1/7/2022 – Questa mattina nel piazzale tra via Rosa Luxemburg e via Benedetto Croce, scoperta la targa di intitolazione davanti al nuovo supermercato a Giuseppe Zamberletti, fondatore della Protezione civile italiana.
A Zamberletti, che gestì le emergenze derivanti dal terremoti in Friuli e in Irpinia – così lo ricorda il Comune in una nota – “si deve la nascita del dipartimento di Protezione civile all’interno della Presidenza del consiglio dei ministri, l’introduzione dei concetti di previsione e prevenzione del rischio e la valorizzazione del volontariato come risorsa del territorio”.
Alla cerimonia sono intervenuti il sindaco di Reggio Emilia Luca Vecchi, il prefetto Iolanda Rolli, Maria Chiara Roti, familiare dell’onorevole Zamberletti, l’assessore De Franco e i rappresentanti della Protezione Civile italiana.
Zamberletti fu un uomo di Stato lungimirante e determinato, e non solo come fondatore del sistema di Protezione Civile più efficiente e avanzato al mondo. Fu lui, una drammatica sera del 1986, a avvertire gli iitaliani in televisione che la nube radioattiva di Chernobyl aveva raggiunto il nostro Paese, e da quel momento non si doveva più dare il latte ai bambini.
Pochi invece lo ricordano come testimone coraggioso e controcorrente dei grandi misteri d’Italia: nel 1995 pubblicò il libro “La minaccia e la vendetta. Ustica e Bologna: un filo tra due stragi”, ma il giorno stesso dell’uscita in libreria qualcuno pensò bene di farlo sparire in tutto il Paese, con un’operazione di intelligence clandestina. Solo nel 2013 fu ristampato da Franco Angeli. Quel libro scottava troppo: per Zamberletti la lunga mano delle due stragi fu il colonnello Gheddafi, e lo dichiarò nel dicembre 2001 in una deposizione davanti alla Corte d’Assise di Roma.
La Libia di Gheddafi considerava come atti ostili sia il dispiegamento dei missili nella base siciliana di Comiso, sia il trattato di protezione di Malta firmato proprio il 2 agosto 1980 a La Valletta, la mattina stessa della strage alla stazione di Bologna, presente lo stesso Zamberletti, che era sottosegretario agli Esteri: “Ricordo lo sconcerto di quel momento – dichiarò ai giudici – e devo dire con molta franchezza che una prima vaga lettura che noi davamo a questa vicenda di Bologna era che c’era una strana coincidenza fra l’ora dell’esplosione e quello che noi stavamo facendo in contrasto con la posizione che c’era stata espressa con molta franchezza per la verità dal Governo Libico”.