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Arresto Bellini, ricorso al Riesame
L’avvocato Capitella: “Molte forzature nell’ordinanza”
Paradisi: perché l’arresto “cade a fagiolo”

30/6/2023 – Gli avvocati Antonio Capitella e Manfredo Fiormonti hanno presentato ricorso al Tribunale del Riesame di Bologna per l’annullamento della custodia cautelare in carcere di Paolo Bellini, ordinanza dalla Corte d’Assise d’Appello il 23 giugno, su richiesta della Procura generale del 14 giugno, ed eseguita col trasferimento al carcere di Spoleto.

L’avvocato Capitella, raggiunto da Reggio Report, afferma che “dalla lettura dell’ordinanza si possono rilevare molte forzature. Tra dieci, dodici giorni saremo a discutere a Bologna, e vedremo. Le forzature sono indiscutibili, nel caso procederemo in Cassazione”.

L’avvocato Capitella al processo di Bologna

Le motivazioni delle richiesta al Riesame saranno depositate nelle prossime ore.

Si può arguire che le forzature derivino o dalla lettura delle intercettazioni eseguite nell’abitazione di Bellini, e trasmesse alla Dda di Bologna dalle direzione distrettuali di Firenze e Caltanissetta; oppure, a cascata, dalle motivazioni della sentenza-fiume del processo di primo grado nel quale Bellini è stato condannato all’ergastolo, dopo solo tre ore di camera di consiglio, come co-autore materiale della strage alla stazione di Bologna del 2 agosto 1980.

L’ex primula nera reggiana, sino a ieri ai domiciliari, è stato arrestato per le presunte minacce nei confronti della ex moglie Maurizia Bonini, che con la sua testimonianza lo ha fatto condannare, e e verso il figlio del presidente del Collegio giudicante Francesco Maria Caruso (già presidente del tribunale di Reggio Emilia, del processo Aemilia e ora in pensione). Minacce che i magistrati hanno ritenuto di cogliere nei dialoghi e negli sfoghi intercettati nell’abitazione di Bellini a Palestrina.

Una di queste “forzature” potrebbe riguardare come Bellini ha appreso del figlio del presidente Caruso, diplomatico in carriera promosso nel 2022 Console generale a Porto Alegre in Brasile. Per i magistrati Bellini poteva aver ricevuto quella notizia solo da reti informative attivate in Brasile. In realtà l’informazione è sì ampiamente trattata in rete, ma quella globale di internet, da circa un anno, compreso il sito del ministero degli Esteri . Non era proprio necessario rivolgersi a reti occulte.

Paolo Bellini al processo di Bologna

(Pierluigi Ghiggini)

GABRIELE PARADISI: PERCHÈ L’ARRESTO DI BELLINI “CADE A FAGIOLO”

‘L’arresto di Bellini è una notizia abbastanza sorprendente. Avrebbe detto qua e là che avrebbe le conoscenze per farla pagare al figlio del giudice che lo ha condannato all’ergastolo in primo grado o all’ex moglie, e di avere anche le disponibilità finanziarie… Però non è chiaro se queste intercettazioni dimostrino che c’era già un piano omicidiario vero e proprio o solo minacce generiche che può dire una persona in uno stato di sfogo”. Così all’AdnKronos Gabriele Paradisi, giornalista e scrittore, coautore del libro ”Dossier strage di Bologna. La pista segreta”, commenta l’arresto di Paolo Bellini.

Gabriele Paradisi

”È chiaro che alla vigilia del 2 agosto e in attesa del processo di appello, quando si sta per chiudere praticamente con la conferma della condanna all’ergastolo di Cavallini, l’arresto è un elemento che aiuta la narrazione che conosciamo sia sulla strage di Ustica che sulla strage di Bologna”, osserva Paradisi, evidenziando che questo ”è un momento di grande nervosismo” perché “i documenti del Sismi di Beirut pian piano vengono desecretati” e, anche se il “loro contenuto viene molto sminuito”, all’interno “si rintracciano minacce esplicite dei palestinesi reiterate” e “un buco clamoroso”.

”L’ultimo documento, infatti – evidenzia Paradisi -, si ferma al 2 luglio 1980 e quello successivo riprende il 23 settembre 1980. Lì in mezzo, a cinque giorni dalla tragedia di Ustica, ci sono la strage di Bologna, la scomparsa dei giornalisti Italo Toni e Graziella De Palo a Beirut il 2 settembre, e l’inizio del depistaggio della pista libanese fatta dal capo dei servizi segreti palestinesi, Abu Ayad, dal 16 al 19 settembre. È impossibile che, in un momento in cui il nostro Paese era sotto scacco con queste minacce esplicite, in quei tre mesi così caldi, non ci sia nessuna comunicazione, nessuna informativa che interessi il Sismi piuttosto che il governo”.

Secondo Paradisi, ”sempre più persone, storici ma anche un po’ di informazione, stanno cominciando a ragionare di più sulle ipotesi alternative alle vulgate ufficiali”. E allora ecco che “la notizia dell’arresto di Bellini cade in un momento molto delicato”, in cui da un lato ci sarebbero delle vittorie che avvalorano le sentenze passate in giudicato, vale a dire l’individuazione di due altri esecutori materiali della strage di Bologna, Cavallini e Bellini; dall’altro, però, nonostante queste vittorie in quei processi, sono emerse delle situazioni imbarazzanti alle quali non è stata data nessuna spiegazione. L’arresto di Bellini in questo clima cade a fagiolo”.

(FONTE: ANDKRONOS)

BELLINI ORA E’ INDAGATO ANCHE PER CAPACI E LE STRAGI DEL 1994

 Si apprende intanto che Paolo Bellini, trent’anni dopo quei fatti, risulta  indagato dalle Procure di Firenze e di Caltanissetta per la sgtrage di via dei Georgofili a Firenze e le altre del torbido piano stragista mafioso del 1992 . È già stato   interrogato su queste ipotesi di reato e ha negato ogni   coinvolgimento. E’ quanto scrive oggi il quotidiano “La Repubblica”.  Paolo Bellini è collaboratore di giustizia dal 1999.

L’ ipotesi di reato è di strage in concorso, associazioni con finalità   di terrorismo anche internazionale o di eversione dell’ordine   democratico. “In concorso con altri – si legge nel decreto di   perquisizione a suo carico, avrebbe partecipato alla pianificazione delle stragi e avrebbe istigato “i   vertici di Cosa Nostra che accoglievano l’idea criminosa, realizzando   attentati diretti a colpire il patrimonio storico, artistico e   monumentale del Paese”.

L’accusa è anche di aver partecipato “quale   concorrente morale all’organizzazione e all’esecuzione del delitto di   strage” di Giovanni Falcone, Francesca Morvillo, Antonino Montinaro,  

Rocco Di Cillo, Vito Schifani.

Ora i cellulari e computer di Bellini verranno setacciati alla ricerca   di parole chiave. Come ad esempio via dei Georgofili, una delle stragi  del ’93 sui cui mandanti occulti indagano il procuratore facente   funzioni Luca Turco e l’aggiunto Luca Tescaroli.

Non certo da oggi gli inquirenti hanno indagato e ricostruito gli spostamenti e gli   incontri avuti da Bellini con Cosa Nostra. Sospetto è in particolare il suo legame con Antonino Gioè (tra gli esecutori della strage di  Capaci, poi suicida) che disse di aver conosciuto nel carcere di   Sciacca 10 anni prima.

Il collaboratore Gioacchino La Barbera nel  febbraio del 1994 raccontò degli scambi tra Bellini e Gioè, e di come   il primo avrebbe indirizzato gli attentati verso i monumenti.

Bellini,  ladro di quadri, ricevette da Gioè un elenco di nomi di esponenti di  vertice di Cosa Nostra che “avrebbero dovuto beneficiare di un trattamento penitenziario meno rigido in cambiodell’interessamento dell’organizzazione criminale per il recupero di alcune opere d’arte  oggetto di furto”, prosegue il decreto di perquisizione. Un elenco che  Bellini diede poi al maresciallo dei carabinieri Roberto Tempesta, che  a sua volta lo avrebbe passato al colonnello del Ros Mario Mori (oggi   generale in pensione). Quest’ultimo è stato sentito nei giorni scorsi   dai pm fiorentini come testimone e avrebbe confermato di aver ricevuto  l’appunto, ma di non averlo ritenuto importante e di averlo distrutto   senza aver informato i magistrati. 

      Nell’agosto 1992 Bellini tornò da Tempesta e riferì che Gioè aveva   minacciato di far saltare la Torre di Pisa. Per gli inquirenti la  presenza di Bellini a due passi dai vertici di Cosa Nostra è «quanto   mai inquietante » . Come tra l’autunno del 1991 e il febbraio del   1992: lui era a Enna, nello stesso periodo si tennero riunioni  cruciali dell’organizzazione e venne stabilita la strategia stragista. 

Bellini tuttavia ha sempre dichiarato di essere andato in Sicilia per   recuperare dei crediti, un’attività per la quale avrebbe chiesto,   spiegò, un aiuto a Gioè. 

(fonte: adnkronos)

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