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Il sultano dell’Oman sceglie la Camerata Musicale di Parma
per la festa del suo terzo anniversario
A Muscat musiche arabe, Beethoven, Verdi e la bacchetta di Domingo

DI CORRADO GUERRA

Corrado Guerra

22/1/2023 – La trasferta in Oman dei 67 elementi schierati dalla Camerata Musicale di Parma è stata un successo: il coro, diretto da Martino Faggiani, e l’orchestra omanita, per l’occasione sotto la bacchetta del blasonato Placido Domingo, affiancato da Hamdam Al Shaely, direttore stabile della Royal inSymphony Orchestra, hanno sedotto il Sultano Haitham bin Tariq al Said che ha voluto festeggiare così il terzo anniversario del suo insediamento con musiche arabe e composizioni di Beethoven e, soprattutto, Verdi alla Royal Opera House di Muscat, la capitale. In programma un repertorio di brani classici della tradizione musicale europea e della musica omanita.

Alla trasferta araba promossa dalla Camerata Musicale di Parma hanno preso parte anche artisti del coro provenienti dall’Opera di Roma e da Santa Cecilia, dallo Sferisterio di Macerata e dal Comunale di Piacenza, tutti accomunati dal desiderio di fare musica insieme e diffondere la passione per la cultura musicale italiana. Durante la tournée si sono gettate anche le basi di una vera collaborazione artistica: l’impegno della Camerata Musicale di Parma a far crescere, con periodici workshop mirati, i musicisti del coro di Muscat non escludendo, come traguardo, una loro possibile esibizione in future produzioni italiane; e un canale privilegiato tra Oman e Parma per continuare a garantire alla Camerata Musicale di Parma occasioni di crescita artistica e lavorativa probabilmente ampliando il raggio di azione in Paesi lontani dalla nostra tradizione musicale ma assetati di avvicinarsi ad autori che per grandezza artistica non hanno confini.

UN DELICATO RISVOLTO TUTTO PARMIGIANO

Ma la trasferta omanita della Camerata Musicale di Parma ha anche un delicato risvolto tutto parmigiano. A poche settimane dall’ insediamento del nuovo direttore generale del Teatro Regio, Luciano Messi (erede dell’ingombrante Anna Maria Meo protagonista, sul finire del suo mandato, di un duro braccio di ferro con la Cooperativa degli artisti del coro di Parma per aver dato spazio all’Orchestra e al Coro del Teatro Comunale di Bologna) e alla vigilia della presentazione, ormai imminente, del cartellone del Festival Verdi 2023, tutti i principali protagonisti della vita musicale parmigiana si stanno studiando e attendono segnali reciproci.

L’obiettivo è recuperare quella massa critica che per qualità e quantità di attività ha eletto Parma a casa riconosciuta di Verdi, superando collaborazioni mal presentate e mal digerite dall’appassionato pubblico della lirica parmigiana. Un obiettivo condiviso a parole e per il quale ci sono già stati contatti incrociati. Ora si attendono i fatti.

In questo quadro l’attività della Camerata Musicale di Parma, che proprio per questa trasferta non è stata risparmiata da critiche eterodirette, per usare le parole del suo presidente Michele Lai intende essere un megafono, un organo di ulteriore divulgazione della qualità e dei protagonisti del fare musica a Parma e per Parma. Di qui il passaggio, indicato come necessario, di stringere quanto prima con il Teatro Regio una convezione che possa prevedere la massima collaborazione per un impiego sinergico delle forze artistiche e calendarizzare attività in grado di continuare a far crescere, per qualità e impegno, gli artisti del coro già all’attivo del teatro e rinnovato in occasione della nascita del Festival Verdi, 23 anni fa.

Un processo in linea con le finalità stesse della associazione Camerata Musicale di Parma, costituitasi due anni fa grazie all’iniziativa dei soci fondatori: il presidente Michele Lai, la vicepresidente Ernesta Scabini, il direttore artistico Martino Faggiani, i consiglieri Manuel Ferrando e Cristina Bersanelli. Scopo primario dell’associazione è promuovere il coro del Teatro Regio, in modo da dare più continuità lavorativa agli artisti che ne fanno parte.

“Le fondazioni lirico sinfoniche hanno cori in organico – ha spiegato Lai – mentre il Teatro Regio di Parma, come tutti i teatri di tradizione, non ha masse artistiche dipendenti, quindi si avvale di convenzioni. Non abbiamo un’esclusiva, ma da ormai molti anni il Coro del Teatro Regio, sotto forma di Cooperativa Artisti del Coro di Parma, ha una convenzione con la Fondazione Teatro Regio. Purtroppo, le produzioni nel post-covid si sono ridotte. Visto il pregio artistico della formazione, la nostra idea è promuoverla all’esterno di questo splendido Teatro”. Le premesse di un felice esito per questa offerta di collaborazione ci sono tutte, ma l’esito non è scontato.

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