni dell’organo di autogoverno dei giudici. A fine maggio 2019, accusato di rapporti indebiti con imprenditori e politici e di aver lavorato illecitamente per orientare incarichi e nomine, diventa l’emblema del malcostume giudiziario. 

(FONTE:ANSA.IT)

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