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Una piazza tutta tricolore per i martiri delle foibe
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Ma dal Comune l’ultimo sfregio: negazionista in cattedra il 10 febbraio

4/2/2023 – E’ stata un successo indiscutibile, nonostante il solito black out istituzionale, la manifestazione per il Giorno del Ricordo in memoria dei martiri delle foibe istriane e giuliane, questa mattina in piazza Prampolini a Reggio Emilia (in anticipo di sei giorni sulla data del 10 febbraio).

Manifestazione colorata di tricolore (le foto in questa pagina) e con la presenza di una delegazione di profughi istriani e dei loro discendenti che hanno parlato davanti a un centinaio di persone invitati a Reggio dal comitato organizzatore, dal Centro studi Italia dell’avvocato Luca Tadolini e dall’associazione Pietro e Marianna Azzolini.

La delegazione istriano dalmata ha portato anche un elenco di una trentina di reggiani infoibati o uccisi dall’esercito titino (in buona parte funzionari statali e soldati).

Il comune di Reggio non solo ha disertato la manifestazione, ma quest’anno ha deciso di superarsi invitando a parlare a Reggio il prossimo 10 febbraio, insieme all’Anpi, lo scrittore della propaganda riduzionista Federico Tenca Montini, autore della “Fenomenologia di un martiriologio mediatico“, il cui titolo dice già tutto.

La pretesa patina “scientifica” del pamphlet non riesce a mascherarne i contenuti al limite del negazionismo. Per Tenca Montini le foibe vanno spiegate all’interno di una particolare “complessità” (in altri termini, i titini fecero bene a far fuori gli italiani) e comunque le loro dimensioni sono state dilatate – sostiene lo scrittore – in un’operazione mediatica funzionale al risorgente nazionalismo italico.

L’elenco dei reggiani fatti fuori dall’esercito titino

Niente di particolarmente nuovo nel ciarpame di quelli che continuano a non riconoscere la particolarità tutta italiana del Giorno del Ricordo come una celebrazione di tutti. Ma è stupefacente come il Comune di Reggio arrivi a dileggiare la memoria delle foibe invitando uno scrittore che riduce il “fenomeno” a un volgare progetto propagandistico della destra. E infatti critiche severe al sindaco Vecchi sono arrivate, nel corso della manifestazione da Marco Eboli, storico leader della destra reggiana, ex. consigliere comunale, oggi di Fratelli d’Italia, e dal capogruppo della Lega Roberto Salati. Eboli, in particolare, ha notato come ai tempi del sindaco Delrio vi fosse maggiore apertura (Reggio ospitò anche agli Stalloni una importante mostra sulle foibe e l’occupazione di Trieste dell’Istituto storico della Resistenza del Friuli), mentre con Vecchi si è tornati indietro di gran carriera. Lo stanno a dimostrare la vergognosa vicenda dell’intitolazione (mancata) della via a Norma Cossetto, e ora la conferenza del 10 febbraio, che del resto fa il paio con quella del 28 gennaio del negazionista Eric Gobetti a Scandiano.

Ora, non si tratta di togliere il diritto di parola persino a negazionisti e apparentati, tuttavia su temi sensibili come questo è indispensabile almeno un confronto , un contradditorio tra voci differenti, se si vuole fare un’operazione rispettosa dei fatti e della memoria. Nel rito reggiano invece tutto questo non può ancora avvenire, anche se siamo nel terzo millennio e a 78 anni dalla fine della guerra. In fondo, questa è la città dove negli anni 50, caso unico in Italia, si festeggiava l’anniversario dell’Armata Rossa. E’ la città che non ha fatto ancora i conti col suo dopoguerra, e dove si continua a sostenere apertamente, senza alcuna vergogna, che “dopo la guerra ne ammazzarono troppo pochi” e che, volendo, nei cavoun ci sarebbe ancora tanto posto…

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Una risposta a 1

  1. Laurentia Azzolini Rispondi

    05/02/2023 alle 00:22

    Una vergogna grandissima che Reggio Emilia continui a negare la verita’ storica delle foibe, invitando pseudo
    storici che negano o minimizzando questo dramma delle popolazioni del nostro confine orientale

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