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Supertruffa mascherine Covid
Arrestati gli imprenditori Lorenzo Scarfone e Paolo Paris
Accusa di corruzione per due dirigenti Ausl

5/7/2023 – Arrestati dalla Guardia di Finanza e posti ai domiciliari gli imprenditori Lorenzo Scarfone, residente nel reggiano e il trentino Paolo Paris, nell’ambito dell’inchiesta The Mask condotta dalla sostituto procuratore di Reggio Emilia Marco Marano su un appalto da 5,6 milioni di euro per la fornitura di mascherine affidato in forma diretta dal’Ausl reggiana, durante la pandemia Covid nel marzo 2020.

I provvedimenti sono stati eseguiti dalle Fiamme Gialle dopo il rigetto da parte della Cassazione dei ricorsi presentati dai due indagati contro le misure cautelari richieste dalla Procura. Gli
indagati, per i giudici, “hanno mostrato spregiudicatezza nell’approfittare di una drammatica emergenza sanitaria per lucrare in un delicato settore di affari relativo alla salute pubblica, trovando sponde interne all’ente pubblico, e senza timori per la salute di quanti avrebbero potuto indossare le mascherine”.

I dispositivi – oltre due milioni di mascherine di tipo Ffp2 – sono tutt’oggi sotto sequestro così come 300 mila euro di presunti profitti illeciti.

Il deposito delle mascherine sotto sequestro


I due imprenditori sono accusati di truffa aggravata all’Ausl reggiaana e ai danni dello Stato, nonché di frode nelle pubbliche forniture (secondo le accuse avrebbero falsificato le etichette Ce da applicare sulle scatole di mascherine importate dalla Cina). A tali ipotesi di reato si aggiunge l’accusa di autoriciclaggio per il presunto profitto illecito delle mascherine importate, reimpiegato con operazioni bancarie per ulteriori acquisti di altri dispositivi medicali. Contestualmente all’avviso di chiusura delle indagini, ai due imprenditori è stato inoltre notificato il divieto temporaneo per un anno di contrattare con la pubblica amministrazione.
Oltre a loro, quattro persone risultano indagate per corruzione, emissione e utilizzo di fatture inesistenti: si tratta dell’ex risk manager dell’Ausl Pietro Ragni (ora in pensione), Giovanni Morini (ingegnere, responsabile servizio prevenzione e protezione della stessa azienda sanitaria) e due intermediari,
un imprenditore francese e uno spagnolo attivi nel commercio di dispositivi medici.

L’ingegnere in particolare è accusato di aver volontariamente omesso i controlli tecnici di specifica
competenza sulla genuinità dei prodotti e dei documenti accompagnatori, “dando così copertura tecnica all’inidoneo materiale, acquistato dall’Ausl grazie a un rapporto corruttivo che i due imprenditori avevano instaurato a monte il dirigente medico Ragni, col quale erano d’accordo per iniziare un business societario in tema di vaccini e consulenze anticovid”. La Procura ha notificato a tutti e sei l’avviso di fine indagini preliminari e chiederà il rinvio a giudizio.

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