Usa: il colosso Whole Foods sceglie il Parmigiano Reggiano Dop. Ma i fake valgono 100 mila tonn. anno

 9/7/2015“Un successo per le esportazioni e nella lotta ai falsi”.  Così il Consorzio del Parmigiano Reggiano commenta l’accordo raggiunto per il mercato degli Stati Uniti – Paese in cui è presente il maggior numero di imitazioni del nome della Dop – con uno dei colossi della distribuzione Usa, la Whole Foods, che ha scelto il Parmigiano Reggiano come prodotto di punta per qualificare l’intera offerta di formaggi della catena: si tratta di un prodotto selezionato di almeno 24 mesi che viene porzionato nel punto vendita.

Due esempi di falsi in vendita negli Usa: parmesan con tricolore e parmesan senza riferimenti al territorio

Due esempi di falsi in vendita negli Usa: parmesan con tricolore e parmesan senza riferimenti al territorio

“E’ un grande passo in avanti – sottolinea il direttore del Consorzio di tutela, Riccardo Deserti – non solo per rafforzare un trend di esportazioni in forte  crescita nel primo trimestre 2015 (i dati Istat parlano di un +74%, ma si tratta di circostanze eccezionali destinate ad attenuarsi), ma soprattutto per rafforzare il contrasto alle imitazioni, sul quale incideranno molto anche gli esiti dei negoziati TTIP sul commercio tra Usa e Europa”.

“I dati in crescita e l’esperienza di questi anni – osserva Deserti – confermano che la prima forma di contrasto alle imitazioni è proprio la conoscenza del prodotto originale, la cui presenza nelle catene distributive statunitensi, associata alle nostre azioni informative e a quelle effettuate dalle stesse catene, consente ai consumatori di prendere coscienza del massiccio ricorso a imitazioni ingannevoli cui è esposto”. “Grazie alle nostre attività di vigilanza – prosegue il direttore del Consorzio del Parmigiano Reggiano – stimiamo in circa 100.000 tonnellate all’anno i consumi di “parmesan” immesso sul mercato e venduto facendo presumere una falsa origine italiana col ricorso a marchi, bollini, simboli che richiamano il tricolore”.

“Dieci giorni fa – riferisce ancora deserti  – in un supermercato di Manhattan abbiamo individuato due tipi di “parmesan”: uno assolutamente neutro rispetto alla presumibile origine; l’altro, invece, intriso di bandiere e tricolori”. “Nel primo caso, dunque, si tratta dell’uso di una denominazione ammessa dalla legislazione americana (molto più permissiva di quella europea in materia di Dop, tanto che nella UE il termine “parmesan” è ascrivibile solo ed esclusivamente al Parmigiano Reggiano), mentre nell’altro – spiega Deserti – si tratta di una azione esplicitamente ingannevole nei confronti dei consumatori e lesiva degli interessi dei nostri produttori”.

“In questo complesso scenario – prosegue il direttore del Consorzio di tutela – la richiesta di prodotto originale è in forte aumento, e le principali catene americane hanno importanti programmi di sviluppo delle importazioni, con particolare riferimento al prodotto stagionato 30 mesi, e una crescente attenzione alla selezione diretta dei caseifici potenziali fornitori”.

 

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