31/5/2017 – Gay Pride reggiano: il confronto tra le sponde opposte – tra il mondo Lgbt che si riverserà a Reggio il 3 giugno, e i cattolici tradizionalisti che lo stesso giorno sfileranno in silenzio nella processione di riparazione indetta dal Comitato Beata Scopelli – si arricchisce di adesioni il cui significato va ben oltre i confini di Reggio e lo stesso tema dei diritti civili dei gay.
La processione – da cui il vescovo di Reggio Massimo Camisasca ha preso le distanze (“Non c’è stata condivisione”) pur non vietandola- ha ricevuto la benedizione di prelati del calibro del cardinale americano Leo Burke, già prefetto della Segnatura apostolica (il tribunale della S. Sede) e ora patrono dei Cavalieri di Malta, e del vescovo Athanasius Schneider, ausiliario della diocesi di Altana in Kazakistan, teologo, fra i maggiori esponenti a livello mondiale della corrente tradizionalista che difende la Messa tridentina e considera praticamente un sacrilegio dare la particola eucaristica nelle mani dei fedeli.
In un messaggio al comitato Scopelli, monsignor Schneider ha scritto di proprio pugno: “Dio benedica questa preghiera di riparazione e i cristiani coraggiosi che la fanno!”.
Non mancano le adesioni di sarcedoti un po’ da tutta Italia, compreso quella del filosofo e scrittore monsignor Antonio Livi.
Sul fronte del Gay Pride reggiano, spiccano invece gli appoggi e le adesioni di intellettuali e star dello spettacolo: dopo Luciano Ligabue, anche Orietta Berti ha fatto sapere di essere al fianco dei manifestanti del Gay Pride. Orietta, del resto, da sempre è schierata contro le discriminazioni nei confronti degli omosessuali.
Nondimeno il REmilia Pride va caratterizzandosi come un calderone dove confluiscono sensibilita e ideologie diverse, con l’anticlericalismo d’antan che costituisce uno dei collanti della manifestazione (creando un serio problema con i gay e i trans di fede cristiana, e non sono pochi) . A rendere evidente tale impostazione è stato il volantino parecchio ributtante in cui la Flagellazione di Cristo è stata trasformata in una festa sadomaso tra gay, con lo slogan “Divertiti con Gesù e i sodomiti”.
Ora, all’approssimarsi del 3 giugno, arriva anche la “copertura ideologica” degli anarchici reggiani del circolo Berneri, che sfileranno – ma separatamente – nello “spezzone rosso-nero” del Gay Pride reggiano del 3 luglio non per il matrimonio tra omosessessuali (rivendicazione ritenuta inutile) ma soprattutto “contro l’ingerenza clericale nelle questioni etiche” e “per estirpare dalla società la mentalità religiosa”.
L’attacco alle religioni e al “clericofascimo”, da parte della Federazione anarchica, è frontale: “Viviamo in un’epoca in cui le religioni, pur in una generale crisi data dalla secolarizzazione della società, tentano di riconquistare terreno imponendo al dibattito pubblico i loro deliri retrogradi e reazionari. Lo vediamo nel mondo mediorientale dove l’islamismo militante ha preso nuovo impulso per reazione ai sommovimenti sociali delle Primavere Arabe, lo vediamo in Europa e negli Stati Uniti dove i movimenti reazionari, clericofascisti e religiosi, anche non necessariamente collegati alle religioni organizzate tradizionali, reclamano ulteriore spazio per portare avanti il ciarpame creazionista e le loro posizioni liberticide su tutte le maggiori questioni etiche”.
“Come anarchici e libertari – aggiunge la Fai – crediamo che la libertà individuale delle persone LGBTQ non passi dalla concessione statale di un quasi-matrimonio comprensivo di quasi-diritti e quasi-doveri. Crediamo invece che sia necessario combattere per eliminare l’ingerenza clericale nelle questioni etiche ma soprattutto estirpare dalla società la mentalità religiosa, di qualsiasi matrice, che permette e alimenta questa ingerenza e che permette e alimenta la discriminazione e l’oppressione delle persone LGBTQ”.