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Addio a Maria Giovanna Maglie , giornalista libera
La notizia della morte diffusa da Francesca Chaouqui, la lobbista condannata per Vatileaks 2

DI GIAN PAOLO PELIZZARO

23/5/2023 – È morta la scorsa notte a Roma la giornalista Maria Giovanna Maglie. Aveva 70 anni e dagli ultimi mesi dello scorso anno soffriva di gravi complicanze post operatorie. A darne notizia – nella mattinata di ieri – è stata Francesca Immacolata Chaouqui, la lobbista calabro-franco-marocchina di 41 anni coinvolta nello scandalo Vatileaks 2: «Amici miei, Maria Giovanna Maglie è tornata questa mattina alla Casa del Padre. È stata portata al San Camillo Forlanini la scorsa notte per una complicazione venosa ad è spirata poco fa. Ero accanto a lei, ha lottato fino alla fine come sempre. Adesso è in pace».

Maria Giovanna Maglie

Intervistata dall’Adn Kronos, la Chaouqui ha aggiunto: «Era andata mesi fa per una chirurgia cardiaca. Aveva un problema valvolare. Aveva superato l’operazione, ma non era stato possibile richiudere lo sterno e si erano create delle complicanze. Ha vissuto 8 mesi in ospedale, stanotte (ieri per chi legge, ndr) il piede ha cominciato a diventare nero, ha avuto una complicanza venosa ed è stata portata al San Camillo. Lì hanno riscontrato una dilatazione delle pupille non normale e temevano danni neurologici».

Sembrano le parole dei familiari della giornalista o dei sanitari dell’ospedale.

La Chaouqui ha poi aggiunto: «Mentre eravamo in attesa di fare la tac ci hanno chiamato. Mentre eravamo là, tre minuti prima che morisse chi hanno fatto entrare, poi è spirata. Nei giorni precedenti parlava con i dottori, aveva commentato l’alluvione, stava migliorando. L’ultimo pensiero che ha avuto, circa i fatti del nostro Paese, era stato un pensiero per Papa Francesco, lodandolo per come si era comportato sulla guerra in Ucraina. Nelle ultime ore – ha concluso la Chaouqui – ha avuto un pensiero prima di morire per i suoi amici, per i miei bambini a cui era molto legata, per il suo compagno. Era una persona libera e coraggiosa. Diceva quello che pensava. Se dovessi pensare a lei, dire a testa alta, coraggiosa. In tutti questi mesi che le sono stata vicino, non si è mai data per vinta. Voleva uscire dall’ospedale perché avevamo tante cose da fare».

Che cosa dovevano fare insieme? Il cronista non le ha rivolto la domanda. Ma alcune informazioni noi le abbiamo comunque recuperate.

Maria Giovanna Maglie, nata a Venezia il 3 agosto 1952, trasferitasi a Roma nei primi anni Sessanta, si era iscritta all’Università La Sapienza, laureandosi in Filosofia. Militante del Partito Comunista di Enrico Berlinguer, aveva lavorato per “L’Unità”, il quotidiano di Botteghe Oscure, dal 1979 al 1987. Nel 1989 entrò poi in Rai su raccomandazione del leader socialista Bettino Craxi, assunta al Tg2. È stata inviata durante la prima guerra del Golfo (1990) e poi corrispondete Rai da New York. Rimase con l’azienda di viale Mazzini fino al 1993, quando si dimise perché coinvolta nello scandalo relativo al rimborso di presunte spese di trasferta gonfiate. La giornalista fu anche indagata in un procedimento penale per truffa che si risolse con una archiviazione da parte della Procura di Roma. Le spese c’erano state, ma non facevano riferimento a fatture false. Ha poi collaborato con i quotidiani “Il Foglio”, “Libero”, “Il Giornale” e dal 2015 con il sito “Dagospia” di Roberto D’Agostino.

Negli ultimi tempi, Maria Giovanna si era legata alla lobbista Francesca Immacolata Chaouqui, collaborando con sua società di comunicazione e marketing View Point Strategy (VPS) Srl. La sede legale della società è presso l’abitazione della Chaouqui e di suo marito, Corrado Lanino, in via Tazio Nuvolari 20, nel quartiere Ardeatino a Roma. Il capitale sociale, interamente sottoscritto e versato, è di 10mila euro: 8mila della Chaouqui e duemila di Lanino, ingegnere informatico.

Costituita il 14 novembre 2016, la VPS Srl è stata iscritta al Registro Imprese quattro giorni dopo, il 18 novembre 2016: quattro mesi prima (il 7 luglio) la Chaouqui veniva condannata a dieci mesi di reclusione per concorso in violazione del segreto e divulgazione di documenti riservati della Santa Sede insieme al monsignore spagnolo Lucio Ángel Vallejo Balda, 62 anni, ex segretario generale della COSEA, la Pontificia commissione referente di studio e indirizzo sull’organizzazione della struttura economico-amministrativa della Santa Sede di cui anche la Chaouqui era membro. Imputati al processo anche due giornalisti italiani, Emiliano Fittipaldi e Gianluigi Nuzzi, assolti per difetto di giurisdizione.

Francesca Chaouqui

La donna era stata arrestata dalla Gendarmeria vaticana il 31 ottobre e rimessa in libertà il 2 novembre 2015. Undici giorni dopo c’era stata la richiesta di rinvio a giudizio, il Nucleo Tributario della Guardia di Finanza di Roma, nel pomeriggio del 1° dicembre 2015, perquisiva l’abitazione della Chaouqui e del marito, in via Tazio Nuvolari. Al termine dell’intervento, i finanziari sequestrarono alcuni del denaro, dei computer, documenti e due telefonini. Erano i giorni roventi di Vatileaks 2. La richiesta di rinvio a giudizio dei quattro indagati è stata formalizzata dall’ufficio del Promotore di Giustizia vaticano il 20 novembre 2015 e quattro giorni dopo (il 24 novembre) veniva disposto il giudizio davanti al Tribunale della Città dello Stato del Vaticano. Il processo si concludeva, come abbiamo detto, il 2 luglio del 2016.

Maria Giovanna Maglie deve essere stata coinvolta, in qualche modo, dalla Chaouqui nelle sue varie attività. Il volto della giornalista compare peraltro in un video di presentazione della VPS Srl (https://www.viewpointstrategy.it), la «Lateral Thinking Company» amministrata dalla lobbista. La Chaouqui, nata a Cosenza l’8 dicembre 1981 da madre calabrese e padre francese di origini marocchine, ha iniziato la sua attività imprenditoriale con la VPS poco dopo la fine del processo in Vaticano conclusosi con la sua condanna a dieci mesi di reclusione (con sospensione della pena).

Riconsiderata in questo contesto, la scelta della compianta Maglie di scrivere un libro sul caso Orlandi sembra essere maturata proprio nell’ambito dei suoi rapporti e dei suoi contatti con l’amministratrice unica della VPS Srl e consolidatisi tra il 2020 e il 2021. Desta curiosità la coincidenza per cui la Chaouqui è stata indagata e condannata in concorso con monsignor Balda per aver passato in modo fraudolento documenti riservati della Santa Sede a Emiliano Fittipaldi e che proprio questo giornalista sia stato prescelto come destinatario di un dossier apocrifo sulla sparizione di Emanuela Orlandi, avvenuta nel tardo pomeriggio di mercoledì 22 giugno 1983 tra piazza Sant’Apollinare e corso Rinascimento a Roma.

Fittipaldi avrebbe ricevuto quel documento-patacca di 5 pagine (dal titolo “Resoconto sommario delle spese sostenute dallo Stato della Città del Vaticano per le attività relative alla cittadina Emanuela Orlandi (Roma, 14 gennaio 1968”) dattiloscritto su carta non intestata, infestato di errori, datate 28 marzo 1998 e ricevuto da un anonimo informatore sul quale nessun ha mai indagato. Il giornalista ha poi deciso di pubblicare quelle carte in un suo libro, “Gli impostori. Inchiesta sul potere”, edito da Feltrinelli nel 2017. Sarà anche questa sicuramente una coincidenza, ma dopo la pubblicazione del libro di Fittipaldi con la patacca del 1998, entrava in scena anche Maria Giovanna Maglie, impegnata nella frettolosa raccolta di materiale in previsione della pubblicazione del suo libro sul caso Orlandi, edito da Piemme lo scorso anno col titolo “Addio Emanuela”.

Durante tutta sua carriera, la Maglie ha trattato questioni di politica interna e internazionale, ma non ha mai lavorato nel settore della cronaca nera o giudiziaria. Non ha mai fatto inchieste giornalistiche su cold case o misteri italiani. Poi, di punto in bianco, durante l’emergenza Covid, l’ex inviata della Rai e collaboratrice di “Dagospia” decideva, stupendo un po’ tutti gli addetti ai lavori, di affrontare un tema particolarmente delicato e complicato: il caso Orlandi. Perché? Una risposta indiretta a questa domanda la possiamo trovare proprio nelle pagine del suo ultimo libro, che noi abbiamo analizzato in un articolo proprio per Reggio Report, pubblicato il 25 febbraio scorso. Titolo: “Il caso Emanuela Orlandi: bufale e vecchie patacche”.

Nel libro della Maglie “Addio Emanuela” non solo si cita molto spesso Francesca Immacolata Chaouqui e le sue disavventure giudiziarie, descrivendola come una vittima del sistema vaticano, ma si dà ampio spazio e credito alla pista Fittipaldi, basata sul dossier apocrifo. Questo “indizio” ci aveva particolarmente incuriosito, poiché la Maglie – con il suo libro – voleva in qualche modo legittimare le cinque pagine del 1998 attribuite al defunto (è morto il 10 aprile 2013) cardinale Lorenzo Antonetti, allora presidente dell’APSA, l’Amministrazione del Patrimonio della Sede Apostolica, presentandole come un documento risolutivo per capire e scoprire la verità sulla sorte della giovane cittadina vaticana.

Nel nostro articolo del 25 febbraio scorso, scrivevamo che l’ossatura del libro della Maglie “Addio Emanuela”, la sua spina dorsale era costruita su un documento falso, su una patacca. E quel documento era attribuito al Vaticano. Ciò che stona, in tutta questa strana vicenda, è il legame che si è creato negli ultimi anni tra la lobbista coinvolta nello scandalo Vatileaks 2 e la povera Maria Giovanna Maglie, forse in difficoltà economiche tanto da averla spinta a collaborare con la VPS Srl della “papessa” Chaouqui e di suo marito.

La View Point Strategy Srl ha oltre 20 tra dipendenti e collaboratori per i quali, stando all’ultimo bilancio presentato (31 dicembre 2021), ha dichiarato oltre 430mila euro alla voce “totale costi per il personale”, su un fatturato complessivo di circa un milione e 500mila euro (più che raddoppiati rispetto all’anno precedente). Le parole dell’amministratrice della VPS di ieri riferite alla Maglie («voleva uscire dall’ospedale perché avevamo tante cose da fare») fanno pensare che tra le due ci fosse un rapporto che andava ben al di là di una semplice e inspiegabile amicizia.

Due anni e mezzo fa, il 6 dicembre 2020, Francesca Immacolata Chaouqui e suo marito hanno subito una seconda perquisizione da parte della Guardia di Finanza. L’Ipotesi di reato è ricettazione. Questa volta ad operare nella loro abitazione e sede della società in via Tazio Nuvolari erano i militari del Nucleo Valutario di Roma, su delega dell’autorità giudiziaria, e al termine della perquisizione il bottino investigativo è stato particolarmente significativo: documenti del Vaticano su Papa Francesco e, in particolare proprio sull’APSA, l’organismo di cui era presidente il cardinale Antonetti a cui qualcuno ha attribuito la lettera falsa consegnata al giornalista Fittipaldi. Nonché vari faldoni di carte sulla gestione del palazzo di Londra al centro di un’altra inchiesta dell’autorità giudiziaria vaticana che ha portato a giudizio dieci persone, fra cui il cardinale Giovanni Angelo Becciu, già sostituto per gli Affari generali della Segreteria di Stato vaticana.

Non solo.

La Guardia di Finanza ha sequestrato nella sua abitazione-ufficio della Chaouqui anche timbri con gli stemmi della Santa Sede, sigilli pontifici e pergamene pregiate con in filigrana la parola «Secretum», utilizzate dalla Segreteria di Stato o dalla Congregazione per la Dottrina della Fede. L’attività della Guardia di Finanza si è svolta nell’ambito di un’inchiesta della Procura di Roma su alcune maxi commesse da oltre 70 milioni di euro per l’acquisto di 800 milioni di mascherine cinesi durante la prima ondata pandemica di Covid 19.

Esprimiamo il cordoglio per la scomparsa della collega Maria Giovanna Maglie, estendendo ai suoi familiari le nostre condoglianze.

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