Archivi

Strage di Ustica: “Fu una bomba nell’aereo”
Chiesto il sequestro del relitto Itavia
per nuove indagini. L’ esposto integrale

L’ipotesi missile smantellata dai periti,
ma le fake news dominano sempre la scena

27/6/2022 – Nel 42mo anniversario della strage, l’Associazione per la Verità sul disastro aereo di Ustica, rappresentata da Giuliana Cavazza de’ Faveri (figlia di una delle vittime) e Flavia Bartolucci (figlia del generale Lamberto Bartolucci, già capo di S.M. dell’Aeronautica Militare, che si battè per anni contro l’accusa infamante di alto tradimento, da cui fu completamente assolto dopo un processo durato ben 272 udienze) ha presentato alla Procura della Repubblica di Bologna un esposto con richiesta di sequestro del relitto del Dc 9 Itavia partito da Bologna per >Palermo Punta Raisi, ed esploso in volo nel cielo tra Ponza e Ustica la sera del 27 giugno 1980, con 81 vittime. Esposto finalizzato alla riapertura delle indagini tecniche con gli strumenti più evoluti disponibili oggi, per arrivare una volta per tutte alla verità oscurata per decenni da una massa senza precedenti di depistaggi, cortine fumogene e fake news.

L’annuncio è stato dato nel corso del convegno di sabato a Bologna, a palazzo Isolani, su iniziativa dell’Associazione per la Verità. Convegno che ha resistito all’incredibile boicottaggio della Regione e al quale sono intervenuti, di persona e in collegamento video, personalità come Gregory Alegi (giornalista e storico), Eugenio Baresi, Franco Bonazzi, l’ingegner Antonio Bordoni, Francesco Farinelli, dell’ex senatore Carlo Giovanardi, Goran Lilia il giornalista ed ex senatore Paolo Guzzanti, Vincenzo Ruggero Manca, Aurelio Misiti (presidente della commissione d’indagine che porta il suo nome), il giornalista investigativo Gabriele Paradisi, Frank Taylor, Leonardo Tricarico.

A oggi non si ancora arrivati, in sede giudiziaria, a stabilire per quale ragione l’aereo esplose, nonostante migliaia di pagine di perizie, firmate da esperti di rilievo mondiale, abbiano asseverato che fu una bomba a esplodere nella parte posteriore del velivolo, quasi certamente nella toilette, escludendo senza incertezze l’ipotesi del missile. Del resto, anche le sentenze di assoluzione dei generali mandati ingiustamente sotto processo stabilirono che la “guerra nei cieli” è una ipotesi da fantascienza. Il convegno, (dal titolo significativo: La verità affiora in un mare di bugie) ha messo in campo, per l’ennesima volta, documenti inequivocabili.

L’intervento di Aurelio Misiti al convegno di Bologna

Nondimeno l’ipotesi “da fantascienza” della guerra aerea in tempo di pace contro l’Italia viene accreditata ormai, sul piano politico, nell’opinione pubblica, e anche istituzionale (come ha fatto persino il presidente della Regione Bonaccini) come una verità rivelata, cancellando senza alcun scrupolo, e per ragioni francamente oscure, una massa di prove contrarie. Anche oggi, nel corso della commemorazione ufficiale a palazzo D’Accursio – con un messaggio del presidente Mattarella – questa tesi è stata dominante, con l’aggiunta di una reazione significativa da parte dell’Associazione che fa capo a Daria Bonfietti e del Pd contro l’ Associazione per la Verità: segno che mettere in discussione la montagna di fake news che ha eclissato fatti, prove e verità, preoccupa e non poco i guardiani della “vulgata”.

In questo senso l’esposto, con richiesta di sequestro del relitto, presentato alla Procura felsinea dall’Associazione per la Verità, è un documento straordinario: in poche pagine sintetizza i risultati di anni e anni di indagini e di sentenze, depurandoli dalle fake news e costituendo già in sé un passo avanti verso la verità.

Di seguito ne pubblichiamo il testo integrale, oltre al link a Radio Radicale con la registrazione del convegno.

lL LINK A RADIO RADICALE

https://www.radioradicale.it/scheda/672135/alla-ricerca-della-causa-la-verita-affiora-dal-mare-di-bugie-convegno-sul-disastro

L’ ESPOSTO PER IL SEQUESTRO DEL RELITTO. IL TESTO INTEGRALE

PROCURA DELLA REPUBBLICA
PRESSO IL TRIBUNALE DI BOLOGNA

ILL. MO SIGNOR PROCURATORE

ESPOSTO

CON RICHIESTA DI SEQUESTRO

Le sottoscritte Flavia Bartolucci, nata a Riccione il 7 gennaio 1958 e residente a Roma via Ugo Bignami n. 30, in qualità di Presidente della Associazione per la Verità sul disastro aereo di Ustica – cfr. Atto
costitutivo e Statuto-, e Giuliana de’ Faveri Tron, nata a Bologna il 4 ottobre 1963 e residente a Monte San Pietro (BO) in via S. Martino 5, nella di qualità di erede di Anna Paola Pelliccioni (madre dell’esponente),
deceduta nel disastro aereo del 27 giugno 1980, espongono alla S.V. quanto segue al fine di sollecitare le indagini che saranno ritenute più opportune per individuare gli autori della predetta “Strage”.


Allo stato sono ancora sconosciuti mandanti e autori materiali del disastro aereo avvenuto la sera del 27 giugno 1980 ai danni del volo partito da BOLOGNA e diretto a PALERMO (ITAVIA IH870 ITIGI)
deflagrato sull’aerovia AMBRA 13 prima di raggiungere l’altezza dell’isola di Ustica. Fino ad oggi la ricerca, se mai è effettivamente avvenuta, è partita da ipotesi errate circa le cause della caduta dell’aereo Itavia.
Come non a tutti noto, il processo per Alto tradimento mediante attentato agli organi costituzionali (ex artt. 77 c.p.m.p. e 289 c.p.) a carico dei Generali posti ai vertici dello Stato Maggiore dell’A.M. nel 1980 si è concluso con sentenza emessa dalla Corte d’Assise d’Appello di Roma;
sentenza di assoluzione (perché il fatto non sussiste) n. 37/2005, pronunciata il 15 dicembre 2005 dalla I Corte di Assise di Appello di Roma, depositata il 6 aprile 2006. (cfr. allegato n. 1).

Tale sentenza è da leggersi unitamente alla sentenza n. 9174/07, pronunciata all’udienza del 10 gennaio 2007 dalla Sezione I Penale della Suprema Corte di Cassazione, che ha dichiarato inammissibile il ricorso del Procuratore Generale ed ha rigettato i ricorsi delle parti civili Presidenza del Consiglio dei Ministri e Ministero della Difesa (cfr. allegato n. 2).

Rinviando a quanto statuito nelle sentenze allegate, ci si limita ad evidenziare alla S.V. che nella motivazione della sentenza della Corte d’Assise d’Appello di Roma tra le altre cose si legge: “Questa Corte era ben conscia dell’impatto negativo di un’ulteriore sentenza di assoluzione anche nei confronti dei due generali ma a fronte di commettere un’ingiustizia, perché tale sarebbe stata la conferma della sentenza o una condanna, andare contro l’opinione pubblica non costituisce un ostacolo. In quel caso, allora, si sarebbe trattato di una vergogna perché si sarebbero condannati o ritenuti responsabili di un reato persone nei cui confronti vi era un difetto assoluto di prova. […]”altro è formulare ipotesi e altro è giudicare e con le prime non si può condannare alcuno pena la fine della democrazia e della libertà […] l’accusa non è altrimenti dimostrabile se non affermando come certo quanto sopra ipotizzato ma non vi è chi non veda in essa la trama di un film di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale”.

Per maggiore chiarezza espositiva si riporta un’estratto della vicenda giudiziaria 1 nonché delle sentenze citate nel testo ed allegate in copia integrale. Il processo di primo grado si concluse dopo circa 270 udienze celebrate ad un serrato ritmo settimanale con la sentenza del 30 aprile 2004 pronunciata dalla III Sezione della Corte di Assise di Roma; sentenza della quale si riporta di seguito il dispositivo:

P. Q. M.

Visti gli articoli 254 d.lgs.28 luglio 1989, n.271; 477 cpp del 1930; 531 cpp del 1988; 157 cp;
530 cpp del 1988;
dichiara non doversi procedere:
1°) nei confronti di B.L. in ordine alla contestazione di omesso riferimento alle autorità politiche dei risultati dell’analisi dei tracciati radar di Fiumicino/Ciampino;

2°) nei confronti dello stesso B. e di F.F. in ordine alla contestazione di aver fornito informazioni
errate alle autorità politiche escludendo il possibile coinvolgimento di altri aerei nella informativa scritta del 20
dicembre 1980;
perché, giuridicamente definiti i fatti sopra indicati come delitto di alto tradimento commesso con atti
diretti a turbare le attribuzioni del Governo a norma degli artt.289 comma 2° codice penale e 77 codice penale
militare di pace, il delitto stesso è estinto per intervenuta prescrizione.
Assolve F.F., M.C. e T.Z. dalla contestazione sopra indicata al punto 1°) per non aver commesso il
fatto;
assolve M.L. e T.Z. dalla contestazione sopra indicata al punto 2°) perché il fatto non costituisce
reato;
assolve B.L., F.F., C.M., T.Z. dal delitto in rubrica loro ascritto relativamente a tutte le residue
imputazioni perché il fatto non sussiste.


Avverso tale decisione fu proposto appello da parte degli imputati L.B. e F.F. contro la
dichiarazione di non doversi procedere per intervenuta prescrizione
. I motivi di appello
furono accolti e la sentenza di non doversi procedere per prescrizione fu
riformata dalla Corte d’Assise di Appello -Pres. Dott. Antonio Cappiello, cons.
Dott. Eugenio Mauro- che il 15 dicembre del 2005 ha assolto i Gen.li B. e F.
dall’imputazione loro ascritta perché il fatto non sussist
e.


Di seguito un ulteriore estratto della motivazione della sentenza d’appello:

  • p. 4: “La Commissione LUZZATTI, con relazione depositata il 16 marzo
    1982, concluse ritenendo che la subitaneità dell’evento, la gravità dello stesso e
    l’alto livello di energia sviluppatosi all’interno dell’aereo potevano trovare
    riscontro solo nell’ipotesi di cedimento strutturale causato da deflagrazione di
    ordigno esplosivo. Non si era in grado di affermare se l’ordigno fosse stato
    collocato a bordo prima della partenza o se provenisse dall’esterno dell’aereo.
    Erano da escludere sia l’ipotesi del cedimento strutturale spontaneo sia quella
    della collisione con altro velivolo.”;
    -p. 5: “Gli esperti del laboratorio dell’Aeronautica militare precisarono, a loro
    volta: ”si ritiene che l’ipotesi che l’esplosione sia stata determinata da una massa
    di esplosivo presente a bordo del velivolo, alla luce delle considerazioni fatte, sia
    dotata di elevata probabilità”.
  • p. 8: “La nuova commissione, designata col nome del suo presidente MISITI, concluse che la sola ipotesi tecnicamente sostenibile era quella di un’esplosione interna e tutte le altre, abbattimento ad opera di un missile, collisione con altro aereo, danno strutturale, quasi collisione erano da rigettare.”
  • pag. 68: “Si è ritenuto opportuno riportare per esteso quanto sopra allo scopo di evidenziare che in tutto il complesso ragionamento effettuato dalla Corte di primo grado per addivenire all’esistenza dei plots -17 e -12 e, ma con un salto logico non giustificabile, quindi all’esistenza di un velivolo che volava accanto al DC9 ITAVIA è supportato solo da ipotesi deduzioni, probabilità e da basse
    percentuali e mai da una sola certezza.
    Non è stato raggiunto, cioè, un risultato di ragionevole certezza su un presunto velivolo che avrebbe volato accanto o sotto al DC9 ITAVIA anche successivamente con mezzi di ricerca certamente più completi ed esaurienti di quelli in essere nel 1980 ma sono emerse solo mere probabilità di significato, quindi, dichiaratamente neutro.”;
  • pag. 114, 115 e 116: “Ne deriva che, per conseguenza, il B. non ha potuto omettere di comunicare al ministro della difesa ciò che probatoriamente gli era ignoto. L’argomentazione contraria è contorta: è ovvio che dal grafico redatto dal RUSSO nessuno avrebbe potuto riferire al B. dell’esistenza dei due probabili plot e, quindi, di un ancor meno presumibile aereo per cui il grafico è stato artefatto ab origine visto che è pacifico che non è stato alterato. L’unico che avrebbe potuto riferire sul punto era il Fazzino, dirigente dell’ITAV, che aveva ordinato la redazione del grafico e che comunque sarebbe venuto a conoscenza di un aereo che avrebbe intersecato la rotta del DC9. Dagli atti non risulta tale fonte se non i sospetti degli addetti ai radar. L’inesistenza di un traffico aereonavale, però, era stata accertata, come ha dichiarato il Gen. Mangani che aveva rassicurato sul punto il B., per cui costui non doveva preoccuparsi di eventuali ripercussioni diplomatiche. Allora, l’unica supposizione possibile per sostenere l’accusa era quella già avanzata in precedenza, che il Russo avesse rilevato i due ormai famosi plot ma prima di trascriverli, li avesse resi noti ai suoi superiori che li avevano comunicati al B. ricevendone da questo l’ordine di occultare il tutto per evitare conseguenze internazionali e il Russo avrebbe eseguito.
  • L’accusa non è altrimenti dimostrabile se non affermando come certo quanto sopra ipotizzato ma non è chi non veda in essa la trama di un libro di spionaggio ma non un argomento degno di una pronuncia giudiziale.

Gli accertamenti tecnici esperiti nella fase istruttoria (celebrata nel rispetto delle forme previste dal codice Rocco del 1930) e confermati in fase dibattimentale, hanno consentito di accertare che l’unica ipotesi tecnicamente sostenibile per spiegare la dinamica del disastro era quella dell’esplosione interna attribuibile ad un bomba collocata a bordo dell’aereo di linea ITAVIA IH870 ITIGI.
Ci si riferisce alle evidenze probatorie circa le cause del disastro dalla c.d. Perizia Misiti (perizia giudiziaria disposta su incarico dello stesso G.I. Dott. Rosario Priore) ovvero da un Collegio Internazionale dei Periti d’Ufficio (c.d. Collegio Misiti) stando alle quali: “Effettuata una analisi
critica degli elementi acquisiti per ogni ipotesi, la perizia è giunta alle seguenti conclusioni:
– l’ipotesi di abbattimento da missile è rigettata;
– l’ipotesi di cedimento strutturale è rigettata;
– l’ipotesi di collisione in volo è rigettata;
– l’ipotesi di esplosione interna è stata considerata come tecnicamente
sostenibile;
– l’ipotesi di quasi collisione è rigettata
.”

Il Collegio Misiti era così composto:
Prof. Aurelio MISITI Coordinatore Preside Facoltà Ingegneria Roma;
Prof. Paolo SANTINI Ordinario Costruz. Aeron. Univ. Roma;
Prof. Antonio CASTELLANI Mecc. del Volo/Ricerc. CNR Univ. Roma;

Prof. Giovanni PICARDI Sist. rilev. e Tecn. Inform. TCC Univ. Roma;

Prof. Carlo CASAROSA Mecc. del Volo /Direttore Ing.Spaz. Univ. Pisa;

Prof. Hans FOERSCHING (RFT) Aeronautica Univ. Braunschweig;

Ing. Arnold F. TAYLOR (UK) Dirett. Cranfield Aviation Safety Center;

Prof. Dennis C. COOPER (UK) Capo Radar and Remote Sensing Group;

Ing. Goran LILJA (SVE) Capo Ses. Sicurezza Volo del FAA;

Ing. Gunno GUNNVALL (SVE) Respons. Uff. Analisi Radar Min. Difesa;

Prof. Manfred HELD (RFT) Perito missilistico.

Si allega copia della relazione Misiti, allegato n. 3-

In particolare, la risposta del Collegio peritale al 1° quesito relativo all’accertamento delle cause della caduta dell’aeromobile fu la seguente:

Il Collegio, dopo l’esame degli atti, dei documenti, dei reperti acquisiti, degli atti e delle perizie depositate dalle parti, ha concluso che la caduta del velivolo fu causata dalla rottura in volo della parte posteriore della fusoliera. Questa caduta è stata il risultato di un grave danno strutturale provocato dalla detonazione di una carica esplosiva dentro la toilette posteriore”.

La Commissione, su iniziativa del G.I. si avvalse anche della preziosa collaborazione dell’Ing. Christopher Protheroe (Senior Inspector af Air Accident dell’AIB/UK) che concluse la sua indagine affermando che la causa del disastro era proprio l’esplosione di un ordigno esplosivo.

Tra le numerosissime udienze dibattimentali dedicate all’esame dei vari Periti Picardi, Taylor, Lilja, Gunnval, Santini, Misiti, Castellani ecc., crediamo particolarmente significativa quella del 18 dicembre 2002 nel corso della quale i consulenti di parte civile hanno avuto la possibilità di mettere in risalto i punti deboli dell’ipotesi dell’esplosione interna.

Ebbene, la dialettica processuale ha permesso di accertare l’inconsistenza delle critiche e delle osservazioni mosse ai periti dai consulenti di parte civile.

All’udienza del 18 dicembre 2002 il collegio Misiti era rappresentato dai periti Taylor, Lilja, Santini, Gunvall i quali hanno preliminarmente ricordato alcune delle evidenze dell’esplosione interna e precisamente (oltre a quelle derivanti dall’esame del lavello, del motore dx, montante porta toilette):

a) 2 pezzi al titanio motore dx;

b) 2 prese d’aria pilone;

c) paratia di pressurizzazione;

d) travi della pavimentazione;
e) condutture aria nel tetto;
f) rivestimento della parte superiore del velivolo (la copertura o skin);
g) elementi di prova che non provengono dal vano toilette: frammento n. 64 recante segni inequivocabili di esplosione (andato al RARDE) ed è un pezzo che ha i segni di un’esplosione, ha i riferimenti classici di un’esplosione. Parlo di un frammento che è stato ritrovato nel cuscino, mi pare di ricordare, di una poltronacosì il Perito Lilja che risponde al C.T. di p.c.
Del resto, ogni ragionamento sull’ipotesi dell’esplosione esterna (o, se si preferisce, del missile) dovrà confrontarsi con quanto sostenuto in proposito dai Periti Prof.ri Casarosa ed Held nelle conclusioni delle
risposte ai quesiti a chiarimento depositate nel novembre 1994 e successivamente integralmente confermate in dibattimento: “il lavoro effettuato, a parere dei P.F. (Periti Firmatari, n.d.r.), ha portato certamente ad un risultato utile: il relitto ricostruito nell’hangar di Pratica di Mare non porta alcun segno di abbattimento mediante missile o missili. Pertanto, l’ipotesi che il velivolo possa essere stato abbattuto da uno o più missili, che per oltre 10 anni ha suscitato le ben note discussioni e polemiche, deve essere abbandonata. Questo è un risultato oggettivo che si può osservare sul relitto e “deve” pertanto essere accettato. Esso è talmente importante che, a parere dei PF, da solo potrebbe giustificare l’impegno profuso per ottenerlo. I PF si rendono conto come sia difficile accettare l’esclusione di una ipotesi che, presso molti ambienti (non tecnici) risultava ormai quasi consolidata e rivestiva inoltre una certa attrattiva. Ma a questo punto occorre avere il coraggio morale e civile di accettare un risultato che attualmente, in assenza di nuove e stravolgenti informazioni, possiede il grado di certezza quasi assoluto.
Continuare a portare alla ribalta l’ipotesi missile con argomentazioni del tutto fantastiche e prive di ogni valenza tecnica, serve unicamente a creare cortine fumogene che possono solo rendere più difficile il cammino verso altre più ragionevoli e possibili soluzioni”.

L’ipotesi esplosione interna fu confermata anche dalle consulenze di parte degli imputati. Si tratta di relazioni provenienti da Tecnici che nel corso della loro vita professionale avevano costruito e progettato aerei e radar di grande prestigio, quali l’Ing. Ermanno Bazzocchi, l’Ing. Ernesto Eula, l’Ing. Paolo Mezzanotte, l’Ing. Raffaele Marazzi, l’Ing. Marco Giubbolini o piloti collaudatori di grande competenza anche scientifica, quale il Com.te Franco Bonazzi.
L’analisi da effettuare, presentando caratteristiche spiccatamente interdisciplinari, ha richiesto la formazione di un Collegio di consulenti con professionalità ed esperienze in discipline diverse. I componenti niniziali del collegio, con l’indicazione delle aree di competenza, sono stati:
Aspetti strutturali, impiantistici, meccanica del volo ed operativi:
Ing. Ermanno BAZZOCCHI
Ing. Ernesto EULA

Aspetti balistici esplosivistici e analisi effetti esplosione interna ed esterna:
Dott. Giuseppe TORTI
P.I. Angelo COGNIGNI

Aspetti chimici e frattografici:
Dott. Giovanni ODDONE
Aspetti radaristici:
Ing. Paolo NERI
Ing. Marco GIUBBOLINI

Coordinamento:
Ing. Nazzareno CARDINALI.
A questi componenti, in seguito si sono aggiunti:
Ing. Paolo MEZZANOTTE
Ing. Raffaele MARAZZI
Com.te Franco BONAZZI

Il Collegio ha prodotto molta documentazione, presentando alla Magistratura relazioni, man mano che i lavori progredivano. Ha documentato pareri ed osservazioni critiche a relazioni e studi elaborati
da altri collegi.
Va detto che le relazioni elaborate dal Collegio sono sempre state globali, includendo tutte le componenti tecniche necessarie e logiche (mai studi limitati o parziali). Il tutto esposto ed ordinato secondo la metodologia ICAO.
La relazione finale esamina a fondo la grandissima quantità di dati disponibili, incluse anche le risultanze di altre perizie generali e parziali; analizza i dati radar sia civili che militari, effettua analisi di 1° e di 2° livello in correlazione con le possibili ipotesi dell’incidente; considera tutte le possibili ipotesi in relazione alle evidenze riscontrate e compatibili con le singole ipotesi ed in base alla sequenza delle rotture delle parti dell’aereo e caduta dei vari frammenti.
In definitiva, assodato che non vi erano in zona altri velivoli al momento dell’incidente che interferendo con il DC 9 ne abbiano causato la caduta, le evidenze raccolte non hanno potuto che indicare con estrema chiarezza che la caduta del velivolo DC 9 ITAVIA il 27.6.80 non può che essere stata causata da un ordigno esplosivo, probabilmente di tipo artigianale, posto nella toilette posteriore del DC 9 o nelle sue immediata vicinanze. (cfr. Consulenze di parte allegate sub n. 4)


Ulteriori dati a sostegno dell’esplosione interna:

  • il volo de DC 9 si svolse fino al momento del disastro nella più assoluta normalità: nessuna segnalazione anomala risulta registrata nel CVR e nel FDR, né dalle conversazioni TBT, né dai precisi ricordi dei controllori La Torre e Corvari;
  • la subitaneità dell’evento;
  • è un dato certo che il DC 9 ITAVIA ha subito una frammentazione in volo causata dall’esplosione di un ordigno a bordo;
  • la sequenza della frammentazione in volo è stata ricostruita con esattezza ed essa giustifica ed è giustificata da un riscontro obiettivo: la mappatura dei ritrovamenti;
  • il c.d. momento 0, il momento dello scoppio si è verificato a meno di 15 secondi dall’ora esatta (21,00:18,59’ e 45’’/z.) e ciò può essere spiegato con timer fissato alle 21;
  • per scatenare la destrutturazione in volo dell’aereo sarebbe stato sufficiente un modesto quantitativo di esplosivo;
  • le tracce di esplosivo rinvenute (T4 e TNT) corrispondono ad una miscela comunemente utilizzata negli attentati terroristici (vedi Stazione di BOLOGNA) ed è stato escluso che nel caso di scoppio di
    missile esse possano essere veicolate dall’esterno all’interno del velivolo;
  • le condizioni di sicurezza dell’Aeroporto di Bologna per quanto abbiamo potuto accertare in dibattimento erano inesistenti (nessun controllo sui bagagli; soltanto due uomini in tutto l’aeroporto; gli aerei rimanevano incustoditi; mancava la continuità nella recinzione e così via);
  • nella sola toilette di bordo (posta nella parte posteriore destra), a fianco del motore destro che si è staccato per primo determinando il blocco immediato dell’alimentazione elettrica, sono stati ritrovati dei segni sia pure non primari di esplosione.
  • Dalle numerose dichiarazioni rese in sede dibattimentale si riporta di seguito un breve estratto di quanto affermato dal C.T. di parte Prof. Eula all’udienza del 15 maggio 2003.

p. 117-118: “vorrei attirare l’attenzione su un aspetto che forse non è stato sufficientemente enfatizzato ed è quello della istantaneità del fenomeno, cioè quando si è verificato l’incidente i due registratori di bordo, quello di volo e quello delle voci si sono fermati all’istante, pochi millesimi di secondo dopo l’avvenuto incidente, si sa che c’è stato il tentativo di trasferimento dell’alimentazione elettrica da una barra all’altra, ora questo significa che il fenomeno è stato istantaneo, e se si considera questo aspetto non si possono non escludere le altre ipotesi che vengono fatte oltre quella dell’esplosione interna, nel caso del cedimento dell’ala,come ha già detto l’Ingegner Mezzanotte, occorrono dei tempi di secondi perché dal cedimento dell’ala possa seguire una manovra dell’aeroplano che induca
fattori di carico anomali sul velivolo, non decimi di secondo e non frazioni… e non millesimi di secondo…”.

p. 118-119: “…Nell’ipotesi proposta dalle Parte Civile della sfera di pressione originata da un missile che o direttamente o attraverso un’azione similabile a quella di una raffica induca delle sollecitazioni sul velivolo, anche lì occorrono dei tempi perché la sollecitazione del campo aerodinamico, del campo di pressione che si è formato induca le manovre al velivolo, ecco queste manovre inducano il raggiungimento di fattori di carico che provano il collasso della struttura, questo tempo che sono tempi dell’ordine di secondi dovevano… i fenomeni che si sono verificati dovevano essere registrati sul registratore di bordo, qualunque cambio sulla traiettoria di volo in termine di direzione del volo, variazioni di velocità, variazione e… della quota di volo, accelerazioni verticali dovevano essere registrati dal registratore di bordo, ugualmente dovevano essere registrate le conversazioni che si doveva svolgere in cabina Piloti come conseguenza del fenomeno che si stava verificando, tutto questo non è successo, il fenomeno è stato istantaneo, l’aeroplano è esploso nel momento in cui è mancata la corrente elettrica o viceversa la corrente elettrica è venuta a mancare in frazioni di secondo dal momento in cui si è verificata l’esplosione, e questo è solo compatibile con una esplosione interna…”

Sulla separazione laterale dei motori, p. 119-120-121:

“L’altro argomento che volevo fare e l’Ingegner Bazzocchi lo ha già fatto, ed è quello della separazione laterale dei motori, i motori sono stati trovati separati sul fondo del mare di circa cinquecento metri, questa è una chiara indicazione che c’è stata un’azione di allontanamento tra i motori al momento della separazione del velivolo, questo allontanamento è stato causato sia dall’onda di pressione dell’esplosione, sia dalla compressione esplosiva del velivolo che ha creato una energia a novanta gradi dall’asse di volo e che quindi ha creato delle traiettorie sui motori che sono divergenti da quelle della direzione del volo, questo può anche spiegare la presenza di Echi radar a ovest della traiettoria di volo, perché certe parti del velivolo indubbiamente hanno ricevuto una componente di energia trasversale rispetto alla direzione del volo e quindi alcuni Echi che si trovano ad ovest dopo il momento zero, a ovest della traiettoria di volo possono essere spiegati con questa azione laterale creata dall’onda esplosiva e dalla decompressione esplosiva. L’altro commento che volevo fare è che al momento della frammentazione del velivolo si sono separate dal velivolo parti di dimensioni variabili, alcune parti avevano dimensioni notevoli, come la coda, la coda in particolare aveva un baricentro piuttosto basso, perché la fusoliera era bassa e la parte portante dello stabilizzatore si comportava invece come un’ala, ora il classico comportamento di un oggetto di quel tipo è di scendere a spirale, e quindi ci sono stati certamente oggetti che sono stati visti dal radar più volte perché la loro velocità di discesa per la particolare traiettoria che assumevano erano traiettorie piuttosto lente e quindi è difficile correlare in maniera diretta gli Echi con i frammenti, noi abbiamo fatto delle analisi di questo tipo e siamo riusciti ad arrivare a un ottimo livello di correlazione, bisogna anche pensare che i pannelli della fusoliera si sono comportati e… gli americani dicono come il lifting body, cioè come una foglia morta che cade, anche questo presuppone una permanenza degli Echi radar superiori a quello che la caduta dei gravi
indicherebbe. Volevo ancora aggiungere una cosa, sopra l’effetto dell’energia della decompressione, della pressurizzazione, abbiamo visto su quella pagina de “Il Messaggero” che abbiamo indicato stamattina, abbiamo fatto vedere stamattina che cosa può fare l’energia accumulata nella fusoliera di un velivolo, ora quello che voglio dire è che basta un piccolo innesco, un piccolo danno alla struttura primaria del velivolo per innescare un fenomeno che può essere esplosivo, che può creare un cedimento catastrofico della struttura”.

  1. L’ipotesi dell’esplosione interna (bomba a bordo) del resto trova conferma nelle trascrizioni dibattimentali. Tra gli altri ne parlarono il Presidente della Repubblica Francesco Cossiga (Presidente del Consiglio nel giugno 1980) e l’Onorevole Giuseppe Zamberletti.

Il primo nella deposizione resa davanti la Corte di Assise il 26.2.2002 dichiara:
PUBBLICO MINISTERO ROSELLI: quindi l’Onorevole Mazzola non le riferì mai di notizie, acquisizioni dei servizi in merito ai due eventi, di Ustica e del Mig libico insomma?

TESTE COSSIGA FRANCESCO: forse del Mig libico sì, ma tenga presente che io vedevo Mazzola uno o due volte al giorno, quindi può darsi… i ricordi svaniscono, dico: me ne deve avere parlato, perché ogni giorno parlavamo di quello che accadeva, insomma. …. mi parlò dopo, ecco, mi parlò dopo, mi parlò dopo! Mi disse della sua idea del collegamento tra… e la tesi, e la famosa tesi di Zamberletti, mi parlò dopo del collegamento, che a suo avviso vi era, tra… quando fu interrogato dalla Commissione Stragi, il collegamento che a suo avviso vi era tra la firma dell’accordo di garanzia di neutralità e l’episodio
della caduta
. Ma lei sa che poi si ipotizzò, addirittura, la catena… una catena di reazione libica Bologna/Ustica, ma io non ho nessun elemento per poter dire questo, onestamente”
L’On.le Giuseppe Zamberletti rese l’esame dibattimentale il 3 dicembre 2001 davanti la Corte d’Assise di Roma. L’On.le Zamberletti ha illustrato con chiarezza, linearità e credibilità le sue intime convinzioni in merito alle possibili cause del disastro del DC9, rappresentando fatti concreti che confermano la coerenza e la logicità dell’ipotesi di esplosione interna.
Zamberletti fu in quel periodo Sottosegretario dei Ministri degli esteri (Malfatti, Ruffini e Colombo), ed in tale qualità si interessò e gestì personalmente la fase preliminare e conclusiva della stipula del
trattato di protettorato su Malta, destinato a garantire la neutralità della Repubblica maltese.

Dalla testimonianza processuale dell’On.le Zamberletti risultano anche i motivi della contrarietà del Governo libico alla stipula del trattato; ostilità che venne espressa e formalizzata da una delegazione libica ricevuta dallo stesso Zamberletti il quale in proposito ha dichiarato: “sto consultando un appunto, perché io ho scritto una memoria di tutta questa vicenda, per paura che poi il tempo potesse offuscare i miei ricordi e fra il 4 e il 5 giugno la delegazione… venne alla Farnesina, io la ricevetti, è una delegazione numerosa e questa delegazione mi espresse la propria forte ostilità al completamento dell’accordo con Malta, ritenendo che questo accordo in un momento di controversia fra Malta e la Libia era da loro letto come un atto di ostilità nei confronti del Governo Libico. Inoltre facevano presente che questa ostilità la ritenevano anche aggravata dalla decisione del Governo Italiano preso negli ultimi mesi del 1979 di rischierare a Comiso i missili nucleari di teatro, missili nucleari di teatro che dicevano guarda caso, sono collocati di fronte alla Libia e quindi ritenevano questo gesto un ulteriore gesto di ostilità nei confronti della Libia. Ho già dichiarato anche in sede di istruttoria che io ricevetti anche altre richieste di non procedere in questa direzione, la ricevetti più tardi dal Presidente Andreotti, che era allora mi pare Presidente della Commissione Esteri della Camera, il quale mi disse che tutto andava bene per quanto riguardava l’accordo economico, aiutare il bilancio di Malta, ma riteneva fonte di tensione, anche con riflessi sui rapporti economici italo-libici e la parte relativa alla garanzia militare, la garanzia della sicurezza di Malta.
PUBBLICO MINISTERO SALVI: quando avvenne questo colloquio con l’Onorevole Andreotti?
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: guardi no, questo colloquio avvenne molto più tardi e avvenne in luglio, cioè quasi… a metà luglio, quanto già ormai era noto che il primo… che il 2 agosto avremmo dovuto siglare l’accordo, quando l’accordo era in dirittura finale, mentre in realtà io ricevetti una… molto prima questo, questo nei primi mesi dell’anno, una… in occasione di un incontro con il Capo del Servizio Segreto del S.I.S.M.I., del Servizio Segreto Militare, ricevetti una precisa… una nota precisa di preoccupazione da parte del Comandante del S.I.S.M.I., il Generale Santovito, che ricordo usò un’espressione molto curiosa,
lei vuole grattare la schiena alla tigre, stia attento perché questo ci può provocare dei guai”. E devo dire la verità che io non… ritenni tutti questi appelli a non procedere come preoccupazioni derivanti dal rapporto relativo all’interscambio economico, ai rapporti economici fra l’Italia e la Libia che allora erano abbastanza intensi, non mi passò per la testa, possibilità di reazioni, fino al giorno 2 agosto alle ore 10:00, quando mentre mi trovavo a Malta e… nell’ultimo colloquio mentre si stava per procedere alla firma, perché in quell’occasione Mintoff quando giungemmo con la delegazione a Malta, mi volle nel suo ufficio, perché voleva parlarmi personalmente, e mi disse se potevamo accettare all’ultimo momento di togliere dalla clausola che impediva alle due superpotenze l’utilizzazione dei cantieri militari, dei cantieri navali, se potevamo togliere, mettere un riferimento che stabilisse un eccezione per le navi appoggio, e anche perché le navi appoggio dell’Unione Sovietica, diceva, potevano rappresentare per i cantieri di Malta un vantaggio economico e… io obbiettai che questo non era possibile, perché le navi appoggio sono classificate come navi militari e tanto è vero che poi chiamai nella stanza Arnaldo Squillante che era il Capo di Gabinetto del Presidente Cossiga, ma anche Capo del contenzioso diplomatico della Farnesina e in quella veste si trovava con la nostra delegazione a Malta per avere da lui anche una conferma del valore giuridico della mia affermazione che non potevamo considerare le navi appoggio, navi non militari, proprio in quel momento e ormai quasi… 10:40, 10:45 ci giunse una no… venne chiamato al telefono il Consigliere Squillante che era anche Capo di Gabinetto di Cossiga per comunicargli dell’esplosione di Bologna, i primi momenti lui rientrò dicendo che questa esplosione poteva essere determinata da un trasporto di gas successivamente ritornò per dirci che si trattava di un attentato di una bomba,
ricordo lo sconcerto di quel momento e devo dire con molta franchezza che una prima vaga lettura che noi davamo a questa vicenda di Bologna era che c’era una strana coincidenza fra l’ora dell’esplosione e quello che noi stavamo facendo in contrasto con la posizione che c’era stata espressa con molta franchezza per la verità dal Governo Libico.

TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: in quella occasione meno, forse Mintoff fece qualche riferimento, fece in modo non molto esplicito ma abbastanza chiaro nelle ore successive all’esplosione di Bologna quando Mintoff decise di lasciar perdere la discussione sul… sull’utilizzazione dei cantieri navali di accettare la condizione perché in qualche modo temeva che questa vicenda italiana avesse rapporti con e… la sua controversia, con la tensione con la Libia. …… quindi ero in preda all’angoscia perché nel caso in cui i miei sospetti, io avessi avuto ragione dei miei sospetti, vi veniva sulle spalle una responsabilità politica e morale che era terribile che ancora oggi, e allora ne parlai anche con Santovito, cercai Santovito e la cosa che mi stupì fu che Santovito, cioè il S.I.S.M.I. che fino al 2 agosto era stato… aveva detto: “non
procedete in quella direzione”, dopo il 2 agosto davanti alle mie preoccupazioni, alla mia… al mio sospetto,
si dimostrasse interessato ad allontanare da me ogni preoccupazione, ogni dubbio su questa vicenda: “no, Bologna non c’entra, sì, avevamo detto questo ma ormai andiamo avanti, cioè poi si vedrà nel… i tempi della ratifica”, in sostanza c’è stata un’azione per allontanare da me questo… perché io abbandonassi questo sospetto ..

TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE:
no, io non partecipavo, però ho avuto occasione più tardi diventato Ministro di parlare di questo in un Consiglio dei Ministri durante il governo Craxi, in occasione di una… non so quale altra vicenda che riguardava il terrorismo di ripetere in Consiglio dei Ministri la mia preoccupazione per quella strana
coincidenza, e anche perché il… il Capo del S.I.S.D.E. Prefetto Parisi in un colloquio che ho avuto con lui proprio sempre per spiegargli i miei dubbi sulla… sulla coincidenza del… di Bologna, mi disse una cosa, mi disse nel corso di quel colloquio, mi disse: “ma possibile che i libici non abbiamo dato dei segnali precedentemente, oltre alla visita ufficiale diplomatica per mettervi in guardia?” e allora l’ipotesi di Ustica che fino a quel momento non mi aveva mai raggiunto come ipotesi di collegamento fra Ustica e Bologna, e… allora nel corso di quella conversazione, Parisi mi disse: “spesso il terrorismo internazionale dà degli avvertimenti”, anzi c’è nel verbale anche della Commissione Stragi dove lui ha ripetuto questa ipotesi, “dà dei segnali se questi segnali non sono avvertiti, vengono ripetuti e reiterati” per cui l’ipotesi che una bomba, e ipoteticamente originata da Bologna sempre sede probabilmente del gruppo di fuoco, potesse essere il primo segnale non avvertito o non denunciato come avvertito, e quella del 2 agosto non poteva non essere avvertito perché era del giorno e nell’ora della firma dell’accordo.

ZAMBERLETTI GIUSEPPE: allora io a Nardini parlai dopo il colloquio con Parisi ed è stato senz’altro successivamente, perché fino a quel momento io parlavo sempre di Bologna, non avendo collegato il problema di Ustica, quello di Bologna, perché ancora il problema di Ustica, soprattutto nei primi anni, le cause della catastrofe erano prevalentemente legate all’ipotesi sì o del missile o dell’incidente… incidente alle strutture dell’aereo e quindi derivante dalle strutture dell’aereo e quindi in sostanza fino a quel momento… poi dopo è stato soprattutto durante il periodo di lavoro nella Commissione Stragi che mi
sono ancor più convinto che l’ipotesi di Parisi era… poteva anche… reggeva anche dal punto di vista tecnico, non soltanto da punto di vista dell’ipotesi politica.
AVV. P.C. MARINI: Onorevole, lei ha ricordo anche di altri elementi che acuivano la tensione tra l’Italia e la Libia quali la questione dei dissidenti libici in Italia?

TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: certo, c’era stata la… c’era la questione dissidenti libici in Italia, c’erano state quelle iniziative libiche sul territorio italiano per liquidare i dissidenti, quindi c’era stata obiettivamente… era un momento di difficoltà anche se in sostanza la tendenza dei nostri servizi di informazione soprattutto era di non alzare il livello della tensione e non portarlo all’esterno sul piano dell’opinione pubblica e quindi aumentando gli aspetti politici di questa tensione …
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: no, direi la delegazione italiana, ma direi anche da parte maltese. Dico direi, per la semplice ragione che nessuno disse: “quello è i mandante,” ma tutti si comportavano come se lo avessero detto, cioè in sostanza la fretta con cui si volle poi firmare il documento. L’angoscia era comprensibile come solidarietà nei confronti di un Paese amico ma che esprimeva qualcosa di più, cioè anche una preoccupazione personale come maltese in questa vicenda, mi fecero, mi hanno dato la convinzione e lo abbiamo avuto, ne abbiamo anche parlato fra noi rientrando a Roma, la sensazione che quel sospetto fosse ben presente anche da parte dei maltesi.
AVV. P.C. MARINI: e forse anche condiviso da Squillante?
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: e forse condiviso anche da Squillante.
AVV. P.C. MARINI: che all’epoca era…
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: Squillante all’epoca…
AVV. P.C. MARINI: …aveva un doppio ruolo.
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: ..era Capo di Gabinetto del Presidente della Consiglio Cossiga ed era il Capo del Contenzioso diplomatico del Ministero degli Esteri, quindi era l’ufficio preposto alla firma e alla redazione dei trattati internazionali.

AVV. P.C. MARINI: senta, e tramite lei o tramite Squillante, questa vostra sensazione, questa vostra ipotesi venne trasmessa al Presidente

TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: certo.
AVV. P.C. MARINI: …Cossiga?
TESTE ZAMBERLETTI GIUSEPPE: certo, certo, io subito dopo, appena arrivato a Roma e appena il Presidente del Consiglio rientrato da Bologna dopo lei prime riunioni relative o cosa… ho avuto occasione di incontrarlo, io gli espressi immediatamente questa mia… questo mio sospetto e anche questa mia convinzione.”

4. Da ultimo rimanendo sul piano dei possibili moventi/mandanti della Strage non possiamo fare a meno di ricordare le “evidenze” contenute nelle c.d.informative di Beirut.

Si tratta di informative del S.I.S.M.I. datate 24 e 26 aprile e 12 maggio 1980, acquisite tra gli atti del processo penale 91/97 r.g.n.r. (cfr. Faldone Be-11 pp. 277- 281, pp. 282-283, pp. 284-286) celebrato davanti il Tribunale di Brescia sulla strage di Piazza della Loggia del 1974; documenti pervenuti alle esponenti tramite il Dott. Gabriele Paradisi, residente in Bologna Via Marino Dalmonte n. 7, che le a sua volta le ha rinvenute nell’archivio digitale del processo predisposto dalla Casa della Memoria di Brescia.

In tali informative si rappresenta, tra l’altro, che, in caso di risposta negativa alle trattative in corso, la maggioranza della dirigenza e della base dello stesso F.P.L.P. intende riprendere -dopo sette anni- la propria libertà di azione nei confronti dell’Italia, dei suoi cittadini e dei suoi interessi con operazioni che
potrebbero coinvolgere anche innocenti; che, pertanto, dal giugno 1980 non saranno più “congelate” le azioni contro gli interessi italiani da parte del F.P.L.P. (cfr. allegati sub n. 5).

Ebbene, le 81 vittime innocenti della Strage di Ustica potrebbero essere proprio la concretizzazione del rischio paventato nelle predette informative.

Anche sul punto, nonostante il tempo trascorso dalla data del 27 giugno 1980, si chiede alla S.V. di svolgere tutte le indagini che saranno utili ed opportune per la ricerca della verità e dei responsabili della morte delle 81 vittime del disastro aereo del DC9 ITAVIA.


Per tutti i motivi sopra esposti, le sottoscritte chiedono alla S.V. di voler svolgere ogni accertamento ancora utile al fine di individuare gli autori ei mandanti della strage e tutti i soggetti che hanno con gli stessi concorso anche tramite condotte attive od omissive che hanno agevolato la commissione della Strage.



A tal fine si chiede

  • di sottoporre a sequestro il relitto del DC9 ITAVIA, allo stato affidato in custodia al Comune di Bologna ed esposto al pubblico nel c.d. “Museo della memoria” di Bologna;
  • si chiede di disporre gli accertamenti tecnici che il progresso scientifico consente non solo sul relitto affidato oggi in custodia al Comune di Bologna ma anche sugli ulteriori reperti del DC9 ancora conservati nell’archivio della Corte di Assise di Roma sito presso le aule bunker di Rebibbia (Roma).

Ai sensi degli artt. 406 e 408 c.p.p., si fa richiesta di essere informati rispettivamente della richiesta di proroga del termine delle indagini preliminari e della eventuale richiesta di archiviazione…”

Con fiducia ed ossequio

Flavia Bartolucci Giuliana Cavazza

Condividi:

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *