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Processo appalti, Mescolini e il Pd,
il j’ accuse di Pennisi
Perché scricchiola il sistema Reggio

DI GIANLUCA TORTORA *

Gianluca Tortora

28/3/2023 – Mercoledì 22 marzo, con un giorno di ritardo rispetto alla Primavera, hanno preso avvio le udienze del processo sugli appalti del Comune di Reggio Emilia, che vedono come imputati, per i reati che vanno dal falso in atto pubblico, turbativa d’asta, rivelazione di segreto d’ufficio e corruzione, esponenti dell’amministrazione comunale. Le fasi e l’esito del dibattimento non devono costituire motivo di dibattito o di speculazione politica di bassa lega, in quanto prerogativa di un potere dello Stato, quello giudiziario.

Nondimeno si possono fare delle riflessioni circa le eventuali ricadute che la disclosure su episodi o situazioni cristallizzate nel corso delle indagini condotte dalla Procura possono svelare.

A riguardo preliminari e sconcertanti avvisaglie arrivano, come timidamente fino ad oggi si legge sugli organi di informazione, all’indomani delle prime audizioni dei testimoni dell’accusa al processo in corso, nel quale numerose sono state le astensioni da parte di esponenti della magistratura reggiana per motivi di incompatibilità. Sembrerebbe farsi luce quello che i testimoni, ascoltando in aula anche alcune conversazioni intercettate e presenti nel fascicolo processuale, hanno ipotizzato rispetto al “sistema degli appalti gestito dal Comune”. Si parla persino di “procedura consolidata e distorta di gestione della cosa pubblica”.

Comprensibile il rispettoso silenzio di chi vede sotto accusa alcuni dei suoi più importanti esponenti per fatti gravi, molto meno quello dell’opinione pubblica.

Quest’ultima, infatti, o non ha ben compreso cosa sembrerebbe realmente accaduto stante quanto sostenuto dalla pubblica accusa (Pubblico Ministero e Polizia Giudiziaria), oppure, se lo avesse compreso, non sembra ne sia rimasta sorpresa né sdegnata

Dinanzi a tale scenario viene allora da chiedersi dove alberghi oggi quella convinta fiducia riposta dall’opinione pubblica reggiana nel sistema giudiziario se, dinanzi ad alcune già dirompenti preliminari dichiarazioni emerse in udienza non è stata registrata nessuna reazione o presa di posizione.

In passato ricordo che anche solo in sede di indagini preliminari (prima che un indagato assumesse la veste di imputato nel procedimento) quando l’accusa era impersonata dal già Procuratore Marco Mescolini, si leggevano accuse e si prendevano le distanze dagli indagati in quanto già ritenuti colpevoli di quanto gli veniva solo contestato, soprattutto se di opposizione rispetto a chi governa da quasi un secolo la città. Mi chiedo pertanto se a seconda di chi eserciti l’accusa si possa plaudire o meno questo o quel Magistrato, come fossero beniamini che giocano una competizione sportiva. Circostanza che certamente non fa bene alla credibilità dell’amministrazione della giustizia ed alla fiducia che la collettività deve poter riservare alle istituzioni democratiche.

La contestazione montata nei confronti del già Procuratore di Reggio Emilia a suo tempo, rimosso dallo stesso Consiglio Superiore della Magistratura (CSM) per motivi di incompatibilità nel febbraio 2021, non prendeva le mosse da un rifiuto per un’accusa sostenuta in un procedimento penale, ma dalla circostanza che colui che aveva esercitato e guidato il filone di accuse, come sostenuto altresì dal più anziano ed esperto collega – il dott. Roberto Pennisi Sostituto Procuratore della Direzione Nazionale Antimafia, non fosse stato animato da terzietà.

Quell’indipendenza, invece, che la Magistratura invoca legittimamente e che tutti devono declinare con onore nelle sue fila per assolvere il proprio delicato incarico.

Quello che in realtà, da quanto si è appreso, non sarebbe accaduto nel momento in cui la nomina del Procuratore di Reggio Emilia sarebbe stata sostenuta e caldeggiata da esponenti politici del PD, così come i vari procedimenti hanno reso noto attraverso le conversazioni intercettate a Palamara e circolate ripetutamente.

Ma allora oggi dinanzi a queste prime dichiarazioni dei testimoni del processo che vede sul banco degli imputati esponenti del Comune, che atteggiamento assumere?

Non credere alle accuse formulate dai PM o cominciare a porsi qualche dubbio sull’operato dell’Amministrazione comunale? Agivano per interessi personali gli imputati? Ad oggi nessuna lettera di solidarietà è stata registrata, trattamento come ricordo fu riservato invece al Procuratore Mescolini da numerosi esponenti del PD e dell’associazionismo della sinistra reggiana qualche anno fa. Si teme possa emergere qualcosa di sconvolgente dalle deposizioni dei prossimi testimoni?

Ai posteri l’ardua sentenza di manzoniana memoria.

*Fratelli d’Italia

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