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Casalgrande ricorda Umberto Farri , ucciso 76 anni fa da killer col fazzoletto rosso
Sabato l’omaggio di sindaco e consiglieri alla tomba del sindaco socialista

25/8/2022 – In occasione dell’anniversario dell’attentato avvenuto il 26 agosto 1946, una delegazione dell’amministrazione comunale di Casalgrande composta da sindaco, presidente del Consiglio Comunale e diversi consiglieri di maggioranza e minoranza, poserà sabato 27 agosto alle ore 10 alcuni garofani sulla tomba dell’ex primo cittadino Umberto Farri.

Farri, personalità socialista, perseguitato dal fascismo e inviso ai comunisti, sindaco del primo dopoguerra e della Liberazione, fu una delle ultime vittime della strategia di eliminazione fisica degli avversari politici messa in atto da una parte del Partito comunista nel reggiano, punto di caduta della mattanza con centinaia di morti iniziata già il 25 aprile.

“A due anni dall’intitolazione della sala consiliare – fa sapere l’amministrazione comunale di Casalgrande – vogliamo ricordare un Sindaco che in anni difficili ha saputo mettere in campo una grande visione tracciando un percorso di emancipazione per il nostro comune”.

Umberto Farri

Il 7 ottobre 1920 dopo alcuni mesi di commissariamento, Farri venne eletto Sindaco sulla base di un programma di pubblica utilità, creando un clima di collaborazione con le opposizioni per il suo sviluppo, una collaborazione per il bene della comunità.

In quegli anni difficili del primo dopoguerra c’era penuria di tutto, e tutto era da riorganizzare, in un quadro sociale molto difficile: per questo “cercò di favorire la partecipazione dei cittadini alla vita pubblica, per rafforzare il senso di comunità e accorciare la distanza tra la popolazione e le istituzioni”.

Farri portò avanti un programma di municipalizzazione dei servizi sociali impostando l’azione su binari di equità, attuò una politica di sviluppo delle abitazioni popolari; in quegli anni infatti spesso il mancato rinnovo dei contratti agrari lasciava molte famiglie prive di lavoro e alloggio. Questo disegno permise a molte di loro di non finire in mezzo alla strada.

Di pari passo, diede impulso alla creazione della Camera del lavoro per favorire l’impiego e il conseguente sostentamento delle famiglie. Inoltre diede il via alla costruzione delle scuole di Dinazzano e Salvaterra, oltre a creare un patronato scolastico per aiutare bambini e ragazzi dei ceti meno abbienti ad accedere all’istruzione.

Seppe dare anche un grande impulso ai lavori pubblici, attivando in questo modo un processo virtuoso che portò all’impiego di manodopera disoccupata, dando in parte risposta ad una grave piaga di quegli anni.

Per fare tutto questo servivano fondi: con grande coraggio, contrasse mutui importanti con istituti di credito, impostando anche una seria revisione della fiscalità, improntandola ad un criterio di maggiore equità e chiamando ad un maggiore a contributo i ceti più abbienti.

Umberto Farri non si piegò mai al fascismo: fu uno dei promotori del CNL dal quale alla fine della guerra, nel 1945, ricevette nuovamente l’incarico di Sindaco che venne riconfermato alle elezioni del marzo successivo.

La sera del 26 agosto 1946, mentre si trova seduto in poltrona nella sua abitazione di Salvaterra, alcuni individui fanno irruzione esplodendo alcuni colpi di arma da fuoco che lo raggiungono in varie parti del corpo. Farri sopravvive miracolosamente all’agguato. Viene trasportato all’ospedale di Reggio Emilia, dove però cessa di vivere nella tarda sera del 27 agosto, dopo un disperato intervento chirurgico. I colpevoli dell’omicidio, mascherti con fazzoletti rossi, non sono mai stati individuati dalla giustizia, ma è storicamente accertato che l’attentato (un mese prima avevano colpito il sindaco socialista di Reggiolo Egisto Lui, e il 18 giugno don Pessina era morto crivellato di colpi sul sagrato di San Martino Piccolo a Correggio) fu ordito ed eseguito da ex partigiani comunisti.

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