17/5/2022 – Sono stati tutti rinviati a giudizio i cinque famigliari accusati dell’omicidio di Saman Abbas, la 18enne pakistana scomparsa da Novellara la notte fra il 30 aprile e il 1° maggio 2021, dopo essersi ribellata
a un matrimonio combinato, con un parente, in patria. Il gup Dario De Luca ha mandato a processo lo zio della ragazza, Danish Hasnain e i due cugini, Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq, arrestati nei mesi scorsi all’estero – Ijaz e Hasnain in Francia, l’altro cugino in Spagna – dove
erano fuggiti. A giudizio anche i genitori, Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, padre e madre latitanti in Pakistan, che avevano lasciato l’Italia lo stesso 1° maggio, affidando il figlio minorenne, fratello di Saman, ad Hasnain. La prima udienza del processo è stata fissata per il 10 febbraio 2023. Accolte le richieste della Procura di Reggio Emilia che ha coordinato le indagini dei carabinieri.
I cinque devono rispondere di concorso di sequestro di persona, omicidio e soppressione di cadavere.
all’estero dove erano fuggiti. Le parti civili ammesse sono il Comune di Novellara, l’associazione Penelope che si occupa di persone scomparse, l’Unione dei Comuni della Bassa reggiana, il fratello minore di Saman – che è anche testimone, principale accusatore dello zio Hasnain. Ha ottenuto il riconoscimento di parte civile anche l’Ucoii, Unione delle comunità islamiche italiane. Una domanda sorge spontanea: cos’ha fatto l’ Ucoii in difesa delle donne oppresse dal tradizionalismo dominante nelle comunità pakistane, anche nella bassa reggiana, e che è alla base di questa tragedia?
In proposito, al termine dell’udienza, l’avvocato Riziero Angeletti che assiste l’Ucooii, ha dichiarato: “È la prima volta che l’Unione delle comunità islamiche in Italia si trova parte civile in una vicenda per omicidio e così dirompente. È un evento importante per gli aspetti socio politici che genera l’interlocuzione con un ente che si trova a cavallo tra lo Stato italiano e una cultura ancora in via di trasformazione di coloro che entrano nel nostro territorio, privi di principi che non collimano col nostro modo di vivere”.
Il legale ha aggiunto che l’Unione delle comunità islamiche intende “prendere posizione sulle voci che hanno disturbato l’equilibrio e l’azione fattiva dell’associazione che mira a rompere le problematiche e gli attriti che ci sono tra una cultura che deve essere sradicata e un modo di vivere occidentale come Saman. Di fronte a questa contraddizione non vi era strada altra che insistere sulla costituzione di parte civile”. Che vuole essere anche una netta cesura contro le nozze forzate: “Ho depositato
in aula ha aggiunto – il documento della fatwa dell’Ucoii presentata il 3 giugno scorso sulla corretta interpretazione delle norme coraniche sulla costrizione dei genitori ai matrimoni, chiarendo che una donna è libera di decidere con chi sposarsi”.
NORIS BUCCHI: DANISH E’ INNOCENTE
“Dopo avere esaminato le carte, possiamo dire che gli addebiti mossi a Danish sono Ninfondati. È innocente”. Lo sostiene Domenico Noris Bucchi che difende Danish Hasnain, accusato di essere l’esecutore materiale dell’omicidio della nipote Saman Abbas.
“La tesi della pubblica accusa si basa su presunzioni, un’ipotesi investigativa basata su semplici sospetti – aggiunge Bucchi – “Finalmente oggi abbiamo un processo nel quale siamo certi che potremo dimostrare che Danish non è responsabile dei fatti contestati”.
SCARCELLA: NOMANHULAQ NON HA COMMESSO ALCUN REATO
“Nomanhulaq non è responsabile di alcun reato”. Ne è convinto l’avvocato Luigi Scarcella che difende Nomanhulaq Nomanhulaq, cugino di Saman Abbas, uno dei cinque rinviati a giudizio con l’accusa di sequestro, omicidio e soprressione di cadavere della giovane pakistana scomparsa a Novellara, e i cui resti non sono stati più trovati. . “Sicuramente ora a processo non avremo più una lettura parcellizata degli atti di indagine, dai singoli frame alle letture parziali di intercettazioni telefoniche piuttosto che dei tabulati – ha sottolinerato – A dibattimento verificheremo se è successo, cosa e se qualcuno ha partecipato”. Il legale non ha escluso di presentare in futuro “un’istanza di scarcerazione” per il suo assistito, detenuto alla Pulce come Ijaz e Hasnain.
PETRELLI: IJAZ E’ ANALFABETA E ESTRANEO AI FATTI. LESI I DIRITTI DELLA DIFESA
“Ci aspettavamo il rinvio a giudizio, ma il mio assistito continua a proclamarsi completamente
estraneo ai fatti. Faremo di tutto per dimostrare la sua innocenza”. A dirlo è Mariagrazia Petrelli, avvocato difensore di Ikram Ijaz, uno dei cinque imputati (e uno dei tre in
carcere) accusati di omicidio della cugina Saman Abbas.
Nell’udienza preliminare Petrelli ha “sollevato un’eccezione per alcuni vizi procedurali”, non accolta dal gup Dario De Luca. “La riproporremo in dibattimento. A mio avviso c’è una lesione del diritto di difesa. Il mio assistito è analfabeta, non sa né leggere né scrivere, nemmeno il punjabi, sua lingua d’origine. Gli atti gli sono stati tradotti per iscritto e non oralmente. Ancora oggi non ha ancora compreso le accuse che gli vengono mosse”. L’avvocato aveva chiesto anche “il rito abbreviato con esclusione delle circostanze
aggravanti”, ma il gup ha giudicato inammissibili le due richieste.
L’ AVVOCATO SERVILLO: I GENITORI DI SAMAN NON SANNO DI ESSERE SOTTO PROCESSO. PERCHE’ NON LI HANNO RINTRACCIATI?
“Coloro che non sono presenti in un processo non sono fantasmi e più delle volte sono vittime di un sistema che dà per scontato cose che non dovrebbero esserlo come l’effettiva consapevolezza di un
processo a proprio carico”.
Non ci sta l’avvocato Simone Servillo che difende Shabbar Abbas e Nazia Shaheen, i genitori di Saman. Il
giudice ha rigettato la sua richiesta che “venisse dichiarata la nullità del decreto di latitanza – spiega – fondata sull’evidente mancata conoscenza concreta del procedimento. Non entro nel merito della decisione del gup che rispetto, però rimane il fatto che i processi contro chi non sa, non andrebbero
portati avanti. Resta un neo importante di questa esperienza processuale che secondo me costituirà una costante”.
Servillo ha lanciato un appello: “Non sono mai riuscito a entrare in contatto coi miei assistiti, spero leggano o sentano queste mie parole. In tal caso li tranquillizzo perché la loro posizione è difendibile. Quello di oggi è un esito aspettato, che ci darà però occasione di difenderci in maniera sostanziale
e spero definitiva nell’ambito di un contesto fondato sul contraddittorio consentendoci una vera difesa”.
E ha aggiunto: “Trovo sconcertante che non ci si sia impegnati fino in fondo per fare le notifiche come Dio comanda. Vi è certezza che si trovino nel villaggio di origine in Pakistan. Mi pare che ci sia stata collaborazione da parte del Pakistan, tanto è vero che vi è consapevolezza da parte
degli inquirenti del luogo dove probabilmente si trovano i miei assistiti”. Se la trasmissione tv Quarto Grado è riuscita a scoprire il villaggio dove si trovano, ci sarà da parte mia il fatto di pretendere che l’autorità inquirente italiana sappia dove si trovano?”.
(FONTE: AGENZIA ANSA)