13/6/2022 – Messa in latino: la Curia vescovile di Reggio Emilia fa appello ai fedeli perché evitino di frequentare le messe “non autorizzate” di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani, sacerdoti tradizionalisti che da tempo officiano secondo il rito del Messale romano di San Pio X senza il permesso del vescovo, e confessano i fedeli sebbene privi di tale facoltà, nel capannone di una cooperativa agricola a Casalgrande Alto. Non tutti peraltro vengono ammessi a tali offici religiosi: è necessario prima seguire un percorso di indottrinamento, come in una setta.
Già il vescovo Massimo Camisasca aveva diffidato formalmente don Crescimanno. Ora il nuovo Ordinario diocesano monsignor Giacomo Morandi è intervenuto due volte in pochi giorni: il 5 giugno con un comunicato, oggi con una lettera ufficiale indirizzata al “popolo della Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla“, in cui si richiamano i fedeli cattolici al “massimo discerdimento” nei confronti del sacerdote tradizionalista, confrontandosi con i propri Pastori “per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti“.
Da quando è entrato a Reggio, l’arcivescovo Morandi si è occupato essenzialmente di conoscere da vicino la Diocesi con uno stile informale ed empatico, e di incontrare de visu, uno per uno, tutti i suoi preti. La lettera odierna è uno dei suoi primi interventi ufficiali e proprio in un ambito – dottrina, liturgia, regole caoniche – in cui il prelato è particolarmente autorevole quale ex segretario in Vaticano della Congregazione per la Dottrina della fede (in pratica un ministero della “disciplina” religiosa, che risponde direttamente al Santo Padre). Autorevole al punto da opporre un no argomentato alla benedizione delle unioni gay e lesbo, posizione che gli è costata il posto a Roma a causa delle pressioni evidentemente incontenibili delle Conferenze episcopali olandese e tedesca.
Ora la Diocesi di Reggio Emilia-Guastalla “prende le distanze dalle iniziative di preghiera di don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani“, con quello che appare come un ultimatum in piena regola.
Le messe di don Crescimanno (parroco regolarmente ordinato, incardinato nella Diocesi di Isernia-Venafro, però non autorizzato dal vescovo di Reggio Emilia) erano già salite alla ribalta della cronaca in particolare con la denuncia di alcune presunte messe abusive durante la pandemia, senza l’obbligo di
indossare la mascherina (quando invece era ancora in vigore la normativa) e aperte solo, come detto, a chi avesse seguito un particolare percorso di formazione.
Nonostante le diffide, tuttavia, le messe sarebbero continuate. “Incontri in contesti privati in cui vengono replicati eventi promossi e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani dei quali il vescovo, monsignor Giacomo Morandi, non è stato in alcun modo informato della presenza dei suddetti e di quanto vanno operando, ciò in violazione della comunione ecclesiale e del diritto canonico“, si legge nella lettera diffusa oggi.
La Curia Vescovile ricorda che “la liturgia rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la Messa purché esibisca la lettera del suo Ordinario. Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto; pertanto, celebrare senza il consenso dell’Ordinario diocesano è
un atto illecito, seppur valido” e che inoltre “al vescovo spetta regolare le celebrazioni nella diocesi. È sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum“.
Infine la Curia “invita i fedeli ad esercitare il massimo discernimento confrontandosi con i propri Pastori per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti. Nella nostra diocesi non sono state avanzate richieste di costituzione di nuovi gruppi; ove
venissero poste in essere celebrazioni che utilizzino il Missale Romanum, i fedeli dovranno ritenerle non conformi”.
LA LETTERA DELL’ARCIVESCOVO MORANDI
Al popolo della Diocesi di Reggio Emilia – Guastalla
“Fin dal suo ingresso S.E.R. Mons. Giacomo Morandi si è orientato per operare con tenerezza e compassione; infatti i compiti di un Vescovo comportano cura continua, allontanando per quanto possibile pericoli e minacce: “dobbiamo riconoscere che saremo graditi a Cristo, sommo pastore, soltanto se cercheremo con tutto l’impegno di prenderci cura in modo conforme del bene verso il gregge a noi affidato, pascendo le sue pecore” (S. Cirillo di Alessandria, Commento al Vangelo di Giovanni XII, 21, 15).
Nel precedente comunicato del 5 giugno us. è stato segnalato che in Diocesi si tengono incontri in contesti privati in cui vengono replicati eventi promossi e guidati da don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani.
Vogliamo rappresentarvi che il Vescovo non è stato in alcun modo informato della presenza dei suddetti e di quanto vanno operando, ciò in violazione della comunione ecclesiale e del diritto canonico.
Abbiamo il dovere, pertanto, di precisare quanto segue:
1. Celebrazioni eucaristiche
La liturgia, fonte e culmine della vita e della missione della Chiesa, rifugge da ogni privatizzazione; un sacerdote, se sconosciuto, può essere ammesso a celebrare la S. Messa purché esibisca la lettera del suo Ordinario o celebret.
Nelle situazioni in esame ciò non è avvenuto; pertanto, celebrare senza il consenso dell’Ordinario diocesano è un atto illecito, seppur valido.
2. Celebrazioni secondo la liturgia romana anteriore alla riforma del 1970
Al Vescovo, quale moderatore, promotore e custode di tutta la vita liturgica nella Chiesa a lui affidata, spetta regolare le celebrazioni nella diocesi. È sua esclusiva competenza autorizzare l’uso del Missale Romanum del 1962, seguendo gli orientamenti dalla Sede Apostolica (cfr. Traditionis custodes).
Nella nostra diocesi non sono state avanzate richieste di costituzione di nuovi gruppi; ove venissero poste in essere celebrazioni che utilizzino il Missale Romanum del 1962, i fedeli dovranno ritenerle non conformi.
3. Confessioni
Per la valida assoluzione dei peccati si richiede che il ministro, oltre alla potestà di ordine, abbia la facoltà di esercitarla sui fedeli ai quali imparte l’assoluzione: la confessione senza facoltà è invalida (can. 966 § 1; can. 969 § 1 cjc).
Si invitano pertanto i fedeli ad esercitare il massimo discernimento confrontandosi con i propri Pastori per non incorrere in aperte violazioni della comunione ecclesiale e in irregolarità nei sacramenti.
Reggio Emilia, 13 giugno 2022