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L’intervista a Paolo Bellini
Polemiche strumentali dal sapore pre elettorale
Pubblichiamo l’autorizzazione del magistrato di Sorveglianza

DI GIAN PAOLO PELIZZARO, GABRIELE PARADISI, PIERLUIGI GHIGGINI

8/9/2022 – Siamo costretti a tornare, nostro malgrado, sulla pretestuosa e incresciosa polemica sollevata dal presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage di Bologna circa l’autorizzazione concessa dal Tribunale di Sorveglianza di Roma all’intervista a Paolo Bellini per chiarire come stanno le cose.

Sgombriamo il campo da congetture, ipotesi e illazioni.

Ribadiamo che prendersela con il magistrato di Sorveglianza che ha formato l’autorizzazione è, a nostro avviso, una cosa assurda.

Ecco i fatti.

Noi – conoscendo la delicatezza del caso – dopo essere stati contattati da Paolo Bellini già nel mese di aprile scorso, abbiamo appreso dal diretto interessato della sua esigenza di essere intervistato per poter raccontare la sua versione dei fatti circa oltre 40 anni di accuse e inchieste.

Una esigenza, quella di Bellini, maturata dopo la sua condanna all’ergastolo per concorso in strage del 6 aprile 2022 e che sente come una enorme e insostenibile ingiustizia.

Sapendo che Bellini, come collaboratore di giustizia, era ed è in un particolare regime detentivo, prima di procedere all’intervista (cosa che, in quanto giornalisti, avremmo potuto fare senza chiedere alcuna autorizzazione), abbiamo sentito l’esigenza di rispettare i comprensibili timori dello stesso Bellini e di richiedere, formalmente, una autorizzazione al Tribunale di Sorveglianza.

Questo è stato fatto il 1° giugno 2022 con una istanza motivata indirizzata al presidente del Tribunale di Sorveglianza di Roma in cui, fra l’altro, si rendeva noto che l’intervista poteva essere videoregistrata a distanza.

Il 2 giugno 2022, abbiamo reinoltrato l’istanza, modificata secondo le indicazioni ricevute e abbiamo allegato i nostri documenti di riconoscimento.

Dopo una serie di ulteriori interlocuzioni con il magistrato delegato, abbiamo appreso che la nostra istanza per poter essere esaminata doveva essere corredata da una richiesta scritta specifica firmata dal diretto interessato (e cioè da Paolo Bellini) in cui lui stesso doveva, nero su bianco, chiedere al Tribunale di Sorveglianza di poter essere intervistato da noi, così come da istanza del 1° giugno 2022.

Questa integrazione con la richiesta scritta firmata da Paolo Bellini corredata dal suo documento di riconoscimento è stata inviata al Tribunale di Sorveglianza di Roma martedì 21 giugno 2022, alle ore 10:51.

Il 23 giugno 2022, il magistrato competente firmava in calce alla nostra email del 21 giugno e autorizzava quanto richiesto con le seguenti prescrizioni: divieto di divulgare l’immagine (cioè il volto) di Paolo Bellini e divieto di svelare il suo domicilio.

Intervista a Bellini: l’autorizzazione del Magistrato di Sorveglianza

Lo stesso giorno venivamo informati per le vie brevi che noi eravamo, ma soprattutto Paolo Bellini, autorizzati a fare l’intervista videoregistrata a distanza con il divieto di mostrare il volto dell’intervistato (per motivi di sicurezza) e il divieto di svelare il suo domicilio.

L’autorizzazione formale, va detto in modo chiaro, non è stata notificata a noi in quanto giornalisti, ma al diretto interessato e cioè a Paolo Bellini tramite la polizia giudiziaria.

Ciò è stato fatto il 27 giugno 2022.

Noi abbiamo ottemperato pedissequamente a quanto stabilito nella autorizzazione concessa dal magistrato competente.

Creare un polverone, a scoppio ritardato, prendendosela con il magistrato che ha firmato l’autorizzazione ad intervistare Paolo Bellini non solo è pretestuoso, ma – vista la tempistica – sembra essere più che altro un maldestro tentativo di buttarla in caciara per motivi politici in vista della prossima tornata elettorale del 25 settembre.

Il nostro saggio-articolo sull’intervista a Paolo Bellini intitolato “L’infiltrato” è stato pubblicato su questa testata il 31 luglio 2022.

Perché aspettare oltre un mese per sollevare questa ignobile polemica?

Qui non ci sono né giochini né manovre occulte.

Tutto è stato fatto alla luce del sole, in modo trasparente e con un eccesso di zelo da parte nostra nel rispettare le esigenze, le istanze e le raccomandazioni di tutte le parti interessate.

Il resto è stato un lungo e faticoso lavoro giornalistico che potrà, speriamo, servire ai cronisti e agli storici di domani per capire come sono andate realmente le cose in questo processo senza precedenti, in cui tutti i presunti mandanti morti da anni sono stati, comunque, portati alla sbarra in modo surrettizio senza alcuna possibilità di difesa.

L’ultimo Giudice sarà sempre e comunque la Storia.

(Gian Paolo Pelizzaro, Gabriele Paradisi e Pierluigi Ghiggini)

La richiesta al giudice di Sorveglianza
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