27/9/2023 – Strage di Bologna, ergastolo confermato oggi per l’ex Nar Gilberto Cavallini. E’ la sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Bologna, letta in aula dopo sette ore di camera di Consiglio in merito all’eccidio del 2 agosto 1980 alla stazione di Bologna: i morti furono 86, di cui una ignota e una – Maria Fresu – di cui i resti sono misteriosamente scomparsi. I feriti furono 200.
Gilberto Cavallini, 71 anni, era stato condannato in primo grado nel gennaio del 2020 al carcere a vita come coautore insieme a Mambro, Fioravanti e Ciavardini, pena che la Procura generale aveva chiesto di confermare in appello. In passato è stato condannato per diversi omicidi, tra cui quello del giudice Mario Amato, freddato alle spalle il 23 giugno 1980. Ha accumulato otto ergastoli, quello di oggi è il nono.
L’imputato non era presente in aula alla lettura della sentenza.
”Considero Cavallini il colpevole scontato di un processo politico a senso unico e quella di oggi è stata una sentenza scontata’ – ha detto all’Adnkronos Alessandro Pellegrini, già difensore insieme all’avvocato Gabriele Bordoni dell’ex Nar, condannato all’ergastolo anche in appello.
“Dalla lettura del dispositivo è stato accolto l’appello della Procura della Repubblica che aveva impugnato la sentenza nella parte in cui aveva derubricato la strage da politica a comune, quindi con questa sentenza ritorna l’imputazione originaria che era quella di strage politica e la conferma sulla responsabilità dell’imputato”, lo ha detto il sostituto procuratore generale di Bologna, Nicola Proto, che aveva chiesto la conferma del carcere a vita.
La sentenza dunque dovrebbe bocciare l’ipotesi di un attentato dei Nar di matrice spontaneista, a conferma del capovolgimento del teorema della magistratura felsinea già emerso nella sentenza Cavallini, con la riduzione degli ex Nar da organizzatori e pianificatori dell’attentato, a semplici esecutori.
Nel processo aveva chiesto di essere ascoltato anche Paolo Bellini, a proposito del suo coinvolgimento in un gruppo che faceva riferimento a Flaminio Piccoli e Francesco Cossiga, come rivelato nell’intervista fiume pubblicata da Reggio Report, gruppo incaricato di sventare le concrete minacce palestinesi di ritorsioni per l’arresto e la detenzione di Abu Anzeh Saleh, referente Fplp in Italia, e il sequestro dei missili Strela a Ortona.
La Corte d’assise d’appello ha tuttavia rigettato la richiesta di testimonianza di Bellini, dichiarandola “superflua”, su conforme richiesta di una Procura generale che rifugge come la peste ogni riferimento alla pista palestinese nella strage di Bologna, l’unico vero movente corroborato da indizi concreti (come i fonogrammi del colonnello Giovannone da Beirut) rispetto alle narrazioni giornalistiche e politiche che sono invece diventate a Bologna “verità” giudiziaria.
Così come la Corte aveva respinto la richiesta di una superperizia sui resti ritrovati nella tomba di Maria Fresu a Montespertoli, mettendo così il sigillo su un mistero che se svelato, avrebbe portato molto lontano, evidentemente troppo lontano, e per questo costringendo i difensori di Cavallini a gettare la toga e uscire dal processo.
Non a caso l’ex deputato Pd Paolo Bolognesi ha esultato per una sentenza definita “molto importante perché elimina completamente la pista palestinese“. A conferma, ancora una volta, che la lingua batte dove il dente duole.
Gianni Paderni
27/09/2023 alle 20:26
Probabilmente la vera bufala é proprio la pista palestinese.
bru
28/09/2023 alle 18:06
La pista palestinese non è una bufala ma una ipotesi a cui può anche non credersi, ma a cui credettero sicuramente (senza poterlo ammettere per ovvie ragioni) il Presidente del Consiglio all’epoca dei fatti – Cossiga – i vertici dei servizi segreti e molto probabilmente quelli della procura di Bologna (Sisti e Gentile).
Ed infatti:
1) Cossiga si affrettò a dichiarare la responsabilità fascista quando ancora non c’era lo straccio di un elemento in proposito.
2) Il Sismi si affrettò a proporre piste che coltivavano la matrice fascista o, in alternativa, quella cristiano maronita (avversari dei palestinesi)
3) La procura di Bologna, prima con Ugo Sisti, che cerca da subito contatti con chi (il padre di Paolo Bellini) sapeva dei contatti del figlio con Thomas Kram per prevenire attentati, poi con Aldo Gentile che si affretta a neutralizzare le indagini della Digos sulla presenza di Thomas Kram a Bologna il due agosto.
Alla pista fascista dei NAR non credeva nessuno, tanto è vero che malgrado la prova regina fosse nota dal 1981 (le dichiarazioni di Sparti) l’accusa formalizzata soltanto sette anni dopo, quando forse, le esigenze politiche lo consentivano.