27/3/2023 – Una straordinaria giornata di sole ha salutato sabato mattina a Gazzano di Villa-Minozzo, nell’appennino reggiano, la conferenza pubblica dedicata all’ eroe dei Carabinieri Leone Carmana, medaglia d’oro al Valor Militare. Manifestazione promossa dal Centro Studi Italia, dall’associazione culturale Pietro e Marianna Azzolini e dall’associazione nazionale Volontari di Guerra-Federazione di Reggio Emilia, nel paese natale di Carmana e nella proprio nella piazza a lui intitolata, presenti i famigliari e adornata con un grande Tricolore.
Carmana è passato alla storia per aver affrontato da solo nel giugno 1920 a Spezia, in pieno “biennio rosso”, un gruppo bene organizzato di anarchici che aveva preso d’assalto la polveriera di Vallegrande della Marina Militare, per impossessarsi delle armi e dell’esplosivo lì costuditi. Decise di sostenere lo scontro da solo, dopo che i marinai di guardia al gigantesco deposito avevano lasciato passare i rivoluzionari, i quali avevano già raggiunto il portone principale. Sparò a più non posso, Leone Carmana, e la sua reazione fece fallire l’assalto: gli anarchici, circa settanta uomini armati, si ritirarono.
La figura del giovane carabiniere figlio della montagna (aveva 25 anni nel giugno 1920) e la vicenda di Vallegrande sono state approfondite dall’ingegner Cesare Danilo Gigli, dall’avvocato e storico Luca Tadolini e dal giornalista Pierluigi Ghiggini direttore di Reggio Report. Non trascurabile il contributo dato alla piena comprensione dei fatti di Vallegrande e del loro contesto storico. I documenti dell’epoca, come la relazione dei Vice Prefetto di Spezia all’indomani dell’assalto fallito, e gli studi successivi ha rivelato come l’assalto alla polveriera dovesse far scattare l’insurrezione della piazza militare, dell’Arsenale e delle fabbriche, con l’ammutinamento dei marinai delle navi della Regia Marina alla fonda nel Golfo spezzino. Insurrezione preparata dagli anarchici di Errico Malatesta e guidata dal gruppo dei “futuristi di sinistra” di Dante Carnesecchi (proprietario terriero, agitatore, combattente e intellettuale, ucciso nel 1921 da una squadra speciale di carabinieri in borghese), Renzo Novatore (alias Abele Ferrari) e Auro d’Arcola, al secolo Tintino Persio Rasi, giornalista, polemista ed editore di giornali anarchici negli Stati Uniti, dove morì nel 1963.
Insomma, alla Spezia si voleva “fare come in Russia” e creare una situazione rivoluzionaria, simile alla vicenda dell’incrociatore Aurora che a San Pietroburgo con le sue cannonate aveva dato il via alla Rivoluzione d’Ottobre.
Fu solo avventurismo, oppure quel piano aveva possibilità reali di successo? Difficile dirlo. E’ certo però che il coraggio di Carmana riuscì a fermare sul nascere quello che poteva diventare l’innesco di una insurrezione destinata a dilagare nell’Italia prostrata dalla guerra, dalla “spagnola” e diventata essa stessa una polveriera nel “biennio rosso” e poi nel “biennio nero” sino alla presa del potere da parte di Benito Mussolini.
Per questo si può dire che Leone Carmana molto probabilmente cambiò, col suo coraggio, il corso della storia d’Italia. Decorato, fatto più unico che raro, con la massima onorificenza militare subito dopo i fatti di Vallegrande, tornò in congedo nel suo paese di Gazzano. E morì giovane, a soli 32 anni, all’ospedale di Reggio Emilia, ufficialmente per una malattia. Ma sulla sua fine non tutto è chiaro. Ancora molto deve essere approfondito.
La manifestazione, sabato mattina, si è conclusa con la lettura della motivazione della Medaglia d’oro e la solenne deposizione di una corona d’alloro alla lapide di Carmana.
Infine la visita alla meravigliosa collezione di presepi di Antonio Pigozzi, maestro presepista di fama internazionale, e il conviviale all’ albergo Val Dolo di Civago.
pierluigi carnesecchi
31/03/2023 alle 00:38
la cosa particolare e’ che a La Spezia quel 4 giugno 1920, il destino fece incontrare gente che con Villa Minozzo aveva a che fare
Leone Carmana , Dante Carnesecchi la cui madre era nativa di Villa Minozzo , Renzo Novatore che da quelle parti (forse dai parenti del Carnesecchi)aveva trascorso parte della latitanza per diserzione. E Enrico Zambonini ivi nativo che alcuni dicono facesse parte del gruppo di anarchici assalitori della polveriera