23/7/2023 – “Vi diamo il voto, iniziamo il lavoro“. Forte di questo inossidabile principio di scambio elettorale tra politica e poteri illegali, la ndrangheta cutrese ha sostenuto apertamente, per lunghi anni, la sinistra reggiana. In quale misura abbia influito nell’elezione dei sindaci è tuttora oggetto di analisi e dibattiti (non però a Brescello, dove è dimostrato che la cosca aveva in mano il Comune) ma certo l’influenza fuori legge non è mai stata messa in discussione, salvo che dal sistema di potere arzan, maestro nel passare impunemente da artefice della penetrazione ndranghetista a protagonista dell’antimafia.
Una conferma lampante, persino clamorosa nella sua semplicità, arriva da un telefonata di Francesco Grande Aracri – fratello del boss Nicolino e sua volta boss a Brescello e dintorni – intercettata il 14 luglio 2017 dagli inquirenti del processo Grimilde. In quel periodo la metastasi di Aemilia era già venuta alla luce.
La telefonata viene citata nelle 1.200 pagine di motivazioni della sentenza (emessa nel dicembre 2022) del processo Grimilde con rito ordinario, con sedici imputati, tra cui Francesco Grande Aracri, 62 anni, condannato a 19 anni e 6 mesi, e su figlio Paolo condannato a 12 anni e 2 mesi.
Brescello: Francesco Grande Aracri parla con l’allora sindaco Marcello Coffrini
A rivelare il ¢ontenuto dell’intercettazione è l’edizione reggiana del Resto del Carlino, in un articolo di Alessandra Codeluppi.
Nella telefonata – scrivono i giudici – «è l’imputato a confermare che l’appoggio ad alcuni politici era reale». In essa Grande Aracri analizza le dinamiche politiche di Reggio, «dove a suo dire i cutresi avevano appoggiato la sinistra».
Dice Francesco a un intelocutore: “Per carità, è con l’aiuto della sinistra che a Reggio ha funzionato, così l’Emilia-Romagna è tutta a sinistra“.
L’interlocutore risponde: “Ma una volta era sinistra, adesso non c’è più niente”.
E Grande Aracri: “No, no, no, compare, tiene una potenza che manco i cani… Eh sì perché, parliamo seriamente, tutti noi cutresi, no, siamo stati a fianco alla politica a sinistra, perché… facevamo il suo gioco. Almeno ci danno il lavoro. Vi diamo il voto, iniziamo il lavoro“.
E invece… “invece alla fine oggi non ci conoscono più – aggiunge il fratello di Nicolino –. Anzi chi ha avuto contatti con la politica cerca di nascondersi. Dicono che non ci conoscono, è una cosa incredibile… Poi i lavori che abbiamo fatto noi sapete cosa sono, conto terzi, lotti piccoli. Le cooperative hanno fatto i mega lavori. E mo’ ci stanno accusando che mettono sul giornale, è uscito un’altra volta l’articolo che noi cutresi abbiamo cementato Reggio. Che vergogna, compa’…”.
Poche parole che da sole sintetizzano una storia di decenni, e spiegano come è sia avvenuta, e con quali facilitazioni la penetrazione della ndrangheta nelle istituzioni reggiani.
Alla luce di questa intercettazione, nota dal 2017 agli inquirenti (e non siamo lontani dal vero ipotizzando che ne esistano altre), viene da chiedersi perché, in base a quali considerazioni e in virtù di quale moral suasion la Direzione distrettuale antimafia non abbia voluto aprire il rovente capitolo di Aemilia sui rapporti fra ndrangheta e politica: quello che l’ex pm Roberto Pennisi aveva chiesto, documenti alla mano, ma col solo risultato di venire rispedito alla Dna di Roma. Appare sempre più evidente che la persecuzione di due esponenti del centro destra, Pagliani e Bernini pienamente assolti dopo solo anni, è stata utilizzata, consapevolmente o meno, per coprire le responsabilità vere della sinistra di governo a Reggio e in Emilia.
Nelle motivazioni di “Grimilde” il Collegio giudicante (presidente Antonella Bove, a latere Silvia Guareschi e Matteo Gambarati) sottolinea fra l’altro come sia emerso “in modo univoco che Francesco Grande Aracri, dal 2004 in poi, ha continuato ad aderire all’associazione di ‘ndrangheta emiliana, attraverso la messa a disposizione delle sue società, la cogestione di affari economici e la tutela del patrimonio della cosca”, fatto “che si evince da innumerevoli elementi di prova”.
E se il boss di Brescello aveva deciso per sè un ruolo dietro le quinte dopo il processo Edilpiovra, ma pur sempre all’interno del potente clan ndranghetista della costa ionica, con qauella sua potentissima propaggine diventata autonoma nel reggiano, la Corte definisce “allarmante” la capacità dello stesso Francesco Grande Aracri “di strumentalizzare i buoni rapporti con l’amministrazione brescellese, in particolare con Ermes e Marcello Coffrini (padre e figlio, ex sindaci del paese di Don Camillo, ndr) per ottenere modifiche del piano regolatore di cui hanno certamente beneficiato le imprese del gruppo di ‘ndrangheta in Emilia”. Di più: “Che la cosca avesse avuto il supporto dell’amministrazione lo si deduce dall’ equivoca manifestazione in piazza Contro tutte le mafie con Marcello Coffrini”. Di recente è emerso che gli ex sindaci di Brescello Giuseppe Vezzani e, appunto, Marcello Coffrini, sono indagati per concorso esterno in associazione mafiosa.
(PIERLUIGI GHIGGINI)
Diamanti che crescono
23/07/2023 alle 20:41
Sempre molto completo nell’esposizione, articolo ricco di elementi, descrizione semplice e chiara.
Complimenti Direttore: la classe non e’ acqua.
Umberto Gianferrari
23/07/2023 alle 21:05
Hei Direttore, ci vada piano ! Qui a Peggio, ad un giornalismo di cotanta caratura, mica ci siamo abituati !
Far Est
24/07/2023 alle 10:57
Giusto Signor Umberto 😉
A Peggio sono abituati e abilitati.. al peggio!
Gianluca Nicolini - Cordinatore provinciale FI Reggio Emilia
23/07/2023 alle 21:24
Grande pezzo Ghiggio. Sempre l’unica voce che chiede un po’ di verità in un deserto valiriale popolato solo d’ipocrisia e perbenismo.
Gianluca Nicolini - Cordinatore provinciale FI Reggio Emilia
23/07/2023 alle 21:24
Grande pezzo Ghiggio. Sempre l’unica voce che chiede un po’ di verità in un deserto valoriale popolato solo d’ipocrisia e perbenismo.
Sauro Fontanesi
23/07/2023 alle 21:45
Ora vediamo quanti amministratori del PD verranno indagati. La speranza che ciò accada è l ultima a morire. Una semplice domanda alla quale chi è in grado risponda: queste intercettazioni da quanto tempo sono a disposizione della Autorità Giudiziaria e come mai se ne parla solo ora? Spero non si verifichi quanto già accaduto in un passato recente. La magistratura corretta ed indipendente esiste e sicuramente starà già operando .
Segretario Fiamma Tricolore Reggio Emilia e provincia
Sauro Fontanesi
Paolo Cagnan
23/07/2023 alle 22:33
Eh già. Ma noi c’eravamo, giusto?
https://www.gazzettadireggio.it/reggio/cronaca/2015/03/14/news/le-mani-sulla-citta-cosi-la-ndrangheta-ha-cementificato-reggio-emilia-1.11044951#:~:text=Negli%20anni%20d'oro%20del,assottigliano%2C%20la%20campagna%20viene%20cementificata.
https://cagnan-gazzettadireggio.blogautore.repubblica.it/2015/02/01/cosche-e-coop-il-teorema-sullabbraccio-mortale/
Maria
23/07/2023 alle 23:35
Tenere sempre il coltello dalla parte del manico: specialità di chi da sempre ha amministrato il nostro territorio, cadendo in piedi, facendo carte false, ribaltando le accuse a loro carico: i finti ciechi, i finti sordi, i finti tonti…che ” non avevano contezza”. E poi la malafede di chi continua a pensare che nei comuni attigui a Brescello siano tutti stati vaccinati in tripla dose…La Resistenza a questo punto non c’ entra, cari smemorati lasciate che a rivestirsene siano i puri di cuore, non utilizzatela come il rifugio peccatorum per le vostre speculazioni. Che la mafia si accordi con chi detiene il potere lo hanno capito anche i sassi. Equilibri dunque che variano da regione a regione, dunque impossibile fare di tutta un’ erba un fascio. L’ Italia è frantumata in feudi politici, dove le mafie più o meno spavaldamente ottengono quello che vogliono. Ogni feudo ha i suoi magistrati, le sue banche, i suoi consulenti di parte, i suoi avvocati e i suoi giudici. Non c’ è speranza. La faziosità in cui siamo cresciuti tutti, ci ha spinto a non mettere mai in discussione il partito a cui abbiamo risposto tutta la nostra fiducia. È molto più facile fare parte di un gruppo di pecoroni, abdicando ad ogni responsabilità morale, piuttosto che denunciarne gli illeciti.
Eco
24/07/2023 alle 09:58
Ineccepibile.
Bombastic
24/07/2023 alle 07:50
Il coraggio di un bravissimo giornalista contro il paraculismo e la mente corrotta alla radice di una città venduta (per soldi e basta) alla mafia delle peggiori che esistono.
Una città andata in merda totale grazie ai reggianotti arricchiti – avidi,ignoranti e irrispettosi della loro cultura e del loro territorio.
Giallo sera
24/07/2023 alle 21:33
Sogno sempre la liberta’ di girare in bici come ai 14 anni, di fermarmi alla fontana, di ascoltare la musica in cuffia, di odorare gli alberi a Maggio in Viale Umberto I, di giocare al Pacman al bar, sogno i baracconi in piazza, i negozi e il vecchio mercato coperto raffazzonato, ma profumato di femmine che erano soddisfatte a lavorare in quell’ angolo, sempre abbronzate dal Marabu’ e con enormi zirconi alle dita. Sogno la pizzeria sotto l’ Isolato San Rocco, il Teatro Ariosto sempre in ristrutturazione, gli hot dog della birreria ai Giardini, una passeggiata alle boutique del centro senza chiedersi cosa guadagnassero, e perche’ non sceglievano commesse piu’ brutte, Sogno poco, ma sono le mie radici bruciate da chi ha sempre amministrato non mettendoci mai il cuore, sempre intriso di ipocrisia.
Photograf and Memories
25/07/2023 alle 07:54
Oggi se fai una ‘vasca’ in Via Emilia poi devi chiamare l’Espurgo.
Bella foto della Reggio che fu 😉
Fausto Poli
25/07/2023 alle 21:02
Grazie per il complimento! Ribadisco sempre il mio concetto: i distretti economici a stretto raggio saranno sempre il modo migliore per vivere. I mega centri commerciali, Vi siete mai chiesti come fanno a stare in piedi ? Seriamente nemmeno io lo so. Colgo l’ occasione per complimentarmi col Direttore, Sig. Ghiggini, che si e’ creato una posizione importante nel reggiano, anche se proveniente dalle zone piu’ belle al Mondo, quelle Liguri.
Matteo
24/07/2023 alle 22:12
Paolo Cagnan bravo giornalista, la Gazzetta era un buon giornale, ora non saprei dire..
Liliana Dazzi
29/07/2023 alle 11:32
Stupendo articolo, che dimostra, alla perfezione,quanto l’Emilia sia invischiata nella spirale mafiosa e quanto i giovani onesti siano stati obbligati a lasciare il “Bel Paese”. .Mi auguro con tutto il cuore, che gl’italiani riflettano e capiscano che il voto può dare un contributo al cambiamento.