29/5/2022 – Si riaccende lo scontro intorno alla diga di Vetto: a dare fuoco alle polveri il convegno “Quale invaso per la Val d’Enza?“, promotore il Lions Reggio Emilia Host “Città del Tricolore” guidato dal professor Vincenzo Ajello, e andato in scena sabato mattina nell’aula magna Pietro Manodori di UniMoRe a Reggio Emilia. Nel dibattito sono emerse, per la prima volta con tanta chiarezza, le divergenze tra tecnici e produttori da un lato, e dall’altro e i livelli istituzionali che continuano a rallentare la realizzazione di un’opera vagheggiata da oltre un secolo , fondamentale per salvare l’agricoltura della val d’Enza e in particolar i prati stabili polifiti dai quali si trae il foraggio per il parmigiano reggiano Dop più pregiato.
Nel corso del dibattito coordinato dal giornalista Gianni Montanari è emerso che l’autorità di Bacino, guidata da Meuccio Berselli, e le Bonifiche stimano sufficiente un bacino dalla capacità di 27 milioni di metri cubi, e che le istituzioni si muovono su quella linea, tuttavia sconfessata da una decina di ingegneri intervenuti nel convegno, compreso il relatore professor Stefano Orlandini, docente di Costruzioni idrauliche di Unimore, e il presidente dell’ordine Ingegneri di Reggio Emilia. I quali hanno spiegato le ragioni tecniche ed economiche per cui sarebbe necessario un invaso di capacità ben superiore, intorno ai 100 milioni di metri cubi, anche finalizzato alla produzione di energia elettrica.
Non solo: si può e si dovrebbe ripartire dal progetto Marcello, rispetto al quale andrebbe solo ricalcolata l’eventualità della Piena Millenaria a 3.000 anni, come previsto dalle normative attuali. Basterebbe un anno per aggiornare il progetto, e dopo circa 5-6 l’invaso potrebbe essere già attivo.
Però tutto questo entra in rotta di collisione con l’autorità distrettuale del Po, secondo cui con la progettazione bisogna ripartire da zero (come dichiarato più di un anno fa da Berselli) per il mini-invaso da 27 milioni mc, orientamento condiviso dalla Giunta Regionale. E sul quale – lo ha dichiarato l’avvocato Turazza – è sdraiata anche la Bonifica Emilia Centrale.
La conseguenza è che sarà chiesto un contributo allo Stato di 3,5 milioni per gli studi di fattibilità dell’invaso, quindi come se i progetti storici non fossero mai esistiti. Ciò significa come minimi altri tre anni in più solo per la progettazione.
Dunque l’ orizzonte temporale dell’invaso della val d’Enza continua a spostarsi in avanti, con una scarsa consapevolezza delle emergenze in atto: climatica, idrica e ora energetica e alimentare, queste ultime letteralmente esplose con la pandemia e con la guerra in Ucraina.
Le associazioni professionali di agricoltori, allevatori e produttori di Parmigiano-Reggiano sono sul piede di guerra, e ne n’è avuta prova nel dibattito seguito alle relazioni del convegno Lions e proseguito “fuori sacco” nelle ore successive sui social.
Resta la sostanza del problema: la realizzazione di una diga a Vetto è più che mai d’attualità per garantire nel tempo acqua ed energia pulite ai terreni agricoli e alle famiglie di Reggio e Parma, eliminare pericoli di alluvioni a valle, creare un’oasi faunistica di grande valore ambientale e, non ultimo, portare lavoro e turismo tutto l’anno, assicurando un futuro ai paesi montani delle due province.
Vediamo ora cosa hanno detto i relatori al dibattito Lions.
ANDREA COLOMBO: SUFFICIENTE UN INVASO DA 27 MLN
L’ingegner Andrea Colombo, dirigente dell’Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po, ha presentato gli esiti di uno studio, recentemente concluso, sviluppato dall’Autorità di Bacino insieme alla Regione Emilia Romagna: “L’Autorità di Bacino ha approfondito il bilancio idrico sull’asta fluviale per valutare l’attuale deficit idrico, che è stato individuato tra i 30 e 40 milioni di metri cubi di acqua annui, sia rispetto agli scenari degli anni passati e soprattutto in vista dei cambiamenti climatici futuri – ha affermato– quindi sono stati individuati tutti i vari possibili scenari di intervento, a partire dalle azioni che si possono attuare fin da subito relative al risparmio, al riutilizzo e di razionalizzazione della risorsa idrica, fino ad interventi più complessi, come la realizzazione di invasi e il potenziamento delle opere già esistenti, come appunto Cerezzola che è stata recentemente finanziata, fino ad arrivare alla realizzazione di un invaso, stimato in 27 milioni di metri cubi, valutato sufficiente a garantire il deficit idrico esistente”.
TURAZZA: CHIESTI 3,5 MILIONI PER NUOVO STUDIO DI FATTIBILITA’
“A seguito dello studio di fattibilità integrato – tecnico, ambientale ed economico – dell’invaso, realizzato dall’Autorità Distrettuale del fiume Po, il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale, su sollecitazione informale della Regione Emilia Romagna, ha autorizzato la presentazione di una domanda di finanziamento per un progetto di fattibilità tecnico ed economico volto alla realizzazione di un invaso nel bacino del torrente Enza, finalizzato alla risoluzione del problema della carenza idrica della Val d’Enza, nelle province di Parma e Reggio Emilia – ha puntualizzato l’avvocato Domenico Turazza, direttore generale del Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale –; a dicembre 2021 il nostro Consorzio ha sottoscritto un protocollo di intesa con il Consorzio della Bonifica Parmense per la collaborazione nella progettazione.
Quindi è stata presentata la richiesta di finanziamento di circa 3,5 milioni di euro, a valere sulla Legge di Stabilità 2022. Il progetto preliminare dell’invaso, senza alcuna continuità con i precedenti progetti Grisanti e Marcello, andrà ad individuare le caratteristiche fondamentali (localizzazione, dimensioni, costo, rapporto costi/benefici, impatto ambientale, ecc.) di un invaso ad usi plurimi (irriguo, idropotabile, industriale, idroelettrico) al servizio delle provincie di Reggio Emilia e di Parma. Questa fase progettuale dovrà chiarire se sussistono le condizioni di sostenibilità economiche e ambientali per la realizzazione dell’opera”.
ORLANDINI: I GRANDI SERBATOI OCCASIONI UNICHE DI SVILUPPO TECNOLOGICO
L’urgenza della realizzazione di un invaso è stata sostenuta con valide argomentazioni anche dall’ingegner Stefano Orlandini, professore ordinario di Costruzioni Idrauliche presso l’Università di Modena e Reggio Emilia “specialmente in una prospettiva di rivalutazione dell’economia reale, i serbatoi montani e le casse di espansione nella gestione delle risorse idriche ed energetiche sono opere economicamente vantaggiose e compatibili con i requisiti di salvaguardia del pianeta, a scala locale e globale. Gli studi di fattibilità tecnica ed economica richiedono un confronto tra diverse visioni, alla luce di una cultura basata sulle evidenze e sull’uso critico dei modelli matematici di simulazione dei sistemi reali. La progettazione, la realizzazione e la gestione dei grandi serbatoi sono occasioni uniche di sviluppo tecnologico, che valorizzano settori dell’ingegneria civile e ambientale oggi molto attiva in campo scientifico”.
E proprio dai calcoli presentati dal professor Orlandini hanno preso le mosse numerosi interventi, per lo più critici nei confronti dell’ Autorità del Po e dell’ipotesi di un mini invaso da 27 milioni mc. Presenti anche i sindaci di San Polo, di Montecchio e l’ambientalista Duilio Cangiari.
Come detto, il confronto-scontro è continuato sui social con toni ruvidi. Luciano Catellani, presidente del consorzio Vacche Rosse, ha scritto: “Questo non è un passo avanti verso la diga di Vetto, ma un passo verso lo schifo di un mini-invaso“. Catellani ha pure attaccato la stampa locale per aver “dato risalto solo ai 2 relatori favorevoli al progetto regionale e non ai 12 interventi fatti esclusivamente a favore del vecchi progetto Marcello da 104 milioni (di mc, ndr.)”. Aggiungendo che “in effetti da direttiva europea una parte dei finanziamenti va anche alla stampa”. Anche questa è una novità che andrebbe approfondita come si deve.
Valterio Ferrari
29/05/2022 alle 21:04
Qualche contraddizione però è piuttosto evidente, se non ci si gira dall’altra parte, perché se il problema è la carenza idrica e la tutela dei prati stabili, che senso ha replicare dicendo che la “realizzazione di una diga a Vetto è più che mai d’attualità per garantire nel tempo acqua ed energia pulite ai terreni agricoli e alle famiglie di Reggio e Parma, eliminare pericoli di alluvioni a valle, creare un’oasi faunistica di grande valore ambientale e, non ultimo, portare lavoro e turismo tutto l’anno, assicurando un futuro ai paesi montani delle due province”? E allora visto che ci siamo perché non fare anche un aeroporto visto che ci sarà turismo tutto l’anno?! In una situazione così il mio professore di italiano delle medie direbbe: state andando fuori tema! Se ci si attiene al problema della carenza idrica lo studio c’è ed stato fatto da tecnici e non da un gruppo di “rezdore” mentre piegano cappelletti, per cui sarebbe corretto attenersi a quello. Se si introducono altri temi e altri interessi (turismo, energia, prevenzione di alluvioni) si sta parlando di altro e si sta cercando solo un’occasione per stravolgere la val d’Enza per altri interessi. Concludo con un dato: negli ultimi tre anni la produzione del Parmigiano-Reggiano ha regolarmente battuto il record di produzione dell’anno precedente, dove sarebbe tutta questa drammaticità? Proviamo a chiarirci una volta per tutte, che forse riusciamo a fare qualche passo avanti … e non continuare a prenderci in giro?
fausto Poli
30/05/2022 alle 15:52
Dopo la bellezza di 40 anni, (c’era un animale che impediva la realizzazione della Diga) ancora con sta Diga. Siete dei bravi politici, Il che significa che in altri paesi, come L’Olanda, la diga si sarebbe fatta 40 anni fa. Mentre qui, Lontra o non lontra, la diga non si fara’ “quasi” mai. E poi dicono “siamo delusi della politica Italiana” ……..
Mario Lusuardi
29/05/2022 alle 21:49
Il sign Vittorio Ferrari non conosce l’argomento e non vive per questo territorio ma sfrutta solo il populismo del no a tal punto che sembra gli faccia schifo che si sia prodotto molto parmigiano-reggiano, da qui ritengo che il suddetto elemento sia un odiatore del mondo agricolo oltre qualsiasi buon senso e quindi lo ritengo bieco rigettando completamente le sue posizioni. Appoggio completamente i miasmi di Catellani delle vacche rosse in quanto questa vicenda la seguo da decenni e la storiografia delle necessità del territorio si sta solo acutizzando. Rigetto completamente il progetto di una piscina completamente inutile.
Valterio Ferrari
30/05/2022 alle 00:29
Esimio sig. Lusuardi, non è stato nemmeno capace di leggere correttamente il mio nome, figuriamoci il testo del mio commento che l’avrebbe quantomeno costretta a ragionare. Non ha usato un argomento che uno per confutare quello che ho scritto ma in compenso si permette di sentenziare a casaccio su di me, un modo di fare che le consiglierei di limitare a quando si fa la barba al mattino nel bagno di casa, perché comportarsi così anche solo al bar del paese, rischia di essere compatito. Complimenti davvero, con gente come lei è un piacere confrontarsi.
Sergio
29/05/2022 alle 23:10
Sono ESTEREFATTO dell’ipocrisia che circonda un’argomento importante come la necessità d’acqua sia per usi agricoli che civili. Da alcuni mesi lamentiamo la scarsa portata del po, per la poca piovosità del periodo, ma l’acqua in più che ci sarebbe stata, l’avremmo solo vista scorrere verso il mare, senza saperne cosa fare. Spendiamo tanto tempo per discutere sulla dimensione di un’invaso, quando se l’acqua scarseggia viene naturale pensare di trattenerne il più possibile. Forse pensare all’aqua bene comune, e quindi gestirla di conseguenza, e’ un po distante dalle discussioni personalizzate, che ancora si sentono nei contesti finora ascoltati.
Paolo
02/06/2022 alle 21:04
⏰⏰⏰..Bonaccini..!!!