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Saman, nuova udienza il 17 marzo
Battaglia sulle testimonianze del fratello
e del fidanzato, minacciato di morte

17/2/2023 – Il processo per il femminicidio di stampo tribale della giovane pakistana Saman Abbas, avvenuto a Novellara la notte del 1° maggio 2021, riprenderà il 17 marzo davanti alla Corte d’Assise di Reggio Emilia con l’audizione dei primi testimoni indicati dalla Procura, personale di polizia giudiziaria che ha svolto le indagini sull’omicidio.

Per quella data, inoltre, si saprà se è possibile processare in videoconferenza il padre Shabbar Abbas, attualmente in carcere in Pakistan, dove è in atto un singolare filibustering giudiziario per evitare o rinviare il più possibile l’estradizione verso l’Italia.

La Corte si è invece riservata la decisione sulle richieste delle difese degli imputati di risentire il fratello e il fidanzato di Saman, già ascoltati nel 2021 in incidente probatorio. Una decisione che probabilmente verrà presa dai giudici più avanti, alla luce di quello che emergerà dal dibattimento.

Riserva anche sulle richieste di perizie tecniche avanzate dalla difesa dello zio Danish Hasnain, tra l’altro su geolocalizzazione dei telefoni degli indagati la notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 e sul sistema di videosorveglianza dell’azienda agricola di Novellara.

Sono invece stati ammessi tutti gli altri testimoni chiesti dalle parti: oltre agli investigatori e consulenti tecnici, anche operatori dei servizi sociali, altri componenti della famiglia Abbas e colleghi di lavoro degli imputati. Tra i testimoni ammessi, anche la compagna di Danish Hasnain, all’epoca dei fatti in Pakistan e arrivata di recente in Italia.

L’AVVOCATO DEL FIDANZATO: SAQIB MINACCIATO, HO CHIESTO IL VISTO DI TUTELA PER I GENITORI

“Ho sentito che l’avvocato di Danish Hasnain ha ringraziato le istituzioni per aver fatto arrivare in Italia la compagna del suo assistito. Io non posso fare lo stesso, nonostante abbia chiesto da un anno e mezzo al ministero degli Esteri e all’ambasciata a Islamabad di far venire in Italia i genitori di Saqib”. Lo ha detto al termine dell’udienza l’avvocato Claudio Falleti, difensore di parte civile per il fidanzato di Saman Abbas. Il giovane, anch’egli pakistano, è stato vittima di minacce “per cui è in corso un procedimento a Frosinone e così anche i suoi familiari in patria”, ha spiegato Falleti, precisando di aver chiesto per i genitori del ragazzo “un visto con validità territorialmente limitata per ragioni di tutela”.

L’AVVOCATO CATALIOTTI: LA COMPAGNA DI HASNAIN E’ IN ITALIA ED E’ RINTRACCIABILE

“Non indico il luogo in cui si trova”, ma la compagna di Danish Hasnain, che ha fatto ritrovare il corpo della nipote e ora accusa del delitto la madre di Saman, “è oggi rintracciabile e suscettibile di essere coinvolta personalmente in questo procedimento”. Lo ha detto l’avvocato Liborio Cataliotti, che ha inserito la donna nella sua lista di testimoni. La compagna di Hasnain, all’epoca dei fatti, cioè tra aprile e maggio 2021, si trovava in Pakistan. L’1 maggio ebbe uno scambio con il compagno, via chat e su questo sarebbe in grado di riferire. “Abbiamo fatto un lavoro fatto bene”, era la frase che Danish le avrebbe scritto, il giorno dopo il delitto. La donna ora sarebbe in Italia “e ringrazio le istituzioni che si sono adoperate per questo”, ha detto Cataliotti.
Nel corso dell’udienza l’avvocato di Hasnain ha insistito sulla necessità di risentire il fratello minore di Saman (accusatore dello zio, che aveva cercato di farlo espatriare in Francia) e del fidanzato della giovane perchè dopo le loro audizioni, avvenute il 18 giugno e il 23 luglio 2021 nella forma dell’incidente probatorio, ci sono state “sopravvenienze istruttorie”. “E’ in corso – ha detto Cataliotti – un accertamento sulla dinamica dei fatti, per capire chi ha compiuto l’omicidio, come e con quali mezzi”. Hanno chiesto di risentire i due giovani anche gli avvocati dei cugini di Saman, Luigi Scarcella per Nomanhulaq Nomanhulaq e Mariagrazia Petrelli per Ikram Ijaz.

Si è opposto senza riserve, invece l’avvocato Falleti, difensore del ragazzo di cui Saman era innamorata e col quale voleva sposarsi liberamente, dopo aver detto no a un matrimonio combinato dal clan.

Il “forte stress” subito dalla vicenda e “le minacce subite, oggetto di altro procedimento penale, che arrivavano a ogni sua uscita pubblica” sono due elementi su cui ha insistito il legale per opporsi a una nuova testimonianza del suo assistito: “Non essendoci ulteriori nuove circostanze – ha tagliato corto – non è necessario chiamarlo a deporre.

Come detto, la Corte si è riservata di decidere nel corso del dibattimento.

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