DI GIANLUCA TORTORA *
26/7/2023 – Nel processo che si sta celebrando ad esponenti di spicco del Comune di Reggio Emilia, per reati che vanno dal falso in atto pubblico, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione, sarebbe emerso anche dalle dichiarazioni dei testimoni dell’accusa sentiti in udienza (investigatori che hanno condotto le indagini), l’esistenza di un “sistema“ nella gestione degli appalti dell’Amministrazione.
Di più: da qualche giorno è tornata l’attenzione sul concetto di un sistema di potere, e in questa circostanza l’interlocutore della sinistra reggiana non è un soggetto qualunque, bensì la ndrangheta.
Così si afferma infatti nella sentenza di primo grado del processo Grimilde alla cosca Grande Aracri, pronunciata nel dicembre 2022 dal Tribunale di Reggio Emilia.
Nelle motivazioni vengono riportati passaggi di alcune conversazioni intercettate, da cui emerge lo strettissimo rapporto tra esponenti della cosca ed esponenti del PD: una situazione definita “allarmante” dal Collegio giudicante per la “capacità degli esponenti della cosca Grande Aracri di strumentalizzare i buoni rapporti con l’amministrazione brescellese”.
Ma quello che dovrebbe veramente scuotere il sistema di potere reggiano e consentire di aprire legittimamente un dibattito pubblico è contenuto nelle pagine della sentenza in cui viene affermato come fosse ben consolidato il rapporto con la criminalità organizzata calabrese (da qui il sistema di potere).
Si tratta delle affermazioni del fratello del boss Nicolino Grande Aracri, Francesco, il quale non solo riconosce di aver sostenuto la sinistra perché unica forza di potere in grado sul territorio sia regionale che provinciale “…per poterci consentire di lavorare”, ma ancor più allorquando rievoca il rapporto con il sistema cooperativo, “quando facevamo il suo gioco; oggi dicono che non ci conoscono, quando in realtà i lavori che abbiamo fatto noi sono conto terzi, lotti piccoli. Le cooperative hanno fatto i mega lavori”.
Ecco che ritorna il riferimento sempre ad un sistema, quello “cooperativo”, che però riporta prepotentemente alla ribalta quanto accadeva negli anni 2000, quando ricordo esplodevano le partite IVA individuali nel tessuto economico reggiano, per soddisfare la richiesta di manodopera per il sistema dei subappalti delle cooperative, oggi saltate, quasi interamente riconducibili a soggetti cutresi, gli stessi a cui il fratello del boss fa riferimento nella conversazione intercettata.
Una politica locale o sistema di potere della sinistra dunque che per decenni, come alcuni hanno sostenuto o teorizzato pagandone le conseguenze, oggi si presenta per quella che come nella sentenza affermato, ha convissuto e fatto affari con la criminalità organizzata della potente cosca Grandi Aracri. Non dunque un’infiltrazione della criminalità nel tessuto reggiano, quanto un vero accordo tra politica e criminalità.
La presenza del Procuratore Mescolini che la politica reggiana tanto aveva caldeggiato a Palamara, allora, questi scomodi filoni doveva preoccuparsi di scongiurarli rispetto al riproporsi nel processo Aemilia?
Ma se la classe politica reggiana e le associazioni ad essa vicine hanno taciuto e promosso giornate ed incontri antimafia a go go nel corso degli anni, mentre chi amministrava la Cosa Pubblica si incontrava con i vertici della cosca per spartirsi appalti e lavori, come li definisce Francesco Grande Aracri nelle conversazioni intercettate, a chi dovrebbe essere servito oggi il conto? Forse agli innocenti Pagliani e Bernini usciti assolti dopo anni dal processo, o a qualcun altro ancora a piede libero?
Erano Pagliani e Bernini ad affidare i lavori del sistema cooperativo o gli appalti in Comune a Reggio o a Brescello? E sarebbero loro i responsabili del fallimento dei colossi del sistema cooperativo come Unieco e Coopsette?
Forse si riferiva a questi filoni l’ex pm Roberto Pennisi nella sua richiesta di un processo stralcio su ndrangheta e politica a Reggio Emilia,e nelle sue puntuali affermazioni (espresse in una relazione del 2021) poi un po’ rivisitate? Perché è sempre stato così temerario fare i nomi di coloro che nel corso di questi ultimi vent’anni si sono avvicendati nella gestione della Cosa Pubblica a Reggio e provincia nelle fila della sinistra?
Allora siamo realmente in un sistema di potere di cui aver paura.
Perché nessun esponente politico della potentissima amministrazione reggiana batte un colpo a riguardo? Sono scossi o ritengono che la sentenza abbia dipinto il quadro di un’altra realtà che non li sfiora?
Certo, la cacciata del Procuratore Mescolini assicura oggi minori riguardi sul fronte giudiziario al sistema di potere, dal momento che il Procuratore Paci, conoscitore della ndrangheta per averla contrastata nel reggino a lungo, offre prospettive di ritorno alla normalità, essendo conosciuto come un professionista serio ed imparziale.
La coscienza collettiva è ancora incredula, ma se altre inevitabili situazioni dovessero emergere dal processo in corso per l’appalto assegnato dal Comune di Reggio Emilia sempre ad una cooperativa (Panta Rei), non si potrà più far finta di nulla.
(*FRATELLI D’ITALIA)
Ivaldo Casali
26/07/2023 alle 20:56
Nel condividere questo articolo “un sistema reggiano impunito e pericoloso”, mi permetto di riportare queste considerazioni per cercare di scuotere il sistema di potere reggiano.
Relativamente alla lotta alla criminalità organizzata e alla mafia il Dr. Gaetano Paci (Procuratore della Repubblica di Reggio), nel dibattito organizzato da Unimore nel marzo 2023, si era “rivolto ai partiti, che sono la prima forma di associazione sul territorio e hanno le loro sentinelle per capire se qualcosa non va: devono denunciare”. Su tale tema il Gen. Ivano Maccani (Comandante regionale della Guardia di Finanza), ha sottolineato come spesso anche la ‘ndrangheta si rifornisca di denaro per i traffici di droga della criminalità cinese e dalla contraffazione – ha illustrato un nuovo progetto, che va in questa direzione: “Stiamo creando canali di comunicazione per fare emergere le situazioni d’ombra”. Poi ha citato l’esempio di Matteo Gozzoli, Sindaco di Cesenatico, che ha denunciato nei mesi scorsi alle Fiamme Gialle e alla Direzione distrettuale antimafia passaggi di proprietà poco chiari nella sua città: le indagini successive hanno portato a 23 misure cautelari. Ora lo chiamano il Sindaco eroe. “Per questo stiamo cercando di creare sportelli sul territorio, con le associazioni di categoria, che possano raccogliere ogni segnalazione a partire dal basso”.
Nell’intervista al Carlino del 2 giugno scorso, il Procuratore Paci è ritornato sul tema affermando tra l’altro che: …. “Fino a che ci sarà la convinzione degli imprenditori che avere rapporti con questa parte del sistema illegale è conveniente non ne usciremo fuori. Occorre che sia la stessa imprenditoria che prenda atto che non può esserci convenienza a operare con la mafia, anche quando in apparenza c’è fittizia opportunità di lucro. Poi in realtà si perde tutto”.
A mio modesto parere, va posta attenzione, da parte dell’Autorità competente, anche alle Amministrazioni comunali, nella Provincia di Reggio nessun Sindaco, a partire dal Comune capoluogo, ha seguito l’esempio lodevole del Sindaco di Cesenatico …
Atteso che, la stampa locale quotidianamente riporta notizie degne di approfondimenti, auspico che finalmente prevalga la doverosa azione imparziale della giustizia, che a Reggio è mancata.
Recentemente anche il Capo dello Stato, Sergio Mattarella, ebbe a dire ai Magistrati tirocinanti: “Siate irreprensibili e niente personalismi”. Con il seguente avvertimento: “L’imparzialità va tutelata anche attraverso l’irreprensibilità e la riservatezza dei comportamenti individuali, così da evitare il rischio di apparire di parte. Coltivate il dubbio anche sulle vostre iniziali certezze”.
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Gege'
26/07/2023 alle 20:57
Buonasera: io penso che di fianco a questi sistemi di democrazia occulta, di comunicazione che incute TIMORE, ( ma fa parte del loro mestiere,e chi non vuole non legga o assista a programmi audiovisivi), di eventi reali, accaduti, ci siano anche persone, per carita’ non perfette, ma gente che si e’ organizzata per un proprio business, con impegno e buon profitto. In tal senso, spesso la gente non legge, non segue, ma si crea il Suo filone, si batte la Sua strada, si SBATTE,incentiva, sponsorizza la propria idea, custodisce i Suoi segreti, la propria autonomia, il proprio modo di essere, staccati da influenze negative, da mode che non creano concretizzazioni. Se per essere concreti occorre leggere sempre tutto di tutti, non mi pare sia la strada giusta. Pur agitando questi argomenti, occorre capire che senza economia non si va da alcuna parte e quel sistema descritto ne e’ la conferma. Io ritengo che queste parole che descrivono, danno un senso, ma non tutti poi hanno in nota l’evoluzione del problema, che deve essere affrontati a livello istituzionale. Altri argomenti, di tipo economico, di cui penso si debba dare risalto, come insegnamento di modelli di sviluppo efficaci e lontano da determinate egemonie o che vogliono che divengano. Un caro saluto.
Liofilizzati
27/07/2023 alle 08:11
Intanto però lorsignori continuano a dare dei mafiosi agli altri fingendosi intonsi.
Solita zuppa.
precisino
27/07/2023 alle 17:58
Nell’articolo si mischiano due vicende molto differenti, facendo sembrare che si tratti della stessa cosa.
Casualmente l’estensore è un politico di Fratelli d’Italia.
Questa cosa, se fossi uno degli imputati del processo degli appalti di Reggio, mi darebbe molto fastidio.
Ammesso e non concesso che vengano provati dei reati in quel processo, si tratta di cose che non hanno nulla a che vedere con la questione dei processi di ‘ndrangheta.