Festa Pd, la grande fuga dei big
D’Arcio ha cenato al risto del pesce

taglio nastro

Quattro forfait in quattro giorni.

Prima Errani, il 30, giorno d’inaugurazione. Errani humanum est, direte.

E Prodi, l’inventore dell’Ulivo? Non previsto in cartellone ma tranquillamente dirottabile last minute senza troppe difficoltà logistiche (già: why not?).

Passava di lì per recarsi a un incontro pubblico da protagonista a Cà de’ Caroli, ma si è guardato bene dal fare una capatina – anche privata – agli ex “colleghi” Ds-Margherita. O magari per pudore (vista la figuraccia dei 101 “pugnalatori”) hanno pensato bene di non invitarlo, per non trovarsi a vivere un imbarazzo che da queste parti è di molti. Non era in programma, certo, e il suo nome non risulta sulla brochure festivaliera: tuttavia in tempi non sospetti (mesi fa, non ere geologiche) ci ci sarebbe mossi almeno per un passaggio naturale, di fraterna cortesia e reciproca appartenenza.

Ok. Poi però ha bucato la comparsata anche Orlando (Andrea, non Leoluca). Poco male, se è lo stesso Orlando Fumoso (citazione ariostesca) visto di tanto in tanto nei talk show tv.

A completare la Trilogia dell’Assenza (strategica?) ci si messa infine il ministro Kyenge, che ha bigiato l’appuntamento per impegni istituzionali (la condanna di Berlusconi) e il cui cognome sulla pubblicità a mezzo giornale è stato scritto con la “i” anziché con la “y”.

Insomma, pare che la Festa al parco Secchia di Villalunga porti male al Pd. O meglio, è il contrario: è il Pd dei nomi eccellenti a portare male alla kermesse sul fiume in quel di Casalgrande, che anche quest’anno sta registrando il sold out (la calca è notevole), e quindi il “sold in” – nel senso di euro che entreranno nelle idrovore casse del partito.

Il consigliere "discolo" D'Arcio giovedì sera alla festa

Il consigliere “discolo” D’Arcio giovedì sera alla festa

A proposito. Mancava Cecile, ieri sera, ma c’era D’Arcio. Consigliere comunale con licenza di eccedere.

E’ andato per chiederle scusa di persona e chiudere così, in via bonaria, le note “carinerie” più “rozziste” che razziste postate dal suo profilo Facebook alcune settimane fa e fatte circolare tra la schiera di amici (commenti non proprio edificanti rivolti anche alla Boldrini e a Vendola, insieme ad altre prese di posizione francamente tranchant e molto poco charmant: tanto che il capogruppo Pd in consiglio comunale Vaccari – possibile futuro sindaco di Casalgrande anche se non propriamente facente parte del “cerchio magico” rossiano – ha stampato tutto e inviato ai giornali, allegando un editto di pubblica e politica riprovazione). Ma non l’ha trovata, il Luciano contrito. Scuse mediaticamente accettate, dicono, ma stretta di mano rinviata.

D’Arcio, quindi, che non era lì per cercare fama bensì – fattasi una certa ora – per placare la fame, s’è attavolato al rinomato ristorante del pesce (renziano? civatiano?) della festa. Niente “trota” per l’ex leghista dissociatosi a suo tempo dalle imprese del “delfino” dell’ex capo Renzo, ma solo frittura mista.

Alcuni piddini, inoltre, fanno orgogliosamente sapere che il figlio del consigliere finito nell’ovvio del ciclone presta volontariato in un altro stand mangereccio,  e che sarebbe addirittura tra i più attivi e capaci.

Una nota dolente: quest’anno nel menu regionale delle Rossiadi (olimpiadi estive ad alto tasso di ricollocazione correntizia e/o rilancio personale dopo la fine del bersanismo d’assalto: le famose “risorse a disposizione”) c’è molta politique politicienne e poca animazione per così dire culturale.

Nessuna presentazione di libri in programma, ad esempio (una consuetudine più o meno di livello delle passate edizioni).

D’altronde ciò che conta è il congresso. E l’intellettualismo “catoblepa” non porta voti oltre che non dare pane.

Ah, stasera è atteso il leaderino della transizione, Epifani(o).

Bookmakers in fibrillazione. “Viene? Non viene?”. Ovvero:  lo si noterebbe di più se andasse o se stesse a casa?

Già. E comunque, sempre morettianamente parlando e profetando, c’è chi pensa – tra i malpancisti iscritti – che “con questi dirigenti non vinceremo mai”.

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