29/4/2023 – L’odio ideologico non ha mai dato tregua a Reggio Emilia, ma ora si è fatto ancora più virulento. L’ultima impresa è l’abbattimento della croce in legno posta a ricordo delle vittime di Cà de Caroli, nove persone prelevate e trucidate dai partigiani, tra cui il quindicenne Nanni Lasagni e il maresciallo dei carabinieri Casco Filippini, nel giorno di Capodanno del 1945. Se sono accorti questa mattina i rappresentanti del Centro Studi Italia, dell’Associazione nazionale volontari di Guerra e dell’associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini arrivati a Scandiano per ricordare come ogni anno il sacrificio di don Carlo Terenziani, e i martirizzati di Cà De Caroli.
La delegazione si è recata al cimitero di San Ruffino dove il 29 aprile 1945, dopo la Liberazione, i partigiani assassinarono il parroco di Ventoso, don Terenziani. Dopo una rievocazione da parte dell’avvocato e storico Luca Tadolini, del Centro Studi Italia, il presidente dell’Angv Alessandro Casolari ha deposto una corona ponendo l’accento sui trascorsi di Don Terenziani in qualità di Cappellano Militare.
Don Carlo Terenziani, Parroco di Ventoso di Scandiano ed ex Cappellano della Milizia Volontaria di Sicurezza Nazionale, aveva 46 anni, figlio di Oreste e di Domenica Ghiaroni. Nell’aprile 1945, alla fine della Seconda Guerra Mondiale, i partigiani avevano cercato di rapirlo per due volte. Su consiglio dei suoi superiori aveva lasciato la parrocchia e si era rifugiato a Reggio.
La mattina del 29 Aprile 1945, Festa della Madonna della Ghiara, Don Carlo decisedi recarsi ugualmente nella Basilica per assistere al pontificale del Vescovo. Un camion di partigiani prese a seguirlo: dopo averlo sorpassato ne scesero tre armati che lo sequestrarono e dopo averlo caricato a bordo. Tutta avveniva in pochi istanti, in pieno Corso Garibaldi. Lo portarono così legato nella sua parrocchia, Ventoso, lo fecero girare per le strade fra scherni e dileggi. In una osteria lo costrinsero a trangugiare del vino. Don Carlo non mosse ciglio e non disse una parola. La sera lo portarono vicino al muro della chiesa di San Ruffino per fucilarlo. Prima di morire, davanti ai partigiani, gridò “Viva Cristo Re!“.
Dopo la commemorazione al cimitero di San Ruffino, la stessa delegazione si è spostata a Cà de Caroli per rendere omaggio alle nove vittime dell’eccidio Ca’ de Caroli per rendere omaggio alle vittime dell’eccidio tra cui il giovanissimo “Nanni” Lasagni che aveva 14 anni (la stessa età del beato Rolando Rivi), due donne e il maresciallo dei Carabinieri Vasco Filippini. “Arrivati sul posto – racconta Casolari – con tristezza abbiano dovuto constatare che la Croce ci legno era stata divelta e gettata nel calanco sottostante. Abbiamo quindi proceduto al recupero a braccia della croce e a ricollocarla nel luogo originale”. Le immagini e il video del recupero sono toccanti: Casolari e Tadolini come due cirenei che aiutano a portare la croce sul Golgota.
Va aggiunto che anche quest’anno il Comune di Scandiano si è tenuto ben lontano dalle commemorazioni. Ma tale è la sorte che tocca da quasi 80 anni a tante vittime innocenti che non hanno ancora diritto alla memoria (molte neppure a una degna sepoltura), e ciò per non intaccare la “purezza” della Resistenza. Il fanatismo ideologico della cancel culture sta facendo il resto con la copertura e anche il sostegno aperto della politica , e di chi avrebbe il compito di raccontare la storia e invece la insabbia.