di Pierluigi Ghiggini
4/2/2017 – Si vedevano in un ristorante di Parma, pensando di essere lontani da occhi indiscreti. Protagonisti delle riunioni carbonare davanti a piatti di anolini, bollini e tagliate erano alcuni esponenti di categorie reggiane che studiavano in che modo mandare via Enrico Bini dalla Camera di commercio, di cui era presidente e dove dava battaglia contro le mafie, in particolare quella cutrese.
Lo rivela lo stesso sindaco di Castelnovo Monti in questa intervista alla Voce di Reggio, il giorno dopo le rivelazioni – emerse nel processo Aemilia – sul “dossier” che l’avvocato Antonio Sarzi Amadè voleva confezionare su di lui. E su facebook, Bini ha scritto che in quel periodo (siamo nel marzo 2012, immediatamente dopo la famigerata cena agli Antichi Sapori) di dossier se ne preparavano parecchi.
Enrico Bini, a che punto è la querela dell’avvocato Sarzi Amadè per conto dei Muto autotrasportatori di Gualtieri?
Non lo so. Non so neppure se mi abbiano querelato, perché sinora nei miei uffici non ho rintracciato niente. So che hanno querelato Sky per il reportage sulle mafie a Brescello e nel reggiano, quello in cui al casello autostradale una persona dice: «A Reggio la mafia sono le cooperative, la Prefettura e la Camera di commercio. Il prefetto era Antonella de Miro, e io ero il presidente camerale».
Cosa pensa dell’intercettazione in cui l’avvocato Sarzi Amadè parla di un dossier contro di lei?
Un fatto molto grave. Sono rimasto di stucco. Non credevo che sarebbero arrivati a tanto, anche se all’epoca sapevo di voci falsi su di me.
Mi ha amareggiato la risposta di Pagliani a Sarzi Amadè, avrebbe dovuto dirgli che il dossier doveva farselo da solo. E poi, quale dossier? Io non ho niente da nascondere.
Però su facebook lei ha scritto che in quel periodo si raccoglievano molti dossier su di lei. A cosa si riferisce?
Per esempio agli attacchi che ricevevo in qualità di presidente del consorzio Fitalog da un giornale specializzato del settore trasporti. Mi accusavano di tenere dentro i Muto, ma loro c’erano perché avevano comprato la Bazzoni. Quando lo abbiamo saputo, alla prima occasione li abbiamo buttati fuori.
Tutto qui ?
L’attacco durò a lungo. Tanto che arrivai a querelare la rivista: il procedimento fu archiviato perchè il giudice stabilì che il diritto di cronaca era prevalente.
E poi gli attacchi dell’Aier, l’associazione dei costruttori calabresi che voleva le mie dimissioni dalla Camera di commercio. Il vicepresidente Antonio Gualtieri, ora condannato in Aemilia, lo gridò nella trasmissione Poke Balle di Telereggio.
Inoltre dissero che avevo ricevuto un Rolex, che prendevo bustarelle, che avevo l’amante alla Camera di commercio e una villa in Calabria pagata dai costruttori. Seppi che a dirlo fu un cutrese, lo denunciai ma lui dichiarò di non ricordarsi bene. E ci sono anche le riunioni segrete a Parma…
Quali riunioni?
alcuni esponenti delle associazioni di categoria si riunivano in un noto ristorante di Parma per studiare come mandarmi via dalla Camera di commercio, dove era impegnato a contrastare le penetrazione delle mafie nell’economia legale. Alla fine compresero che avrebbero dovuto aspettare la scadenza del mio mandato. E infatti è avvenuto così.
Gli attacchi continuano o sono cessati? E com’è cambiata la situazione?
Il clima ha cominciato a cambiare quando è venuta a galla la vicenda della cena agli Antichi Sapori, e ora è notevolmente diverso. Riscontro una forte unità dei sindaci. E spero che quando il prefetto Antonella De Miro tornerà a Reggio per testimoniare al processo, ci siano tutti i sindaci: perché se le cose a Reggio stanno cambiando, lo dobbiamo soprattutto a lei.
Che lei sappia, alla fine quel dossier è stato fatto o no?
Questo è un bel mistero.
Alessandro Raniero Davoli
04/02/2017 alle 16:09
Solidarietà a Enrico Bini.
Una PERSONA PER BENE !
Con stima,
Alessandro Raniero Davoli