18/4/2023 – Sarà intitolato allo statista reggiano Meuccio Ruini, padre della Carta costituzionale, il futuro Museo nazionale della Massoneria. Lo ha annunciato il Gran Maestro del Grande Oriente d’ Italia, Stefano Bisi, aprendo i lavori della Gran Loggia, congresso annuale del Goi tenuto il 14-15 aprile al Palacongressi di Rimini. Si tratta di un impegno risoluto, ma che potrà realizzarsi quando lo Stato consegnerà al Goi 140 metri quadrati di palazzo Giustiniani a Roma, come previsto dalla transazione firmata dall’allora presidente del Senato Giovanni Spadolini, e sino a oggi rimasta lettera morta.
Da quando è Gran Maestro (dal 1914) Bisi batte sul tasto della restituzione di palazzo Giustiniani, confiscato alla massoneria dal fascismo, e oggi sede delle sale di rappresentanza del Senato e dei Presidenti emeriti.
“Tra i nostri diritti c’è quello di riavere quel palazzo che porta il nome di Gustiniani che ci è stato tolto a forza di botte e arresti da regime fascista e che non ci è stato riconsegnato dalla Repubblica democratica e antifascista per pretestuosi cavilli – ha detto Bisi – Non ci vorrebbero dare neppure quei 140 metri quadrati per farci un museo come ci era stato promesso attraverso una transazione firmata dal presidente del Senato Giovanni Spadolini. E’ giunta l’ora che venga dato seguito a quell’atto e sono certo che l’attuale presidente del Senato Ignazio La Russa vorrá essere degno del suo illustre predecessore che intendeva rendere merito alla massoneria per quanto fatto nel Risorgimento italiano. Aspettiamo fiduciosi, ma la nostra non è un’attesa passiva. Tutto sará fatto affinché una palese ingiustizia venga sanata. Ci vorranno 50 anni, 30, 20, 10, un mese, ma quella pagina della nostra storia ci verrá riconsegnata e accadrá perché una istituzione statale non può mancare a una parola data. Anzi, più che una parola non può non rispettare un atto scritto”.
Ha aggiunto Bisi: “Sarebbe bello e giusto che il museo che nascerá venisse intitolato a Meuccio Ruini, proprio in quel Palazzo Giustiniani dove nel 1947 venne firmata la Costituzione della Repubblica che il nostro fratello volle e per la quale mise a disposizione tutta la sua saggezza, intelligenza, caparbia determinazione. Tutti insieme per onorare uno statista, un massone, che ha dato all’Italia la carta delle libertá di tutti”.
Meuccio Ruini nacque a Reggio nel 1877. Aderì all’ala riformista del Psi nel 1904, dove militò anche come consigliere in Campidoglio e in provincia a Reggio sino alla rottura del 1913, quando fu eletto per la prima volta in Parlamento come deputato radicale nel collegio di Castelnovo Monti. Ministro nel 1920, perseguitato dal fascismo, ancora ministro nel 1944-45 con Ivanoe Bonomi – insieme al quale nel 1942 aveva fondato in clandestinità il partito della Democrazia del Lavoro – viene eletto alla Assemblea Costituente dove diventa Presidente della Commissione dei 75 che redige il testo della Carta fondamentale della Repubblica. Eletto senatore per tre legislature, è anche per pochi giorni presidente di Palazzo Madama, e dal 1963 senatore a vita su nomina del presidente Segni. Morto nell’agosto 1970, da allora riposa nel cimitero di Canossa.
Era stato iniziato nel 1901 alla loggia Rienzi di Roma, anche se secondo alcuni a un certo punto avrebbe lasciato la Massoneria. A Meuccio Ruini è intitolata la loggia del Goi di Reggio Emilia, ricostituita in anni recenti.
L’ omaggio del congresso massonico a Meuccio Ruini è legato al 75mo anniversario della Costituzione, promulgata nel 1948 con la firma di Umberto Terracini.
“Per noi questa Carta da cittadini e da massoni rappresenta il più alto dei valori da difendere – ha sottolineato Bisi a Rimini – perché in essa sono contenuti ineludibili principi di libertà, del pensiero, delle opinioni e della diversità politiche, religiose, della dignità, del diritto all’istruzione, e del rispetto della persona e della solidarietà.
Ancora oggi la Costituzione è considerata un modello, un’opera d’arte, venuta fuori dal lavoro compiuto dall’Assemblea dei 75 guidata sapete da chi? Da un massone, grande giurista: Meuccio Ruini. Un padre nobile di questa nostra Italia che è stato dimenticato da molti – ha aggiunto il Gran Maestro – Pochissime cittá, pensate, hanno vie intitolate a lui, a quell’uomo che una volta in un momento difficile disse: “Affronto quest’opera con la stessa fermezza con la quale con i capelli grigi andai sul Carso”
Rileggere a tanti anni di distanza questo suo pensiero mette i brividi e suscita profonde riflessioni in un Momento sempre più contrassegnato da divisioni politiche. “Finora qui dentro – disse Ruini – ci siamo divisi, urtati, lacerati nella stessa discussione del testo costituzionale. Ma vi era uno sforzo per raggiungere l’accordo e l’unità. Ed ora io sono sicuro che nell’approvazione finale il consenso sarà comune ed unanime e dirò che, al di sotto di una superficie di contrasto, vi è una sola anima italiana. L’Italia avrà una Carta costituzionale che sarà sacra per tutti gli italiani”.
Non resta che attendere che il presidente del Senato La Russa attui quanto previsto dalla transazione Spadolini.