Archivi

Un reclutatore di terroristi a Fabbrico
Tahir Yaseen, carpentiere pakistano, tirava le fila di una cellula islamista
I retroscena dell’arresto

9/6/2022 – Si è avvalso della facoltà di non rispondere, davanti al giudice di Genova, il carpentiere pakistano Yassen Tahir, di 24 anni, in Italia con lo status di rifugiato, residente a Chiavari e arrestato martedì 7 giugno a Fabbrico, dove viveva da oltre un anno. Con altri tredici pakistani finiti in manette in diverse città d’Italia, Yaseen è accusato di associazione con finalità di terrorismo internazionale nell’ambito di un’inchiesta della procura di Genova e della Direzione distrettuale antimafia e antiterrorismo sulla formazione in Italia di una cellula islamista del Gruppo Gabar.

È proprio intorno alla figura di Yaseen che ruotava tutto il progetto,  secondo l’inchiesta della procura e Digos genovesi che ha raccolto intercettazioni, video, audio, e ha tracciato spostamenti in Italia e Francia, collegamenti con altre cellule di Spagna e Grecia, documentando anche una molteplicità di incontri. Un gruppo in relazione con Hassan Zaher Mahmood, il pakistano di 27 anni che il 25 settembre 2020 aveva attaccato la ex redazione della rivista satirica Charlie Hebdo, a Parigi, ferendo a colpo di mannaia due assistenti di una casa dei produzione trasferitasi in quella che era la sede del giornale satirico, teatro della strage con 12 morti e 11 feriti avvenuta il 7 gennaio 2015. In un video del 20 aprile 2020 pubblicato da Tahir su YouTube, si vedono 8 persone e tra loro c’è proprio l’attentatore di Parigi.

Il gruppo Gabar a Parigi, in un’immagine diffusa dalla polizia

Il metalmeccanico rifugiato a Fabbrico è considerato il reclutatore della nascente filiale italiana del Gruppo Gabar. Il 24 settembre 2020, il giorno prima dell’attentato islamista alla vecchia sede del Charlie Hebdo a Parigi, sio trovava a Ventimiglia e dal ponente ligure faceva spesso la spola.

Nel 2019 era stato anche arrestato per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e nel 2020 segnalato dai francesi per attività correlate al terrorismo.

Il 22 febbraio viene fermato alla stazione Saint Lazare di Parigi con un coltello identico a quello usato nell’attentato: viene arrestato e resta detenuto in Francia fino al 19 aprile 2021. Poi torna in Italia, non più a Chiavari dove aveva vissuto per cinque anni, bensì a Fabbrico dove evidentemente poteva contenare su appoggi sicuri e dove infine lo ha arrestato dalla Digos, che lo controllava da un anno.

A Fabbrico Tahir è stato preso da solo, ma nei mesi scorsi secondo la Procura di Genova almeno cinque indagati si sarebbero riuniti più volte nella cittadina della bassa reggiana.

Una immagine postata da Yaseen

Nel reggiano Yaseen era diventato “punto di riferimento di una serie di soggetti, riconducibili al gruppo Gabar”, ha scritto il giudice nell’ordinanza: “Promuoveva, a partire dall’aprile 2021, la formazione di una cellula sedente ed operante in Italia, attraverso il reclutamento di sodali, l’individuazione di un covo, l’acquisto di armi, offrendo ospitalità e mantenendo rapporti e contatti con personaggi al vertice della organizzazione». Un rifugio sicuro per l’ operaio metalmeccanico, dove poteva ordire le sue trame e lanciare i suoi messaggi sui social in relativa tranquillità.

Le sue mosse erano monitorate giorno dopo giorno tra intercettazioni e controlli di gps e cellulari. «Ora bisogna andare in ogni città e trovare quelle 10 persone che mi servono…più saremo, meglio è…» si dicevano Tahir e i suoi sodali. E “tra due mesi comincio a comprare delle armi…”.

Postavano i loro video di propaganda su Youtube e TikTok, con in mano machete, coltelli e mitra mentre mimavano il gesto del taglio della gola, con messaggi quotidiani per fare proseliti, nei quali inneggiavano alla violenza.

Al tempo stesso il carpentiere pakistano invitava i compagni alla prudenza: “Qui in Italia non puoi creare un gruppo come in altri posti e non puoi fare quello che vuoi, qui se ti scoprono sei fottuto” diceva Tahir al “maestro”, senza tuttavia rinunciare al progetto: “Avremo un gruppo Gabar qui in Italia e uno in Spagna a Barcellona” e “poi troviamo una nostra tana”.

Nell’ordinanza di 80 pagine, il gip di genova Silvia Carpanini cita fra l’altro il video pubblicato il 15 giugno dove su Tik Tok Yaseen proclama: “Non alzare il piede verso di me perché ti taglio la gamba. Dici di tagliare le teste alle persone, ma non credo che tu valga così tanto da farlo. Non hai ancora capito con chi hai a che fare e sei convinto di te stesso ma quando avrai a che fare con Pardesi (soprannome dello stesso Tahir, ndr.) la smetterai di parlare come un pappagallo”.

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *