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Molto global e Gdo, quasi niente local
Mercato coperto tra successo e delusione

22/4/2023 – Reggio si divide sul “nuovo” Mercato coperto. Da un lato migliaia di persone affollano la storica struttura in questi giorni inaugurali, dall’altro i social che danno voce a un sentimento diffuso di delusione per il nuovo assetto commerciale dominato dalle catene del food, che sembra trasferito di peso da un centro commerciale qualsiasi. Forse non c ‘era altra strada per riaprire il mercato coperto di Reggio Emilia (evitando anche grossi guai finanziari al Comune), e certamente va apprezzata la professionalità degli operatori, il coraggio di chi ha accettato la sfida (soprattutto di chi porta nel cuore della città la buona trattoria locale di provincia) e anche la ventata di novità. Nondimeno la sensazione oggi è quella di una grande occasione perduta. Poteva essere una vetrina per le eccellenze reggiane e per la Food Valley rinomata a livello mondiale, quella vetrina che manca da sempre alla città e al turismo, ma così non è stato.

Di questa delusione si fa portavoce oggi Reggio in Comune: la sinistra antiliberista, ambientalista, multiculturale ma in fondo tradizionalista, che stronca le scelte dell’amministrazione di sinistra.

“Ancora una volta si è lasciato in mani private il destino di un luogo simbolo della socialità cittadina – scrive Reggio In Comune – con la logica ormai consolidata da decenni che solo una logica liberista, il “libero mercato” e le imprese private possano far rifiorire l’economia e il benessere di un Comune”.

“Così non è, e quello di cui sentiamo la mancanza, in questo caso come in molte altre situazioni verificatesi a Reggio in questi ultimi anni, è la funzione di indirizzo e di controllo del pubblico, soprattutto se parliamo di uno stabile come quello del così detto ‘mercato coperto’ che è proprietà comunale e sul quale la Municipalità, espressione della cittadinanza, deve porre una necessaria attenzione, non per asfissiare ma per armonizzare le imprese con il territorio in cui si insediano.

Ma per fare questo serve una visione, un’idea di città che, se non manca, rimane però sulla carta, visti anche gli investimenti sul marchi De.Co. creato ad hoc per valorizzare le eccellenze cittadine, che proprio in questo luogo del centro storico poteva trovare una opportunità reale”.

Continua Reggio In Comune: Ci teniamo a sottolineare che noi non siamo nostalgici di una Reggio che fu e questa città ci piace anche perché non è rimasta chiusa in se stessa ma è divenuta terra di integrazione e multiculturalità, vissuta ed attraversata da cittadine e cittadini di altre regioni, Stati e tradizioni, che qua trovano incontro e casa.
Ma al contempo riteniamo che l’impostazione data all’ormai-NON-mercato-coperto (su questo siamo ancora all’antica: le parole hanno un valore) sia ben lontana da una valorizzazione di interculturalità enogastronomica e dal progetto originario esibito dal Comune con il comunicato stampa del 21 ottobre 2021 di ”..Riportare il Mercato coperto a vocazione agroalimentare con particolare attenzione alle produzioni tipiche locali….” con …” un percorso di coinvolgimento del segmento agro-eno-gastronomico del territorio”.

Questo progetto aveva l’opportunità di divenire un luogo di incontro tra la dovuta inclusione dei produttori del territorio, la valorizzazione di tradizioni gastronomiche della nuova reggianità multiculturale e la promozione di una visione della cultura del cibo ecologica e virtuosa sia da un punto di vista alimentare che economico.
Nulla di tutto questo è stato realizzato.
Un’amministrazione presente – conclude RiC – avrebbe dovuto e potuto fare di più, affiancare il privato e promuovere un mix di proposte non appiattite al ribasso, assumendosi la responsabilità, nella mediazione, di non mediare su un punto: nessun profitto privato a scapito di una visione di condivisione del bene comune come primo obiettivo del nuovo cuore pulsante della città”.


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5 risposte a Molto global e Gdo, quasi niente local
Mercato coperto tra successo e delusione

  1. Don Chisciotte Rispondi

    24/04/2023 alle 03:09

    Caro Direttore, la struttura e il palazzo dell’ex mercato coperto è unico e molto bello. Questo palazzo per struttura e posizione poteva essere un bel esempio per tante altre città e darci un tocco meno provinciale. Abbiamo sprecato una opportunità e legato mani e piedi il futuro di questa struttura per tanti anni a venire. Una nuova condanna per il centro. Vorrei esprimere il mio rispettoso pensiero con ironia. Io credo ci sia un filo logico nella tipologia di attività e di servizio pensato dall’azienda “non” multinazionale, ma “portoghese”, che ha investito nella “non” proprietà immobiliare (proprietario dei muri è il Comune). Vorrei suggerire ai “portoghesi” della “non” multinazionale”, uno slogan pubblicitario per il loro “non” mercato coperto: reggiani, non uscite più dal centro per andare al Petali, perchè sono i Petali a venire in centro adesso! Nessuna distrazione con cibi sani e reggiani serviti senza ausilio di schermo tecnologico ordine fai da te. il ragazzo o la ragazza “eat and Meet” from Reggio avrà una sua giornata standard. Il giovane entra al mattino e può fare colazione a base di pesanti dolciumi a stelle e strisce che non mangiano più neanche in America o in alternativa consumare una buona pasticceria confezionata firmata. Dopo colazione l’ospite può fermarsi ai tavoli e accendere il computer e collegarsi ad internet semmai a scrocco e con tutti gli apparati che ha con se. A mezzogiorno, il ragazzo e la ragazza :eat and meet” può pranzare con un hamburger “newyorkese” (tipologia di hamburger che non esiste e chi frequenta la big apple lo sa, a meno che con questo appellativo non s’intenda: hamburger con il condimento che mi piace o che pare allo chef) e per dare equilibrio dietetico completa il pasto con un poke. A metà pomeriggio, l’uomo o la donna “eat and meet” può fare una perfetta insana merenda, con un tacos messicano e un bel gelato non artigianale. Si riprende lo studio o le chiacchiere. Alla sera il giovane “eat and meet” incontra qua gli amici che vengono a trovarlo e può cenare dall’altre parte dell mediterraneo in 10 metri con un bel Kebab. Finito la giornata, i ragazzi “eat and meet”, pieni e rattrappiti, possono salire le scale e buttarsi in palestra fino a notte tarda per smaltire l’ingente quantità di grassi ingurgitata durante il giorno. Grassi buoni derivanti da cibo internazionale ma tipico reggiano. Il kebab reggiano. Una leccornia che presto farà tendenza anche in collina. In camera, affittata da studente fuori sede ad una cifra che fa tremare i genitori, il ragazzo o la ragazza “eat and meet”, chiude gli occhi e gli sembra di aver fatto il giro del mondo e invece è stato il mondo a venire a Reggio Emilia al “non” mercato coperto! L’assessora Sidoli è una donna politicamente e personalmente coerente con le proprie idee e risaputo di grande generosità nel suo lavoro e ha mantenuto l’impegno assunto di sprovincializzare la nostra città. Noi però pensavamo che intendesse farlo proponendo un modello di centro di respiro internazionale con un concept di mercato coperto sulla scia di alcune città europee, con prodotti tipici, sale dedicate alla formazione e presentazione dei prodotti tipici locali e attrattivo dal punto di vista turistico. Niente di tutto questo. Tolto l’ironia tanta amarezza. Tolto l’amarezza, rimane la rabbia per l’occasione persa. Tolto la rabbia che non ci è propria, lasciamo agli attuali amministratori i loro inutili teatrini politici. Teatrini che danno a loro un effetto placebo direttore e cioè l’illusione di un futuro personale e politico diverso da quello già segnato dalla storia. Nell’attesa del prossimo anno e vedere gli esiti andiamo a cena in collina tranquilli e rilassati.

  2. Emmanuele Rispondi

    24/04/2023 alle 15:23

    Leggo spesso Reggio Report perché l’unico fuori dal coro, ma non ho mai scritto lettere o post, ne qua ne altrove, ma stavolta faccio uno strappo, perchè lo merita e mi sento coinvolto come cittadino. Don Chisciotte è un redattore di post esilarante e fantasioso, ma assolutamente serio e vero. Interessante! Condivido tutto. Suggerisco a Reggioreport l’assunzione dell’estensore perchè si legge volentieri. È la seconda volta che mi capita di leggere un intervento con questo pseudonimo e anche la volte precedente era molto sul pezzo e concreto e parimenti interessante. La mano che scrive questi post dimostra grande preparazione, lucidità, conoscenza economica e politica/amministrativa degli argomenti trattati e una rara brillantezza intellettuale nel commentarli e tradurli. Contesto solo lo pseudonimo, perché con ciò che scrive l’autore si oppone alla omologazione politica e culturale di questa città e non combatte dei mulini a vento scambiati per mostri, ma degli amministratori in carne ed ossa che mostrano incompetenza, limite culturale e tanta noia ed arroganza malsana. Troppa autostima! Nessuna visione. Si riconoscono da soli o per bocca degli utili compianti di cui si circondano una autorevolezza che non gli è più riconosciuta dalla città. Perso l’autorevolezza, non rimane che il potere temporale, ma è provvisorio. Nel caso di specie e mi riferisco all’assessora al commercio, attività produttive e valorizzazione del città storica, ha una opinione di se diametralmente opposta alla realtà. Un assessora la cui storia personale e genesi politica sono ben note in città. Non l’ho votata e non è il modello di donna con questa carriera che mi piace. Il Sindaco e la sua assessora al commercio e centro storico, hanno commesso un gravissimo e imperdonabile errore con questo nuovo mercato coperto. Non era quella che ad ogni angolo raccontava di voler fare l’assessora. Visto che la cosa riguarda sempre il centro allargate il vostro interesse redazionale. Scrivete sulla pedonalizzazione di Corso Garibaldi e stuzzicate Don Chisciotte a scrivere un suo post, sarà interessante leggerlo se scriverà. Sarebbe anche carino leggere un post di Don Chisciotte sulla relazione del dott. Pennisi….

  3. Povra me Rispondi

    24/04/2023 alle 19:27

    Deludente. Mi aspettavo un salto di qualità. Invece grigiore e continuità della mentalità da Circolo Arci, come ai Chiostri di S.Pietro e squallore in un immobile liberty di qualità.
    Mai una volta che si predisponga un concorso di idee e/o progettuale fuori dal coro per dare un contributo positivo alla città.
    occasione perduta, a meno che non si debba di nuovo parlarne fra pochi anni.
    La parata pi di tavoli da mensa e di festa dell’Unità, insieme a fiori di plastica e/o rinsecchiti fanno il pieno.
    Tra l’altro è un bene pubblico, comunale, non del solito privato provinciale.
    La città purtroppo non riesce ad uscire dal grigiore della sua decadenza.
    Non cerchiamo poi alibi dicendo che sono scelte di privati!

  4. giò Rispondi

    26/04/2023 alle 17:47

    Deserto che vive. Un bel muro di biscotti e di caramelle, insieme alla disperazione di chi ha investito(poco) per aprire un negozio e che comincerà anche qui a fare i conti coi costi senza ricavi adeguati,
    Forse , anzichè incaricare sotto altro nome, uomini Coopsette in dissesto, non era meglio ricorrere ad uno studio milanese di buona qualità ed esperienza? Ora non resta che importare qualche cantante di Fado che inneggi alla disperazione.

  5. Eat and reverse Rispondi

    01/05/2023 alle 09:17

    Concordo con Emmanuele sulla ottima penna Don Chisciotte e condivido. 😉
    Nell’articolo si parla di ‘visione’.
    Per avere una visione contemporanea e al passo coi tempi (culturali e non bassamente commerciali) bisogna avere un cervello e dei sensi ben funzionanti. Il grasso del maiale che cola tra cervellini incaricati e svende la città a spottoni eat and meet – persiste.
    Neanche lo sgrassatore più potente è efficace.
    Chi ci guadagna?
    Sicuramente non i reggiani.
    Conclusione: espatriate.
    Diventate vegetariani.
    Toglietevi il prosciutto dalla coscienza.
    Guardate oltre; non c’è rimedio.

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