I profitti crescono molto più velocemente del costo del lavoro, mentre i salari sono fermi al palo, e addirittura diminuiscono: questa la fotografia dello stato di salute dell’industria reggiana, scattata dall’ufficio studi della Cgil di Reggio Emilia con l’analisi comparata dei bilanci di ben 857 imprese metalmeccaniche depositati in Camera di Commercioo dal 2016 al 2021. Il report, presentato oggi nel corso di una conferenza, arriva a tre anni dall’ultima analisi di settore realizzata dalla Fiom Cgil reggiana e “getta luce sul reale andamento del settore metalmeccanico della nostra Provincia”.
“Il confronto con il 2016 – rivela il rapporto -vede una crescita di oltre il 50% della metalmeccanica, per quanto riguarda il valore della produzione (come somma dei fatturati), e un aumento del 164% del valore complessivo di utile netto, che l’anno scorso ha raggiunto il record di 687 milioni di euro di profitti al netto delle tasse”.
“Questi dati descrivono un settore metalmeccanico economicamente solido e molto dinamico, ma al contempo troppo diseguale con un’ingiusta distribuzione della ricchezza prodotta”, sottolinea la Fiom Cgil di Reggio Emilia.
L’analisi vede un andamento dell’utile netto complessivo negli ultimi tre anni del 52,33% mentre il costo del lavoro aumenta solo dell’11,34%.
“La velocità di crescita dei profitti è cinque volte superiore alla velocità di crescita del costo del lavoro, e questo è indicatore di una cattiva distribuzione della ricchezza prodotta”, afferma Matteo Gaddi che per la Cgil ha svolto l’elaborazione.
Nelle imprese metalmeccaniche reggiane considerate nel campione, dove lavorano oltre 30 mila addetti, sono stati accumulati 687 milioni di utili netti, 236 milioni in più del 2018.
Solo negli ultimi tre anni sono stati accumulati utili netti dalle imprese metalmeccaniche per un valore di oltre un miliardo e mezzo di euro.
“L’anno 2018 è stato l’anno record per il settore metalmeccanico reggiano, con il valore di utili più alti del decennio, e l’anno 2021 supera l’anno d’oro di oltre il 50%, mostrando un andamento mai visto nella storia della nostra Provincia.
I dati forniti dalla Camera di Commercio e da Unindustria Reggio Emilia nelle settimane scorse inoltre descrivono un andamento nel primo semestre del 2022 che migliora ancora l’andamento del 2021″.
“Questi dati mettono in una luce diversa le parole che spesso ascoltiamo ai tavoli di trattativa”, dichiara a sua volta Simone Vecchi, segretario provinciale della Fiom.
Per questa ragione “la Fiom di Reggio Emilia, ovunque siano presenti propri delegati, presenterà richieste salariali aggiuntive: nelle imprese in cui sono stati stipulati accordi negli ultimi mesi o negli ultimi anni saranno richiesti 600 euro aggiuntivi di rimborsi energetici, come reso possibile dal Decreto Aiuti, e 200 euro di buoni benzina“.
Nelle imprese in cui i contratti aziendali invece sono appena scaduti verranno richiesti aumenti salariali fissi cercando di salvaguardare il potere d’acquisto di tutti i lavoratori.
“Comprendiamo le preoccupazioni degli imprenditori per il prossimo inverno – aggiunge Vecchi- ma con questi dati serve davvero coraggio per negare quanto stiamo richiedendo e chiederemo nelle imprese”.
Dall’analisi poi emerge un dato che contraddice la narrazione di questi anni, soprattutto per quanto riguarda il periodo del Covid e l’andamento delle imprese nell’anno della pandemia.
“Nel 2020 tre aziende metalmeccaniche su quattro hanno fatto utili, e il 45% del campione ha visto crescere gli utili rispetto al 2019 – spiega ancora Gaddi – mentre nel 2021 ben l’85% delle imprese ha fatto utili, un dato che va al 93% se parliamo del campione delle maggiori cento imprese reggiane, quelle che da sole rappresentano la stragrande maggioranza del fatturato e dei dipendenti”.
Questi dati sono confermati e rafforzati dall’analisi dell’andamento del valore aggiunto complessivo. Gli economisti guardano al “valore aggiunto” per quantificare l’effettiva ricchezza prodotta nelle imprese al netto dei costi di produzione come l’energia, i materiali, i servizi esterni, quindi si tratta della ricchezza prodotta dal lavoro.
Il settore metalmeccanico reggiano ha visto crescere il valore aggiunto del 24,58% dal 2018 al 2021 e del 55,69% se si fa riferimento al al quinquennio 2016-2021.
“La torta della ricchezza cresce decisamente, ma la fetta che va agli utili cresce molto di più – aggiunge Gaddi – aumentando di undici punti percentuali in cinque anni mentre nello stesso periodo la fetta di ricchezza che va ai lavoratori è diminuita di circa nove punti percentuali”.
“Nei prossimi giorni i delegati Fiom Cgil, insieme all’Organizzazione sindacale, chiederà alle imprese di dare una prova di responsabilità sociale – conclude Simone Vecchi – perché è evidente che di fronte ad un’inflazione straordinaria e a utili crescenti con queste dimensioni è necessario dare risposte adeguate ai propri dipendenti. Speriamo non si debba arrivare a scioperare in tutte le imprese per poter garantire ai lavoratori e alle lavoratrici metalmeccaniche un pezzettino in più di quella torta”.
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fausto poli
25/09/2022 alle 12:28
Buonasera: l’economia reale e’ questa: mi pare giusto allora, allora, che si aumentino gli stipendi. Anche alla luce delle bollette e del carburante con crescite incontrollate. La tesoreria dello Stato non puo’ solo guardare a casa Sua………..