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Ventitrè giorni“: il libro di Pagliani
sulla sua persecuzione giudiziaria
Diecimila copie, presentazione il 27 all’ Astoria

21/4/2023 – Si intitola “Ventitrè giorni” il libro in cui Giuseppe Pagliani racconta il dramma del suo ingiusto arresto avvenuto a sirene spiegate il 28 gennaio 2015, nella notte di Aemilia, e la persecuzione politico-giudiziaria subita per sette anni per mano del pm Marco Mescolini sino alla definitiva e completa assoluzione dall’accusa infamante di concorso esterno in associazione mafiosa e al risarcimento di 9 mila 200 euro da parte dello Stato, che l’avvocato di Arceto ha devoluto interamente in beneficenza.

Ventitrè giorni, appunto, fu la durata di quella carcerazione preventiva che Pagliani racconta nel libro di 216 pagine, in vendita a 16 euro nelle edicole dell’Emilia, della Bassa Lombardia e di Rovigo. La tiratura è di oltre diecimila copie, più altre 2 mila che saranno disponibili successivamente su Amazon.

La prima presentazione è in programma giovedì 27 aprile nel salone dell’Hotel Mercure Astoria di Reggio Emilia (ore 20,45). Ma sono già una ventina le date previste in Emilia e nel resto d’Italia. Del resto, il libro – con la prefazione di Vittorio Feltri – si inserisce in quello che è ormai un movimento sugli errori, le lotte di potere, i condizionamenti politici che inquinano il mondo giudiziario, sino a utilizzarlo come strumento colpire gli avversari. Soprattutto cade nel pieno delle polemiche sorte dopo le rivelazione dell’ex pm antimafia Roberto Pennisi sulle mancate indagini dell’inchiesta Aemilia nei confronti di personaggi del Pd. L’Ordine degli Avvocati ha invocato chiarezza, ma per tutta risposta è stato accusato di accodarsi alla destra (il sindaco Vecchi) e e persino di dare una mano alla ndrangheta (l’Anm dell’Emilia Romagna). La polemica ora infuria sulla stampa nazionale, in attesa che approdi in Parlamento la relazione scritta in tempi non sospetti dal dottor Pennisi, e sino rimasta chiusa nei cassetti del ministero della Giustizia.

Giuseppe Pagliani con il libro

Ventitrè giorni è da un lato la rievocazione di una vicenda personale dolorosa che ha lasciato molte ferite (il padre di Pagliani è morto senza potuto vedere il figlio liberato da ogni accusa), dall’altra la ricostruzione e la denuncia di una persecuzione giudiziaria diventata emblematica, e conclusa solo con la Cassazione dell’8 giugno 2022. Il libro è scritto a molte mani con i contributi di politici (come il senatore Gasparri e il deputato Tommaso Foti), giuristi, giornalisti e amici, compresa una toccante intervista alla madre.

In una intervista pubblicata dalla Gazzetta di Reggio, Pagliani racconta della sua cattura e dell’esperienza del carcere. Bisogna chiarire che all’epoca era il numero 1 del centro destra nel reggiano: tutti consideravano altamente probabile, se non scontata, la sua elezione imminente alla Camera dei Deputati. L’arresto di quella notte, stroncò volutamente quella carriera politica.

“Erano le 4 di mattina – racconta oggi – Ho sentito dei rumori, mi sono svegliato e ho visto un lampeggiante davanti alla casa dei miei genitori. Poi mio padre si è avvicinato alla mia con tre carabinieri. Mi sono precipitato ad aprire la porta, preoccupato che fosse accaduto qualcosa. Una volta in casa mi hanno detto che dovevano perquisirla. Li ho accompagnati in studio e hanno preso una mia agenda.

Mi dissero: ci deve seguire incaserma a Piacenza. Poi dovremo tradurla nel carcere della Burla di Parma. Io dissi: Siamo fuori di ogni logica. Questo è un sequestro legalizzato. Ricordo lo sdegno e la nausea”.

E aggiunge: “Prima dell’arrivo a Piacenza l’auto aumento la velocità e azionò la sirena. Col tempo ho capito benissimo che tutta l’operazione era tesa alla spettacolarizzazione iniziale”.

“Furono momenti choccanti, ma non ho mai avuto paure. Sappiamo che nelle mie condizioni altri hnno compiuto gesti estremi. Per fortuna sono una persona solida, che ha potuto contare su mezzi economici e competenze per potersi difendere. Molti non sono stati così fortunati”.

La cosa più dura in carcere “sono le giornate infinite: alle 18 scende la notte. Chiudono le porte con quasttro mandate e resti in dieci metri quadrati sino alle 8 del mattino”.

Pagliani il giorno del ritorno a casa dopo l’ingiusta detenzione

Cinque giorni dopo la sentenza del Riesame (“con un esito così favorevole a me che l’accusa non fece appello, a dimostrazione che le loro tesi erano state smontate”) gli annunciarono la liberazione. “In cortile un agente urlò: Pagliani! Libero! Mi consegnò un foglio, andai a prendere le mie cose e mi accompagnarono fuori.

Ma era solo l’inizio del calvario giudiziario. A Pagliani brucia ancora quella incredibile richiesta di condanna da parte di Mescolini, nonostante la sentenza del Riesame: “Avere il coraggio di chiedere 18 anni senza uno straccio di prova, è frutto della volontà di spettacolarizzare politicamente il giudizio tramite il coinvolgimento indebito del centro destre”. E conclude: “E’ stata forzata la mano per dare peso all’indagine. Si voleva coinvolgere la politica, ma si è indagato dalla parte sbagliata. L’indagine in una regione governata da sempre dalla sinistra ha coinvolto solo due consiglieri di centro destra. Non ho mai avuto il potere di spostare una sedia o dare un appalto, non è grottesco? Questo libro, Ventitrè giorni, è una testimonianza e una denuncia. Spero contribuisca al dibattito sulla riforma della giustizia per evitare che ad altri capiti quello che è capitato a me”.

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Una risposta a 1

  1. Laurenzia Azzolini Rispondi

    23/04/2023 alle 12:12

    Ho sempre creduto nell innocenza di Giuseppe Pagliani, spero che in un giorno non lontano possa tornare alla politica, per ora andiamo alla sua presentazione e leggeremo il suo libro

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