Archivi

A S. Terenzo va in scena Facio, a Reggio va in scena il silenzio

di Pierluigi Ghiggini

4/8/2014 – Va in scena questo sera lunedì, al parco Shelley di San Terenzo di Lerici (ore 21,15) lo spettacolo teatrale “Io sono Facio” realizzato dalla compagnia Officine Superbi, per la regia di Luca Bettocchi su testo di Giuliano Giannini, e col sostegno del Comune di Lerici e dell’Anpi.

“Io sono Facio” è dedicato alla storia e alla figura di Dante Castellucci, il comandante partigiano calabrese che combattè con i fratelli Cervi nel reggiano, poi in Lunigiana a capo del battaglione Picelli e venne fucilato settant’anni fa, il 22 luglio 1944 ad Adelano di Zeri, dopo un processo farsa ordito dal vertice partigiano comunista in Lunigiana.

La condanna, come attestato mille volte da Laura Seghettini, fidanzata di Facio, una delle poche donne comandante di distaccamento in montagna, fu pronunciata “in nome del Partito comunista” da Antonio Cabrelli (che poi diventerà il commissario politico della Brigata Liguria, sino alla rimozione avvenuta a fine novembre) e pienamente condivisa da Mario Jacopini, che era il rappresentante del Comitato Federale del Pci spezzino in zona partigiana.

Pochi mesi prima, in gennaio, dopo aver tentato inutilmente un blitz per liberare i Cervi, era stato condannato a morte dal comando militare del Partito comunista di Reggio Emilia.

Nel settantesimo della sua fucilazione, Facio è stato ricordato al Lago Santo (dove combattè un’epica battaglia contro i tedeschi) dall’ex sindaco di Spezia Giorgio Pagano. Ad Adelano e al cimitero di Pontremoli, dove è sepolto, gli hanno reso omaggio i presidenti delle province di Massa e Spezia e i sindaci della Grande Lunigiana, con i gonfaloni.

Ben due le pièce teatrali dedicate a Facio: “Cuore d’oro, silenzio d’argento” realizzata dalla Compagnia degli Evasi e andata in scena a Sarzana la sera del 22; e, appunto, “Io sono Facio”, che viene rappresentato questa sera a San Terenzo. Altre manifestazioni sono avvenute in Calabria.

A Reggio Emilia, la terra dove Castellucci aveva lavorato nella compagnia dei Sarzi, e dove aveva combattuto nel gruppo Cervi in un ruolo di primo piano, nessuna rievocazione, nessun ricordo. Del resto è difficile per i guardiani della memoria ufficiale affrontare a viso aperto il nodo della condanna pronunciata dal Pci di Reggio, e i suoi inconfessabili perché.

Un silenzio reso ancora più assordante dalle iniziative degli altri e dall’ammirazione maturata soprattutto tra i giovani verso la sua figura di eroe partigiano vittima del tradimento, o meglio, di un disegno politico infame. È anche per questo silenzio, probabilmente, che gli hacker della rete Antifa, con un gesto clamoroso, hanno smontato per ben due volte il sito nazionale del Pd, facendo apparire sulla home page un manifesto rievocativo di Facio.

Ma il Calabrese ha già seppellito i suoi assassini, la storia lo ha risarcito dell’infamia subita, e il silenzio ha il colore della vergogna.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *