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Truffa della Postepay, furti, riciclaggio
Sgominata banda che agiva in tutta Italia
Sedici arrestati, 48 indagati, centinaia di colpi
per oltre un milione in un solo anno

16/6/2022Truffa delle Postepay: i Carabinieri di Reggio Emilia, sotto la direzione della Procura della Repubblica, hanno disarticolato un’associazione per delinquere che agiva in tutta Italia per “una serie indeterminata di delitti di furto, di utilizzo indebito di carte di pagamento, di truffa e di riciclaggio.

Debellato un giro d’affari fraudolento da oltre un milione di euro: 16 le persone arrestate e ben 48 gli indagati in quanto ritenuti responsabili di oltre 300 colpi tra furti e truffe commesse in tutta Italia. Tra questi alcuni parenti di persone con precedenti per associazione di stampo mafioso, emersi nelle inchieste Aemilia e Perseverance.

I risultati dell’operazione “Ghost“, condotta dai carabinieri della stazione di San Polo d’Enza, ormai specializzati nella caccia informatica agli autori di questo genere di truffe, sono stati presentati oggi pomeriggio nel corso di una conferenza stampa alla caserma Leone Carmana di Reggio Emilia tenuta dal comandante provinciale dei carabinieri, colonnello Andrea Milani, e il nuovo Procuratore della Repubblica Calogero Pagi, insediato a Reggio nella giornata di ieri.

L’indagine GHOST è stata così denominata “per le difficoltà emerse nell’identificazione degli autori materiali dei vari colpi, rivelatisi dei veri e propri fantasmi grazie soprattutto a terzi soggetti compiacenti che, dietro compenso, attivavano carte PostePay successivamente utilizzate dai “fantasmi” per commettere centinaia di delitti tra i quali truffe aggravate, utilizzi indebiti e riciclaggi”.

IL BILANCIO DELL’OPERAZIONE GHOST

Tredici persone sottoposte alla custodia cautelare in carcere, 3 agli arresti domiciliari, 1 sottoposto all’obbligo di presentazione quotidiana alla Polizia Giudiziaria, 48 persone complessivamente indagate, 55 delitti di «furto aggravato» compiuti prevalentemente nella provincia di Reggio Emilia scoperti, oltre a 212 delitti di «truffa aggravata» compiuti in tutta Italia. Nel complesso sono 448 i capi di imputazione contestati a vario titolo agli indagati, e 6 i redditi di cittadinanza per i quali è stata richiesta la sospensione all’Autorità Giudiziaria. Ben 900.000 record di traffico telefonico analizzato e un milione di euro la stima guadagni illeciti in meno di un anno (tra luglio 2018 e aprile 2019).


L’ attività investigativa era cominciata nell’ ottobre 2018 a opera carabinieri della Stazione di San Polo d’Enza. La Procura di Reggio Emilia, concordando con le risultanze investigative dei carabinieri, ha richiesto ed ottenuto dal GIP del Tribunale di Reggio Emilia una misura misure cautelare in carcere e agli arresti domiciliari nei confronti di 16 indagati.


Gli indagati sono ritenuti responsabili, a vario titolo, di associazione a delinquere finalizzata alla commissione di una serie indeterminata di delitti di furto, di utilizzo indebito di carte di pagamento, di truffa e di riciclaggio nonché per taluni concorso in furto aggravato, ricettazione, riciclaggio, truffa aggravata e reati di falso. Delitti perpetrati sull’intero territorio nazionale avuto particolare riguardo a questa provincia relativamente alla commissione degli oltre 50 furti.


L’operazione Ghost è scattata nelle prime ore di queta mattina fra il Trentino Alto Adige e l’Emilia Romagna: i carabinieri del Comando Provinciale di Reggio Emilia con il supporto di quelli dei comandi Arma territorialmente competenti hanno dato esecuzione alle misure cautelari in questione, rintracciando i destinatari che risiedono nelle province di Reggio Emilia , Bologna e Bolzano: Bolzano e hanno un’età compresa tra i 47 e i 24 anni. Nel reggiano gli arresti sono avvenuti in campi nomadi e abitazioni della provincia.

Le indagini dei militari di San Polo d’Enza erano cominciate il 28 ottobre 2018 a seguito di un furto nella canonica della parrocchia di San Polo d’Enza “con successivo utilizzo indebito delle carte elettroniche asportate in detta occasione e che venivano utilizzate per effettuare dei prelievi di denaro contante non autorizzati e delle ricariche in favore di carte PostePay successivamente risultate essere utilizzate esclusivamente per fini delittuosi”.


“Il lavoro complesso dei carabinieri – efficacemente coadiuvati dall’ufficio Antiriciclaggio di Poste Italianee corroborato da attività tecnica anche di natura intercettiva, permetteva di ricostruire un quadro esaustivo delle attività criminali gestite dagli indagati che agivano in 2 batterie distinte”, una attiva neifurti con successivo utilizzo indebito delle carte rubate, e l’altra nelle truffe via internet internet: in particolare la famosa truffa della ricarica al contrario presso ATM” , una piaga alla quale Striscia la Notizia ha dedicato numerosi reportage.


Vittime dei furti erano in prevalenza anziani, spesso attesi dai ladri all’esterno di supermercati e centri commerciali dove venivano avvicinati, distratti (con col pretesto di informazioni o falsi danni ai veicoli) e derubati di borse o borselli lasciati incustoditi sui veicoli, con con conseguente immediato saccheggio delle carte di pagamento mediante prelievi in contanti e ricariche a favore di carte PostePay in uso ai delinquenti associati.


COME AVVENIVANO LE TRUFFE

Spiegano i caraabinieri: “L’attività delittuosa ben più complessa posta in essere dal gruppo dedito alle truffe avveniva secondo due modalità distinte:

  • la prima mettendo online falsi annunci di vendita di prodotti o di affitto di case-vacanza, inducendo la vittima interessata all’affare a versare del denaro per pagare un acconto mediante ricarica a favore di una carta PostePay in uso al sodalizio, rendendosi in seguito irreperibili;
  • la seconda contattando inserzionisti che avevano pubblicato online annunci di vendita, fingendosi interessati all’acquisto e inducendole telefonicamente e in maniera fraudolenta ad eseguire presso vari sportelli ATM operazioni di ricarica di carte PostePay in uso al sodalizio facendo loro credere di ricevere il pagamento della merce posta in vendita. Spesso a fronte delle proteste dell’ignara vittima che si avvedeva dell’addebito sul conto i malviventi facevano ripetere le operazioni raddoppiando così il danno economico se non anche triplicarlo, quadruplicarlo.


“Proventi delittuosi quelli introitati dalla banda che venivano riciclati eseguendo successivamente, con le citate carte PostePay dove erano giunti i soldi, operazioni di prelievo e ricarica a favore di altre carte PostePay in uso al sodalizio nonché fittizi pagamenti tramite POS”.


“L’indagine ha permesso di disvelare e disarticolare un sodalizio criminale ben organizzato e strutturato che poteva contare su due figure chiave:

Il capo e organizzatore che decideva su quali carte PostePay fare pervenire i proventi delittuosi dei reati commessi dagli altri associati, che stava costantemente in contatto con gli autori dei singoli reati, comunicando loro i numeri delle carte su cui riversare i proventi delittuosi, coordinando sia l’attività degli associati che organizzando i gruppi di persone deputati alla commissione dei reati

– Una donna sempre con ruoli di verftice in seno al sodalizio che si occupava della pubblicazione degli annunci online comunicando agli altri associati i numeri delle carte PostePay da utilizzare per la commissione dei delitti di truffa.

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