7/6/2022 – I parenti di Giuseppe Pedrazzini sapevano che l’anziano era morto e hanno voluto nascondere ad altri il decesso. Ne hanno occultato il cadavere in un pozzo, dietro alla loro casa a Cerrè Marabino (Toano), per continuare a percepire la sua pensione, che rappresentava l’entrata principale della famiglia. E’ l’ipotesi di ricostruzione che fa il Gip di Reggio Emilia Dario De Luca, nell’ordinanza con cui il 16 maggio, pur non convalidando i fermi, ha disposto le misure cautelari dell’obbligo di firma e di dimora per il genero Riccardo Guida, la figlia Silvia Pedrazzini e la moglie Marta Ghilardini in ordine ai reati di soppressione di cadavere e truffa. Di loro il giudice sottolinea che “specifiche modalità e circostanze del fatto dimostrano un assoluto disprezzo per la persona e gli stessi vincoli familiari” oltre a una “spiccata capacità di delinquere”.
“Si consideri – prosegue – che si sono verosimilmente determinati a compiere le turpi condotte a loro addebitate all’esclusivo fine di continuare a percepire senza titolo la pensione del defunto”.
Il cadavere del 77enne, scomparso da alcuni mesi e mai segnalato alle autorità sino a pochi giorni prima, è stato trovato dai carabinieri, che seguono le indagini, la sera dell’11 maggio. I tre sono indagati anche per sequestro di persona e omicidio, reato per cui la Procura non ha chiesto misura cautelare.
Prima degli esiti dell’autopsia, evidenzia il giudice, non si potranno fare ipotesi sulle cause della morte, né forse si saprà mai visto lo stato di conservazione. Ma a prescindere dal fatto che la morte sia stata naturale, accidentale o che sia stato assassinato, “risulta inequivoco che il comportamento tenuto” “da mesi, dei tre fermati comprovi in capo a ciascuno la consapevolezza dell’intervenuto decesso del congiunto”.
Il pozzo, inoltre, è vicino a casa ed era coperto da un masso di circa 120 chili di peso. I fermati avevano “la piena esclusiva disponibilità dei luoghi, “gelosamente custoditi” nei confronti di altri parenti di Pedrazzini che sarebbero stati scoraggiati dal presentarsi, quando chiedevano di lui. Risulta inoltre, che dopo l’inizio delle ricerche e prima che il cadavere venisse scoperto avrebbero anche mandato email, ai carabinieri, facendo apparire Pedrazzini come mittente.