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L’assassinio dell’attivista sindacale Ranjeet Bains
Condannati a 10 anni i due fratelli indiani autori del delitto

29/3/2023Dieci anni di reclusione per omicidio preterintenzionale: è la condanna comminata dal Gup di Reggio emilia Dario De Luca a conclusione del rito abbreviato, nei confronti dei fratelli Charanjit Singh e Paramjit Singh, di 43 e 42 anni, riconosciuti colpevoli della morte del connazionale Ranjeet Bains, residente a Motteggiana di Mantova, che fu pestato senza pietà il 7 febbraio 2022 nell’azienda metalmeccanica ‘Quattro B‘ a Codisotto di Luzzara. Bains, 38 anni, operaio e attività sindacale della Fiom, era padre di due bambini

Ranjeet Bains, ucciso il 7 febbraio 2022


Secondo la ricostruzione accusatoria, entrambi presero a calci e pugni la loro vittima per poi colpirlo almeno tre volte con un badile in testa, al collo e alla schiena. Dalle prime testimonianze era emersa l’ipotesi che i due indiani volessero costgringere Bains ad abbandonare quel posto di lavoro, a favore di un loro parente.


Ieri mattina prima della sentenza gli imputati hanno reso dichiarazioni spontanee, chiedendo scusa e sostenendo che non volevano causare la morte del loro collega. Gli avvocati difensori Angelo Russo, Annalisa Guano (per Paramjit) e Giuseppe Migale Ranieri (per Charanjit) hanno chiesto il minimo della pena. Il pm Forte aveva ritenuto sussistenti i futili motivi, individuati nella sproporzione dell’azione aggressiva: nonostante le indagini accurate, non è stato però possibile individuare un movente certo.


I parenti della vittima sono tutelati dagli avvocati Francesco Tazzari e Mauro Intagliata: in base alla dinamica dei fatti, avevano chiesto la condanna per omicidio volontario. Si è costituita parte civile anche la Fiom Cgil, rappresentata dall’avvocato Federica Riccò. Bains era un iscritto di lunga data alla Fiom e svolgeva attività sindacale, per la quale era stato più volte minacciato.


Secondo gli avvocati Tazzari e Intagliata, “Bains è stato ucciso perché rappresentava un modello di integrazione inviso ai connazionali che avevano trasformato l’ambiente di lavoro in una contesa tra gruppi contrapposti. A nostro avviso nel processo andava coinvolto anche il titolare, che era a conoscenza del clima di tensioni: nei suoi confronti agiremo in sede civilistica”.  Migale Ranieri ha annunciato ricorso in Appello.

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