Dossetti fu fascista perfetto? La Curia e Avvenire contro il giornalista Andrea Zambrano. E dai Pd insulti su Facebook

31/3/2014 – E’ ancora fresco d’inchiostro il nuovo libro della studiosa Rossana Maseroli Bartolotti (“La guerra dentro la guerra”, notevole raccolta di testimonianze e microstorie sulla guerra civile nel reggiano), ma ha già scatenato un putiferio.

L'articolo di oggi di Zambrano, pubblicato sul Giornale di Milano

L’articolo di oggi di Zambrano, pubblicato sul Giornale di Milano

La Curia reggiana e i dossettiani sono in subbuglio per i documenti pubblicati dalla Maseroli sulla militanza fascista, da studente dei Guf, del cavriaghese Giuseppe Dossetti, una delle menti politiche più acute dell’Italia repubblicana del dopoguerra, padre costituente e fra gli esponenti di punta delle Democrazia Cristiana, che negli anni ’50 ruppe con il suo partito e con il sistema politico per dedicarsi completamente a Dio nell’eremo di Monteveglio.

Il libro è stato presentato venerdì sera a Vetto di fronte a un folto pubblico, su iniziativa dello storico Luca Tadolini e dell’associazione Marianna e Pietro Azzolini. Ad aver disturbato oltremodo la Curia sono stati soprattutto gli articoli  pubblicati venerdì su Prima Pagina e sabato nelle pagine culturali del Giornale, a firma di Andrea Zambrano, caporedattore del quotidiano di Reggio e Modena diretto da Corrado Guerra.

Zambrano ha avuto l’improntitudine di citare un documento inedito pubblicato dalla Maseroli, dal quale il giovane Dossetti esce come un fascista convinto. Nel 1937 il segretario del Fascio reggiano Sante Simonini scrisse di lui: “Ottimo elemento, disciplinato, attivo, di fede fascista, di intelligenza sveglia e forte. Ha dato indubbie prove di ottime qualità oratorie e ha dato attività sia alla sezione culturale del Guf, che all’istituzione fascista di cultura”.

Parentesi doverosa. Dossetti, nato nel 1913, nel ’37 aveva solo 24 anni. “Oltre all’attività universitaria – si legge nel suo profilo su Wikipedia – grande fu l’impegno prestato da Dossetti nella Resistenza. Nel settembre del 1943 (a 30 anni – ndr) partecipò alla lotta antifascista del CLN di Cavriago e nel dicembre 1944 entrò nel CLN provinciale di Reggio Emilia in rappresentanza della Democrazia Cristiana e ne divenne presidente. Il suo nome di battaglia era Benigno. Egli operò sia a livello di lotta clandestina militare sia a livello di educazione politica tessendo le fila di un movimento politico democratico di ispirazione cristiana, arrivando il 24 febbraio ad un documento comune delle delegazioni di Parma, Modena e Reggio Emilia da lui redatto. Alla fine dello stesso mese, Dossetti abbandonò la pianura e si portò in montagna nella zona controllata dai partigiani”.

Tuttavia, a Reggio, anche solo citare un documento datato, collocato in un contesto politico molto particolare nonché superato in toto, poco tempo dopo, in virtù dell’esemplare sviluppo della luminosa storia personale e pubblica del protagonista, che tutti conosciamo, basta e avanza per scatenare una guerra. E infatti la Chiesa è scesa subito in campo, nonostante il vescovo Camisasca non sia propriamente un dossettiano, bensì teologo di punta di Comunione e Liberazione, con una replica puntuta pubblicata domenica sull’Avvenire sotto forma di articolo a firma di Edoardo Tincani, capo ufficio stampa Camisasca.

L’articolo riporta dichiarazioni dello storico Sandro Spreafico e di don Giuseppe Dossetti, nipote del politico, pensatore e monaco. Tincani accusa Zambrano di aver rappresentato un Dossetti “capovolto” e in sostanza di aver manipolato la questione dell’adesione al fascismo. Non si può non arguire come lo scritto di Tincani sul quotidiano della Cei sia stato autorevolmente ispirato.

Tuttavia è inutile arrampicarsi sugli specchi: i documenti ci sono e sono chiari. Non si dovrebbe nemmeno menare scandalo, perché le leggi razziali e soprattutto la guerra aprirono gli occhi a molti giovani dei Guf, provocandone una maturazione politica accelerata e portandoli ad aderire alla Resistenza.

Ciò che va discusso è che nemmeno Dossetti, al pari di un Dario Fo o di un Pietro Ingrao, seppe sfuggire alla tentazione di negare il proprio passato, una macchia troppo evidente per un politico in carriera della nuova Italia democratica. Un po’ come Walter Veltroni quando affermò di non essere mai stato comunista.

Se non altro Dossetti dall’alto della sua fede e della sua lungimiranza ebbe la forza di ripudiare un sistema politico nel quale restò per anni a prezzo di grandi sofferenze interiori. In questo senso la sua superiorità umana e morale è indiscussa: i suoi epigoni dovrebbero celebrarlo di meno e imitarlo di più.

Vedremo oggi la replica del giornalista Andrea Zambrano colpito da anatema e arso in piazza, si fa per dire, per non essere allineato al pensiero dominante anche nel mondo cattolico.

Se la suona, se la canta, se la scrive. Il giornalista Zambrano al pianoforte, sua grande passione

Se la suona, se la canta, se la scrive. Zambrano al piano, sua grande passione

Uccelli di “rogo”, un’altra scomunica / Un consigliere comunale del Pd reggiano interviene sul suo profilo Facebook: “Dite a Zambrano che o è ignorante o è in malafede”

“Non è tra i miei contatti di Facebook ma se conoscete il giornalista Zambrano ditegli chiaramente che o è ignorante o è in malafede. In un suo articolo che leggo sul sito de il Giornale accusa il prof. Galavotti di scrivere saggi agiografici su Dossetti e di non citarne mai l’iscrizione al Partito Fascista Nazionale e la partecipazione al Guf di Reggio Emilia. Ebbene, io ho avuto il piacere di intervistare il prof. Galavotti nel settembre scorso a FestaReggio e nel preparare l’intervista mi son letto i due libri più famosi: ne “Il giovane Dossetti: gli anni della formazione 1913-1939” sono citati sia la tessera al Pnf che la partecipazione agli incontri del Guf. Il giudizio della storia su Dossetti lo lascio alla storia: la città sappia però che sui giornali locali scrive un piccolo uomo che non sa di cosa parla e offende la professionalità di professori e ricercatori senza nemmeno degnarsi di leggere le opere di cui parla. Lo trovo ignobile e vi invito a leggere le opere di Galavotti per saggiarne misura e documentazione”.

(Luca Cattani dalla sua pagina FB, 29 marzo. Lo status-commento è stato condiviso da Mimmo Spadoni, che ha aggiunto: “Da leggere”)

Tuttavia, nel corso della stessa conversazione social, interviene C.V., che difende il giornalista: “Cattani: la tessera del GUF a quei tempi la dovevano obbligatoriamente fare tutti gli studenti che frequentavano l’università: la aveva anche Napolitano. Ma perchè ce l’hai con Zambrano? Lui fa il suo mestiere e lo fa bene”.

Interessante, poi, l’aforisma citato da A. B. (area Iren): “Come mi disse un vecchio compagno qualche anno fa : ‘Il problema non sono quelli che erano fascisti sotto il fascismo, ma quelli che lo sono adesso‘…”.

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LA RISPOSTA DI ZAMBRANO AL PD CATTANI (via Facebook)

“Allo squadrista signor Cattani, che non ho il piacere di conoscere, ma con il quale mi complimento per lo stile democratico e il rispetto delle idee altrui, faccio solo notare che la sua isterica presa di posizione non è dettata da competenza, ma da difficoltà di lettura. Ecco quanto ho scritto:

“Ma il suo passato fascista, cui aderì con convinzione e capacità oratorie, è sempre stato minimizzato dalla letteratura agiografica, mai enfatizzato in alcuni saggi come quello di Galavotti sul Mulino e sempre giustificato con il riconoscimento postumo di un Dossetti a cui «il fascismo era sempre stato sullo stomaco”. Un conto è la letteratura agiografica, un conto è il saggio di Galavotti che semmai, avendolo io citato, è l’unico appiglio che abbiamo per giustificare quel documento. Non mi sembra di aver infangato il signor Galavotti, che ripeto, prima di quel documento trovato, è l’unico a parlare dei trascorsi fascisti di Dossetti, anche se, a mio avviso, in un’ottica giustificazionista.

Questo me lo conceda, altrimenti diciamo che è proibito esporre criticamente le tesi altrui e così facciamo prima. Mi dirà poi lei a chi dovrò rivolgermi per fare la tessera del nascente Partito Squadrista Reggiano. Cordialità”. (Andrea Zambrano)

E dopo il “soccorso rosso” anti-Zambrano, poco fa è arrivato il “soccorso bianco” pro-Zambrano. In trincea anche il fratello del giornalista, che ha postato questo commento:

“Chi è questo Luca Cattani per giudicarti un piccolo uomo, ignorante e in malafede? Se riesci fargli arrivare il mio messaggio che è un povero coglione… scusa ma sei mio fratello e non accetto che ti definiscano così persone che non ti conoscono e che non hanno sicuramente il tuo livello culturale e la tua intelligenza. Con questa gente purtroppo bisogna abbassarsi al loro livello, altrimenti non capiscono…”. (Simone Z.)

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LEGGI ANCHE: “Il partigiano Dossetti? Era un bravo camerata” (articolo uscito sabato sul “Giornale”, a firma Andrea Zambrano)

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3 risposte a Dossetti fu fascista perfetto? La Curia e Avvenire contro il giornalista Andrea Zambrano. E dai Pd insulti su Facebook

  1. Luca Tadolini Rispondi

    01/04/2014 alle 13:42

    … e poi il Soccorso Nero!!!?? Ma a chi? Perché se il ‘fascismo’ è lo stereotipo della censura, del confino a chi dissente, … beh qua i ‘camerati’ sono i soliti catto-comunisti (sintetizzo con efficacia) che dicono messa dalla cattedra o insultano dal seggio. Se il Fascismo è un periodo storico cui aderirono con entusiasmo pubblico e ufficiale ( le riserve mentali in Storia non valgono) gran parte dei futuri antifascisti, allora non c’è nulla da fare: anche Dossetti, come tanti altri, ebbe il Suo periodo fascista.
    Denuncio poi l’indifferenza verso quello che il libro della Maseroli DENUNCIA a suon di testimoni: una serie di violenze compiute dai partigiani di gravità inaudita!! Chi celebra la fucilazione dei Cervi o l’eccidio di Cervarolo come fa a ignorare torture, omicidi, delitti, e stragi partigiane che continuano a venire testimoniate e provate in ribellione al muro del silenzio politico e della cultura reggiana?!?

  2. Gilberto Gasparini Rispondi

    01/04/2014 alle 17:55

    Da ex comunista, non pentito come Veltroni, rimango allibito per la reazione all’articolo di Zambrano relativo alla adesione del giovane Dossetti al fascismo.
    Avendo vissuto il “chi sa parli” di Otello Montanari e sapendo la fatica a promuovere, anche a distanza di decenni, un dibattito che cerchi di mettere al centro la verità e non la agiografia non posso che esprimere tutta la mia solidarietà a Zambrano che conosco come giornalista di qualità, non certo come un piccolo uomo.
    Pensavo che certe reazioni violente, di fronte a chi parla di fasi controverse della storia italiana, fossero appannaggio di una certa cultura comunista, incapace di rileggere criticamente la propria storia.
    Non posso che dolermi del fatto che anche i cattolici siano vittima di tanta faziosità e, a questo punto, ricordare quando mio padre, giovane fascista, sicuramente non violento, mi parlava di quegli amici che all’ultimo minuto, prima della Liberazione lo tradirono diventando comunisti e, nel dopo Liberazione, per farsi perdonare il passato fascista lo minacciavano e lo cacciavano dalle sale da ballo.
    Da giovane non gli credevo poi ho capito che mi stava dicendo una verità che, ahimè, dopo 70 anni fatica ancora ad essere riconosciuta.

  3. Marco Manfredini Rispondi

    01/04/2014 alle 18:53

    I compagni del PD (e anche quelli della curia) stiano tranquilli, Dossetti non può aver fatto da fascista più danni di quelli che ha fatto da antifascista, soprattutto in qualità di padre ispiratore del cattolicesimo adulto di Prodi, Bindi & C.

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