27/5/2015 – La direzione investigativa antimafia di Brescia ha emesso quattro interdittive antimafia nei confronti di altrettante imprese di Dosolo, Luzzara e Mantova. Tra queste la Muto trasporti e logistica srl che ha sede in via Manenti a Suzzara , molto conosciuta e attiva anche nel reggiano: l’amministratore unico è è Rosetta Pagliuso, amministratore della Muto immobiliare e della Romeorecline. Lo scrive la Gazzetta di Mantova.
La Muto trasporti è stata coinvolta un anno fa nelle indagini che hanno portato in carcere l’intera famiglia Pugliese, con tredici arresti tra Gualtieri e Guastalla e sigilli a beni per 13 milioni di euro riconducibili alle cosche Arena e Nicoscia di Isola di Capo Rizzuto. L’interdittiva è arrivata dopo la scoperta di cantieri collegati Truck service di Crevalcore, intestata a un cittadino moldavo, Iurie Ungurean che però secondo la Dioa sarebbe un prestanome per i traffici del boss cutrese Nicolino Grande Aracri, la cui cosca è dominante nel reggiano.
Insieme alla Muto trasporti e logistica hanno ricevuto l’interdittiva la Gsc srl di Dosolo (impresa edile in liquidazione, il cui socio unico e rappresentante legale risulta essere Massimo Siciliano, 45 anni, di Catanzaro, residente a Dosolo, che ha una ditta a Reggio Calabria coinvolta in indagini sugli appalti), la Mnt movimento terra e noleggi autotrasporti con sede in via Gaber, a Mantova, e la Geco srl con sede in via Chiassi, a Mantova, colpita da un’interdittiva definita “atipica” per la ricostruzione post terremoto.
La Mnt lavora nei cantieri della Pedemontana Lombarda. Gli investigatori la ritengono legata anche attraverso subappalti alla famiglia Della Monica, già sotto il faro dell’antimafia.
Geco srl ha lavorato alla rimozione delle macerie del terremoto. Due anni fa -scrive la Gazzetta di Mantova – aveva fatto ricorso contro l’esclusione dalla white list per il sospetto di aver aggirato i controlli stabiliti dalla legge per noleggiare i mezzi dalla Tipaldi trasporti, i cui titolari, incensurati, sono però parenti del Pasquale Tipaldi ucciso nel 2005, considerato dagli investigatori un affiliato alla cosca degli Arena di Isola Capo Rizzuto. La difesa della Geco ha fatto rilevare che la Tipaldi avrebbe avuto il certificato antimafia in regola, quindi non sarebbe stato lecito ipotizzare contiguità con la ’ndrangheta calabrese soltanto sulla base della provenienza geografica. Alla luce di queste controdeduzioni, la Geco potrebbe essere riabilitata, in quanto l’interdittiva atipica deve essere sottoposta a una nuova valutazione.