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“Sì alla Costituzione, no alla speculazione”
Parma: il ministero conferma i vincoli sul Tardini
Esulta il comitato, la giunta Guerra mastica amaro
Appello nazionale contro la Legge stadi: il testo e i firmatari

GUARDA IL VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE IN PIAZZA MONTECITORIO A ROMA

1/10/2023 – Una buona notizia per gli oppositori del nuovo stadio Tardini di Parma, che hanno dichiarato guerra al “progetto Krause“, dal nome dell’imprenditore e finanziere americano presidente del Parma Calcio, bollandolo come una colata di cemento distruttiva nel cuore della città ducale.

Il ministero dei Beni Culturali ha respinto il ricorso gerarchico presentato della società calcistica ducale contro i vincoli imposti dalla Soprintendenza a tutela dell’ingresso monumentale e di altre porzioni storiche dello stadio Tardini, che così non potranno essere abbattute, modificate e neppure occultate alla vista. Vincoli che, appunto, riguardano anche la salvaguardia degli spazi vuoti per la valorizzazione delle parti sottoposte a tutela (ma non, a quanto sembra, la mitica tribuna Petitot).

La notizia della decisione ministeriale l’ha data Anna Kauber, battagliera presidente del Comitato Tardini Sostenibile, nel corso della manifestazione di venerdì a Roma, in piazza Montecitorio per il lancio dell’appello nazionale “Scegliamo la costituzione, non la speculazione” contro la “Legge stadi”: appello già firmato da urbanisti, architetti, storici, giornalisti, archeologi. scienziati e intellettuali.

Fra i tanti Tomaso Montanari, Salvatore Settis già preside della Normale di Pisa, Gianni Barbacetto, l’urbanista Vezio De Lucia, Antonella Caroli presidente nazionale di Italia Nostra (con numerosi dirigenti dell’associazione) e il climatologo Luca Mercalli.

Delle novità e della manifestazione romana promossa dal comitato di Parma, da “Nuovo stadio a Pietralata, No grazie” e dal comitato di Milano che si oppone al nuovo San Siro (QUI IL VIDEO DELLA MANIFESTAZIONE, DA FACEBOOK) si è parlato stamani, domenica, in un incontro pubblico al circolo castelletto di piazza Zarotto.

Nel suo intervento Anna Kauber ho riepilogato le ragione del no al nuovo Tardini, “un’astronave” di cemento con effetti distruttivi sul tessuto urbanistico di un quartiere storico di Parma, sottolineando fra l’altro che 8 mila cittadini hanno firmato contro il progetto, nonostante la grancassa del Comune, degli industriali, dei partiti del rito parmigiano e la linea dei media locali, in particolare la Gazzetta, che per lo più hanno messo il silenziatore alle voci di opposizione.

E’ seguito l’annuncio della conferma dei vincoli imposti dalla Soprintendenza: una decisione datata 21 settembre, ma il Comune di Parma si è guardato bene dal comunicarne i contenuti alla cittadinanza. Il black out informativo, su una questione di eccezionale rilievo per la città ducale, è durato una settimana, sino a quando il Comitato Tardini Sostenibile non ha rivelato i contenuti del provvedimento.

L’amministrazione Guerra, peraltro, ha reagito in modo piccato alla manifestazione di Roma, minimizzando la portata dei vincoli e affermando che il progetto del nuovo Tardini è già approdato alla Conferenza dei servizi, e che comunque non prevede la manomissione dell’ingresso monumentale. Ma chi scommetteva su una marcia trionfale, dovrà rifare i calcoli. Anche perché al ministero guidato da Gennaro Sangiuliano la Legge stadi non piace per niente, etranto che lo stesso provvedimento di tutela del Tardini, non manga di rilevarne i profili di incostituzionalità.


IL COMITATO TARDINI SOSTENIBILE: “LO STATO HA PARLATO FORTE E CHIARO”

Nel decreto decisorio del 21 settembre il Ministero della Cultura conferma integralmente il vincolo di interesse culturale predisposto dalla Sovrintendenza di Parma sul Tardini, comprendente, oltre agli edifici d’ingresso, “gli spazi aperti retrostanti l’ingresso monumentale, id est [questi sono:] il viale ad oggi alberato ma presente sin dall’intento realizzativo dell’architetto Leoni come direttrice prevalente…” inclusi in quanto “… frutto di una scelta deliberata che risponde all’intento di preservare le proporzioni dei pieni e dei vuoti, gli unici ancora presenti e ad oggi immutati…” (cit.). In altre parole, su questi spazi ora liberi, non possono essere realizzati i fabbricati commerciali aggiuntivi fuori terra, non possono essere abbattuti i filari di tigli e non può essere realizzato il parcheggio interrato.

Nuovo stadio Tardini, rendering del progetto

Il progetto “definitivo”, depositato il 19 settembre dal Parma Calcio senza nemmeno aspettare il pronunciamento del Ministero sul loro ricorso del 22 giugno, non va bene, per questo ed altri numerosi aspetti. Il (non) progetto definitivo, infatti, tira dritto su tutto, è identico a prima e come il precedente non rispetta alcun indice e indicazione urbanistica e ambientale ma, addirittura, è più ingombrante e alto di svariati metri. E in più, fa tranquillamente polpette del bene di interesse culturale di Parma, come se non esistesse, prevedendo su quegli spazi che devono restare vuoti quello che, per legge, non può fare: costruire nuovi fabbricati, togliere gli alberi e scavarci sotto il parcheggio privato.

Evidentemente, Krause e tutti i suoi consiglieri pensano che il nostro Paese sia una sorta di Far West senza regole e controlli, e forse l’esperienza di Parma li ha definitivamente convinti che da noi tutto è possibile se hai i soldi e li metti nel grande business degli impianti sportivi. Krause ha fretta di mettere le mani sul quartiere Cittadella, con lo stadio trasformato nel proprio esclusivo salotto per affari e il calcio è il pretesto perfetto per un’operazione immobiliare che appare sempre più come il vero, evidente, obiettivo di Krause, in città così come a Collecchio.

Ma l’Istituzione statale ha tenuto e i funzionari e i consulenti del Ministero hanno demolito il tentativo di delegittimazione del vincolo, ritenendo infondate le ragioni giuridiche e inconsistente la (esile) valutazione critica dell’impianto architettonico e urbanistico delle preesistenze storiche del progetto dell’arch. Leoni.

I rappresentanti dello Stato, fedeli al proprio mandato istituzionale, hanno parlato in modo forte e chiaro. Ancora più assordante, perciò, risuona il silenzio dell’Amministrazione comunale, muta sulla vicenda da quattro mesi. Mentre invece, appena presentato a suon di fanfara il (non) progetto definitivo, il Sindaco Guerra ha ritenuto di lanciarsi sconsideratamente ad elogiarlo, definendolo “complesso, articolato e serio”. Ha taciuto sulla violazione del vincolo di tutela e, seguendo lo stile del Parma Calcio, non si è sentito in obbligo, verso la città e verso l’Istituzione statale, di aspettare la risposta del Ministero. Si è piuttosto attivato a indire subito la Conferenza di servizi decisoria, mosso evidentemente dalla stessa urgenza del patron del Parma Calcio.

Eppure, a una settimana dalla comunicazione ufficiale del decreto decisorio del MIC, ancora nulla trapela dalle stanze del Municipio. Il Sindaco Guerra e il Vice Sindaco e Assessore alla cultura Lavagetto non trovano – incredibilmente – ancora le parole, incapaci di prendere una posizione a fianco della città. Tutta l’informazione su questa vicenda e le azioni in difesa del patrimonio culturale della città sono sulle spalle di semplici cittadini, del Comitato Tardini Sostenibile e dell’associazione Italia Nostra.

Trasparenza, rispetto e correttezza verso la città avrebbero avuto bisogno di altri comportamenti. Parma merita di più, merita rappresentanti istituzionali capaci di salvaguardare i beni patrimoniali materiali e immateriali che le appartengono.

Noi, da parte nostra, non ci rassegniamo: l’assedio di un privato su quell’area storica di Parma va respinto. Chiediamo con forza agli amministratori di cambiare rotta e di condurre questa vicenda nell’esclusivo perseguimento del vero interesse pubblico, prendendosi cura dei nostri beni comuni culturali e ambientali unici, irrinunciabili e senza prezzo.

In caso contrario, questa Amministrazione si assumerebbe una responsabilità storica, infliggendo due ferite dolorosissime: una al cuore stesso della città, l’altra alla fiducia dei suoi cittadini”.


L’ APPELLO NAZIONALE “SCEGLIAMO LA COSTITUZIONE, NON LA SPECULAZIONE”, CONTRO LA LEGGE STADI: IL TESTO E I PRIMI FIRMATARI

“Tre realtà locali, tre importanti città italiane, tre progetti di nuovi stadi di calcio, una battaglia comune.

I Comitati cittadini di Milano, Parma e Roma hanno unito le forze per opporsi alla realizzazione di interventi edilizi, pure diversi tra loro, che, tuttavia, comporterebbero analoghi, incredibili, impatti in termini di consumo di suolo, carico urbanistico, emissioni inquinanti e climalteranti. E dietro i quali c’è un’unica legge, la cd. Legge Stadi (dalla legge di stabilità n° 147/2013, alla legge n° 96/2017, di conversione del D.L. n° 50/2017 fino al d.lgs. 28/02/2021 n. 38), per cui il rifacimento degli impianti sportivi è solo il pretesto per nuove speculazioni immobiliari. La situazione non è migliorata, anzi, è persino peggiorata con l’ultima modifica normativa, il d.lgs. n. 120 del 29 agosto 2023 che semplifica ulteriormente la procedura: spariscono la necessità di esporre alternative progettuali e il requisito di contiguità all’impianto delle aree destinate alla costruzione di nuovi immobili, “funzionali” all’impianto sportivo ma con diversa destinazione d’uso.

Le insidie, peraltro, comuni come il bene che si intende tutelare, non stanno solo nella sostanza, ma anche (necessariamente) nella forma dei procedimenti amministrativi con cui si intende dar corpo a questi progetti. Frequenti e defatiganti, infatti, sono i tentativi di impedire ai cittadini l’accesso alle informazioni relative ai progetti o ai titolari effettivi delle società proponenti. Così come elusa o banalizzata è la partecipazione civica ai relativi processi decisionali.

Il modello di urbanistica e governo del territorio posto in essere dalle Amministrazioni comunali in relazione alla questione stadi è, per tutte queste ragioni, lungi dall’essere espressione di una democrazia matura e presente alle esigenze del territorio. Per queste ragioni, i casi di Milano, Parma e Roma sono importanti ed esemplari. Non solo di per sé, ma perché rappresentano modalità di gestione del patrimonio artistico e del territorio italiano, pericolose quanto diffuse. Non si tratta di mere storie locali. C’è molto di più. E non possiamo farci distrarre, perdendo di vista la partita realmente in gioco e il contesto nazionale, ambientale, sociale ed economico, in cui ci muoviamo.

Forti anche del sostegno di esperti e intellettuali che condividono l’allarme lanciato dai cittadini e sono impegnati, su fronti diversi, per costruire un modello diverso e più sostenibile, dopo un primo incontro pubblico condiviso, i tre Comitati lanciano, dunque, una sfida, alta e ampia.Il primo obiettivo di questa mobilitazione riguarda il superamento della Legge stadi che, oggi ancor di più, si appalesa contraria all’utilità sociale e alla tutela dell’ambiente, di cui agli articoli 9, 17, 32, 41 e 42 della Costituzione, anche in relazione agli artt. 21 e 146 del Codice dei beni culturali e del paesaggio (d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42).

Ciò, in quanto:

  • sottrae alle Soprintendenze le loro funzioni essenziali in materia di tutela dei beni culturali e le sgancia dalla loro finalità istituzionale fondamentale, che è quella di garantire la compatibilità dei progetti con l’interesse pubblico protetto;
  • lo fa attraverso un breve inciso, in uno strumento normativo non organico e avente un oggetto diverso e altro, senza alcun coordinamento con le altre fonti normative in materia.

A tal fine, i Comitati di Milano, Parma e Roma lanciano un APPELLO FORTE E DIRETTO

• alla politica e a chi ricopre incarichi di governo, nazionale e locale, perché ascolti con attenzione chi vive i territori e si faccia realmente portatore delle istanze emerse, con urgenza e consapevolezza;

  • ai professionisti e ai docenti universitari, le cui competenze ed esperienze devono confrontarsi con la realtà delle nostre città e che non possono (più) esimersi dall’assumere le responsabilità connesse alle loro scelte;

• alla società civile e a tutti i cittadini, singoli e riuniti in Associazioni e Comitati, impegnati nella difesa del verde pubblico e dei beni comuni, affinchè trovino una via comune e concreta di resistenza;

•  ai giornalisti, perché queste storie abbiano finalmente vita e volti; 


•  agli intellettuali, la cui voce e le cui riflessioni tanto mancano al dibattito pubblico; 


•  a tutti, per sostenere e alimentare i ricorsi che si dovessero rendere necessari, per adire i Parlamento e le Autorità Europee, per avanzare interrogazioni e iniziative parlamentari.

(“Comitato ReferendumXSanSiro”, Milano; “Comitato Tardini Sostenibile”, Parma; “Comitato stadio Pietralata, No grazie”, Roma)


E’ possibile firmare l’appello su Change.org: “Scegliamo la Costituzione, non la speculazione: no alla legge stadi”

Hanno firmato:

Salvatore Settis, professore emerito Scuola Normale Superiore di Pisa

Tomaso Montanari, storico dell’arte e Rettore dell’Università per stranieri di Siena

Paolo Pileri, urbanista e professore ordinario Politecnico di Milano

Paolo Maddalena, costituzionalista e Presidente di Attuare la Costituzione

Paolo Berdini, urbanista

Luca Mercalli, Presidente Società Meteorologica Italiana e giornalista scientifico

Gianni Barbacetto, giornalista

Lucia Tozzi, giornalista

Antonella Caroli, Presidente nazionale Italia Nostra

Michele Campisi, Segretario generale nazionale Italia Nostra

Giovanni Losavio, già magistrato e presidente nazionale Italia Nostra

Anna Marina Foschi, architetto, Consigliere Nazionale Italia Nostra

Lidia Fersuoch, Consigliere nazionale Italia Nostra

Leonardo Rombai, geografo, già professore ordinario Unifi, presidente Italia Nostra Firenze

Enrico del Vescovo, Presidente di Italia Nostra Castelli Romani e Consigliere nazionale

Sergio Foà, professore ordinario di diritto amministrativo Università di Torino

Ugo Mattei, giurista e presidente di Generazioni Future

Luciano Belli Laura, architetto

Vezio De Lucia, architetto e urbanista

Piero Bevilacqua, storico, già professore ordinario Università Sapienza, Roma e presidente IMES;

Raniero Maggini, Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana

Gianni Del Pero, geologo, Presidente WWF Lombardia

Emilia Mele, coordinamento LIPU Lombardia

Barbara Meggetto presidente Legambiente Lombardia

Davide Ferraresi presidente Legambiente Emilia Romagna

Enzo Scandurra, già professore ordinario presso facoltà di ingegneria Università Sapienza, Roma

Giancarlo Consonni, professore emerito di Urbanistica, Politecnico di Milano

Graziella Tonon, già ordinario di Urbanistica, Politecnico di Milano

Rossano Pazzagli, storico Università del Molise

Emilio Battisti, architetto e professore di Composizione Architettonica al Politecnico di Milano

Felice Besostri, avvocato

Veronica Dini, avvocato ambientale

Roberta Bertolani, avvocato

Anna Maria Rivera, docente di etnologia e di antropologia sociale Università di Bari, saggista

Marco Bersani, economista, saggista, coordinatore nazionale di Attac Italia

Luca Beltrami Gadola, architetto e fondatore del settimanale di politica e cultura milanese ArcipelagoMilano

Gianfranco Laccone, agronomo, dirigente presso Ministero delle politiche agricole

Fabio Marcelli, dirigente Istituto di studi giuridici internazionali del CNR, saggista

Manlio Lilli, archeologo e giornalista

Michele Munafò, ingegnere per l’ambiente e il territorio, dottore in Tecnica urbanistica;

Checchino Antonini, giornalista, saggista

Laura Cima, ecofemminista, politica e scrittrice

Gabriella Taddeo, Presidente Vita Activa Nuova Editrice e co-fondatrice Casa Internazionale delle Donne di Trieste

Rosmary Pirotta, architetto e presidente della Casa Museo Pizzo Greco

Anna Maria Aimone, storica dell’Arte del Ministero della Cultura

Annalisa Bassi, avvocato amministrativista

Anna Guarducci, professore ordinario di Geografia, Università di Siena

Paolo Soraci, responsabile comunicazione PDE, editorialista di Millennium FQ
Dante Liano, scrittore, docente di Letteratura spagnola, Università Cattolica di Milano
Cesare Bermani, storico del Movimento operaio italiano

Massimo Bondioli, saggista, dirigente Associazione di volontariato sociale, Mantova
Paolo Barbaro, storico della fotografia, Università di Parma
Gian Giacomo Migone, già presidente della Commissione Esteri del Senato (1994-2001)

Vincenzo Vita, giornalista, già parlamentare, Presidente della Fondazione AAMOD, Roma

Raniero Maggini, Presidente del WWF Roma e Area Metropolitana

Raul Mordenti, già prof. ordinario Facoltà Lettere e Filosofia Università Tor Vergata, Roma

Carlo Cellamare, docente di Urbanistica Facoltà di Ingegneria civile Università Sapienza, Roma

Michela Becchis, storica e critica d’arte, docente all’Università dell’Aquila e Chieti

Filippo Tantillo, ricercatore Istituto Analisi delle Politiche pubbliche e saggista

Pietro Clemente, antropologo culturale, già professore ordinario Unisi, Sapienza Roma, Unifi

Luciano Serchia, già Soprintendente per i beni architettonici e paesaggistici per le province di Parma e Piacenza

Giuseppe Barbera, professore ordinario Università di Palermo, membro del Consiglio scientifico dell’ “Osservatorio nazionale del paesaggio rurale” MiPAAF

Paolo Migone, medico psichiatra

Saverio Russo, storico, professore ordinario Università di Foggia

Giovanni Bertora, avvocato

Salvatore Adorno, storico, professore ordinario Università di Catania

Rossella Marchini, architetta, redattrice di Dinamo Press

Renzo Penna, Presidente dell’Associazione “Labour Riccardo Lombardi”

Mario Agostinelli, Presidente dell’Associazione “Laudato si’, un’Alleanza per il clima, la cura della Terra, la giustizia sociale”

Piero Rovigatti, Professore Associato di Urbanistica presso l’Università di Chieti-Pescara

Rino Genovese, filosofo e saggista, Presidente della Fondazione per la Critica Sociale

Michele Zampilli, architetto, professore di Restauro Università Roma Tre

Francesca Geremia, architetta, professore associato Architettura Università Roma Tre

Michela Arricale, avvocato, copresidente Centro di ricerca per la democrazia

Pinuccia Montanari, docente diritto ambientale, coordinatrice Forum sociale per democrazia ecologica

Carmine Amoroso, regista e sceneggiatore

Massimo Dapporto, attore

Guido Liguori, docente storia del pensiero politico università della Calabria, presidente Gramsci Society

Fabiomassimo Lozzi, regista 

Silvia Scola, regista, scrittrice e sceneggiatrice

Francesca Fornario, giornalista e autrice satirica

Marco Dentici, scenografo

Angelo D’Orsi, già ordinario di Storia del pensiero politico Università di Torino

Giovanni Greco, scrittore, autore e regista teatrale

Vauro Senesi, vignettista, scrittore e opinionista

Vittorio Agnoletto, medico, professore a contratto Università degli Studi di Milano

Benedetta Buccellato, attrice e autrice teatrale

Giuseppe Gaudino, regista

Beppe Giulietti, coordinatore nazionale Articolo 21

Maria Lenti, scrittrice, poetessa, saggista e giornalista

Isabella Sandri, regista

Corrado Morgia, scrittore e saggista

Stefania Tuzi, docente Storia dell’Architettura Contemporanea Università La Sapienza, Roma

Alberto Olivetti, professore ordinario di Estetica, Università di Siena

Patrizio Roversi, giornalista

Fabio Alberti, già presidente di “Un ponte per…”

Elisabetta Portoghese, architetta e paesaggista

Fabrizio Scrivano, professore di letteratura italiana, Università di Perugia

Silvia Scipioni, videomaker e documentarista

Francesco Careri, architetto, Professore Associato Architettura Università di Roma Tre

Serena Olcuire, architetta urbanista – DICEA Università “La Sapienza”, Roma

Luisa Morgantini, fondatrice rete internazionale Donne in nero, presidente AssoPacePalestina

Lelio La Porta, filosofo e scrittore

Vito Scalisi, presidente di Arci Roma

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2 risposte a “Sì alla Costituzione, no alla speculazione”
Parma: il ministero conferma i vincoli sul Tardini
Esulta il comitato, la giunta Guerra mastica amaro
Appello nazionale contro la Legge stadi: il testo e i firmatari

  1. precisino Rispondi

    02/10/2023 alle 11:54

    Al di là del merito della singola vicenda, se diamo ascolto a certa gente, non dovremmo mai più modificare, né tanto meno edificare nulla. Questo è evidentemente illogico e impossibile.
    Sul caso specifico, da reggiano, se i bagoloni non si fanno lo stadio nuovo, godo come un riccio.

    • SIlvio Rispondi

      04/10/2023 alle 14:09

      Gia perchè voi a reggio emilia ce lo avete lo stadio…. si del Sassuolo! Siete ospiti!

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