18/6/2022 – “La siccità ci preoccupa, e la Regione è pronta a chiedere al Governo lo Stato di emergenza nazionale. Un passo necessario per fronteggiare una situazione complessa dal punto di vista ambientale, che ha preoccupanti ricadute sul fronte delle produzioni agricole, ma non solo. Gli habitat naturali sono messi a dura prova e registriamo anche una forte risalita del cuneo salino. In queste ore stiamo già lavorando per istruire la pratica, completa e approfondita, affinché sia accolta da Palazzo Chigi”.
Così l’assessore regionale all’Ambiente e protezione Civile, Irene Priolo, annunciando la decisione di viale Aldo Moro per affrontare, già dall’inizio della prossima settimana, la situazione della preoccupante siccità che ha colpito l’Italia, e in particole le regioni padane dell’asta del Po.
Gli emiliani peraltro sono allarmati da settimane, specialmente agricoltori e allevatori, e non possono che accogliere con sollievo la notizia che anche la Regione si è riscossa dal torpore. Il che naturalmente non la assolve dalla colpa di rinviare da anni e anni una decisione operativa sull’invaso della Val d’Enza, dove rischiano di scomparire i prati stabili polifiti dove crescono spontaneamente tante specie vegetali fondamentali per l’alimentazione delle bovine da Parmigiano Reggiano.
Ora msiamo al dunque, e non ci sono “ma” e “se” che tengano. I dati sono drammatici oggi alla stazione idrometrica di Boretto, il livello del Po era a -4,54 metri. La Bonifica Emilia Centrale sta facendo i salti morti per assicurare un’irrigazione almeno a volumi ridotti a un’agricoltura strategica per il Paese.
“Oggi – ha fatto sapere Priolo – ho parlato con il Capo della Protezione civile, Fabrizio Curcio, che ha condiviso con noi che la situazione è seria e problematica. Si è impegnato a portare la questione all’attenzione del Governo ed in particolare dei ministri competenti, ed è già al lavoro in queste ore”.
L’assessore Priolo, inoltre, già nel pomeriggio di martedì 21 giugno ha convocato, a Bologna, una cabina di regia ad hoc per gestire l’emergenza. Saranno analizzati i dati aggiornati dell’Osservatorio del distretto del Po, che si riunisce lunedì, per avere una situazione ancora più chiara.
Assieme alla Regione – con i propri settori Ambiente, Protezione civile, Arpae e Agricoltura – a fare il punto della situazione e mettere in campo i primi interventi è stata chiamata la pletora dei gestori del settore idropotabile: Atersir (Agenzia territoriale dell’Emilia-Romagna per i servizi Idrici e rifiuti), Anbi (Associazione nazionale bonifiche irrigazioni miglioramenti fondiari), Consorzio Canale emiliano-romagnolo e naturalmente l’Autorità di distretto del Po (che poi è quella fondamentale).
“L’emergenza idrica- conclude Priolo– per ora coinvolge principalmente l’attività irrigua del settore agricolo, comparto fondamentale per l’economia regionale, ma ci preoccupa anche il fronte idropotabile alla luce delle previsioni meteo delle prossime settimane. La forte siccità del Po potrebbe impattare con la capacità di approvvigionamento del canale emiliano-romagnolo che contribuisce anche alla fornitura della risorsa idropotabile della Romagna”. Insomma, si profila la grande sete dell’Emilia-Romagna. Tanto che si fanno sempre più forti le pressioni perché il governo decida l’apertura dei bacini montani, come già accadde nel 2003, per non far morire il Po e garantire un rifornimento idrico appena sufficiente a diverse regioni. Ma ciò a condizione di ridurre la produzione di energia elettrica, proprio nel momento di una crisi energetica senza precedenti a livello mondiale. Per questo c’è da aspettarsi decisioni drastiche, a livello regionale e nazionale, per razionare i consumi d’acqua. Una tempesta perfetta, se non fosse siccità spinta.