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Truffa all’ Ausl: 5 milioni di mascherine taroccate
Sei indagati, anche un dirigente e il vicepresidente dell’Ordine dei Medici
Fatture false e sequestri. Una bici elettrica per pagare la corruzione

9/6/2022 – Sei persone sono indagate a piede libero per un maxi appalto per la fornitura di cinque milioni di mascherine per un totale di 5,6 milioni di euro, con un bando affidato in forma diretta dall’Ausl di Reggio Emilia a una ditta individuale di Trento. Corruzione, truffa aggravata, frode nelle pubbliche forniture, emissione e utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, le accuse ipotizzate a vario titolo dalla Procura Reggiana che coordina l’inchiesta ‘The Mask’.
A finire nel registro degli indagati dei pm Iacopo Berardi e Marco Marano, sono Pietro Ragni (ex risk manager dell’Ausl locale, ora in pensione e vicepresidente dell’Ordine dei Medici
reggiano), Giovanni Morini (ingegnere responsabile del servizio prevenzione e protezione della stessa Ausl), l’imprenditore trentino Paolo Paris, l’imprenditore Lorenzo Scarfone residente
nel Reggiano e due imprenditori stranieri (un francese e uno spagnolo).


Le indagini della Guardia di Finanza erano scattate nel marzo 2020: un anno dopo le Fiamme Gialle avevano sequestrato 2,2 milioni di mascherine della stessa partita d’appalto; dispositivi di protezione di tipo Ffp2 e chirurgiche, risultate poi – tramite una perizia – non essere conformi per uso medico.
Nei confronti di tre persone è quindi scattato il sequestro di di 320.000 euro ritenuti il provento delle
false fatturazioni e di altre 2,2 milioni di mascherine ancora custodite nei magazzini dell’Ausl di Reggio. Sequestrata anche la bici regalata da Paris a Ragni e ritenuta provento della corruzione (oltre alla promessa di consulenze dopo il pensionamento).

Inoltre, attraverso l’analisi dei flussi finanziari e della documentazione contabile delle società coinvolte, sono emerse emissioni ed utilizzo di fatture per operazioni inesistenti per 600.000 euro, volte ad abbattere anche le imposte e ulteriori 320.973 di fatture false.

LE INDAGINI


Le indagini condotte dalle Fiamme Gialle, coordinate dalla locale Procura della Repubblica reggiana, sono scaturite da autonoma attività d’intelligence degli investigatori che nel marzo del 2020, in piena pandemia, avevano focalizzato l’attenzione sull’improvvisa crescita di fatturato di un’azienda trentina a
seguito di un appalto per la fornitura di mascherine (circa cinque milioni di pezzi tra chirurgche e Ffp2) bandito dall’Ausl di Reggio Emilia del valore di 5,6 milioni. Era così emerso un presunto sistema illecito in danno dell’Azienda sanitaria emiliana. In particolare un patto corruttivo tra due funzionari infedeli dell’ente avrebbe consentito a diversi imprenditori italiani e stranieri – tra cui gli odierni indagati- non solo di
aggiudicarsi in via diretta l’ingente commessa, ma anche di fornire materiali non conformi e non adeguati all’uso medico previsto, come attestato da alcune perizie disposte dalla Procura.

L’ AUSL: SIAMO PARTE LESA

In merito all’inchiesta “The mask”, la Direzione dell’Azienda USL di Reggio Emilia precisa in una nota “che sarà parte lesa,  se verrà confermato che le mascherine acquistate nel marzo 2020 e attualmente sequestrate, non dovessero risultare idonee all’uso.

Relativamente ai dipendenti coinvolti, l’Azienda ha avviato un procedimento disciplinare in attesa di conoscere i risultati dell’inchiesta”.

IL PLAUSO DEL PREFETTO ROLLI

Il prefetto di Reggio Emilia Iolanda Rolli ha espresso oggi “grande soddisfazione per l’importante risultato
conseguito dal comando provinciale della Guardia di Finanza, che, nell’ambito dell’operazione “The Mask”, ha dato esecuzione ad una serie di sequestri preventivi emessi dal Giudice per
le indagini preliminari di Reggio Emilia, su richiesta della procura della Repubblica, nei confronti
di tre soggetti responsabili – insieme ad altri 3 soggetti indagati a piede libero – di fatti di
corruzione, truffa, frode nelle pubbliche forniture, emissione ed utilizzo di fatture per operazioni
inesistenti.

«Questo risultato – ha evidenziato il prefetto – è emblematico della capacità delle Fiamme
Gialle di lavorare su più fronti: proprio durante la fase più critica della pandemia, infatti, mentre
erano a lavoro per il controllo del territorio per assicurare il rispetto della normativa introdotta
per il contenimento della diffusione del contagio da COVID-19 e per l’accertamento delle specifiche misure per lo svolgimento in sicurezza delle attività produttive industriali e commerciali
delle Aziende autorizzate alla prosecuzione dell’operatività, i militari della Guardia di Finanza
hanno condotto una brillante attività d’intelligence, che testimonia l’attento e capillare impegno
svolto sul territorio”.

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