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FdI: monopattini elettrici pericolosi, in giro troppi irresponsabili
La Polizia locale batta un colpo

DI IVALDO CASALI E PATRIZIA MARTINI*

11/8/2021 – Monopattini elettrici a noleggio anche a Reggio Emilia.

FDI denuncia: una “città delle persone” deve pensare alla incolumità di tutti e soprattutto dei disabili e degli anziani.
Ecco alcune considerazioni sui monopattini elettrici.
Questi nuovi mezzi, magnificati come “ecologici”, hanno già causato morti e feriti per responsabilità di guidatori che sfrecciano tra i pedoni a velocità eccessive, inosservanti delle più elementari norme di comportamento oltre che delle prescrizioni del Codice della Strada.
Proprio la maneggevolezza e la silenziosità dei monopattini li rendono pericolosi in quanto poco percepibili da chi sta attorno, specie se anziani o invalidi.
Inoltre si ricorda che attualmente la normativa non prevede per il conducente di monopattini l’obbligo della copertura assicurativa.
Conseguentemente, la Polizia Locale dovrà vigilare per prevenire e reprimere comportamenti irregolari.
L’Amministrazione comunale deve inoltre attuare idonee misure affinché questi mezzi non siano parcheggiati o abbandonati dopo l’uso, sui marciapiedi o in altri luoghi di passaggio pedonale, diventando così ostacoli pericolosi.
È infine il caso di ricordare, sempre in tema di sicurezza stradale, lo stato pietoso di certe strade comunali per buche ed avvallamenti, come peraltro le ciclo pedonali che necessitano di manutenzione.
Denunce già fatte sia dal responsabile comunale del Dipartimento di sicurezza FDI che dal Dipartimento di equità sociale.

*Resp. Sicurezza ed Equità sociale Reggio Emilia

ASSESSORI TRA I MONOPATTINI A NOLEGGIO

MONOPATTINI: IN VISTA UNA STRETTA. PROPOSTA DI LEGGE ALLA CAMERA: LIMITE VELOCITA’ , DIVIETO CIRCOLAZIONE ALLA SERA, STOP SOSTA SELVAGGIA

Si va verso una stretta per i monopattini in città. Ce ne sono improvvisamente troppi, e da più fronti ci si è resi conto che è necessario mettere ordine.
    E’ per questo che la commissione Trasporti alla Camera è al lavoro su una proposta di legge ad hoc che punta, almeno nelle linee essenziali, all’obbligo del casco, ai limiti di velocità e alla maggiore età per usare quello che è diventato in un anno mezzo – da poco prima dell’emergenza Covid – il primo veicolo della sharing mobility in Italia.
    Di recente c’è stato anche un incontro al ministero delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili tra tecnici e rappresentati dell’Anci e delle aziende di noleggio. Sul tavolo proprio la necessità di mettere ordine, con l’obiettivo di una maggiore sicurezza sulle strade e di non ritrovarsi città in ostaggio dei monopattini.
    Sfrecciano a destra e sinistra, e si trovano parcheggiati ovunque. Approdati in Italia, poco prima che tutto si fermasse per il primo lockdown (quello di marzo-aprile 2020), i monopattini hanno cambiato il volto della mobilità condivisa nel nostro Paese, viene spiegato dall’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility. Tanto che “un veicolo condiviso su 3 è un monopattino“. Sono esplosi come mezzo in condivisione (e non solo, visto che in molti già ne possiedono uno privato) da un anno circa, e in alcuni casi hanno soppiantato scooter elettrici e e-bike. I servizi in sharing realizzano numeri “senza precedenti proprio nell’anno della pandemia, e in 12 mesi” il monopattino “diventa il numero uno nel nostro Paese (anche quello più presente nelle città del Sud)”. Nel 2020 sono stati compiuti 7,4 milioni di noleggi in monopattino e percorsi 14,4 milioni di chilometri; rispetto al 2019, è aumentata la durata (12,1 minuti) e la distanza dei noleggi (1,8 km).
    Ora la fioritura incontrollata di questi mezzi leggeri porta alla necessità di una regolamentazione alla loro circolazione.
    Cosa reclamata anche dai tassisti, preoccupati per i monopattini troppo indisciplinati, e sostenuta dalla Lega – con Elena Maccanti, capogruppo in commissione Trasporti e relatrice della proposta di legge, e Giuseppe Donina, relatore della legge di riforma sul Codice della strada – che dicono: “Le città non possono essere trasformate in pericolosi parchi giochi, in balia del far west dei monopattini. Il fenomeno è stato troppo a lungo sottovalutato”. E tra i punti cardine della proposta di legge – a prima firma deputato di Forza Italia Roberto Rosso – ci sono l’introduzione del limite di velocità a 20 chilometri orari su piste ciclabili e di 30 km orari sulle strade urbane (nelle aree pedonali massimo a 6 km orari, che già le società di sharing ritengono rischioso perché troppo basso); il divieto di circolazione alla sera, da dopo il tramonto (le multe in caso di inosservanza vanno da 50 a 250 euro); il marciapiedi diventa off limits: vanno portati a mano; niente più sosta selvaggia (se si parcheggia sui marciapiedi sono previste multe simili a quelle per moto e scooter, da 41 a 168 euro, e la possibilità di rimozione). Inoltre, a condurli potranno essere soltanto maggiorenni. Quanto ai servizi di sharing si potranno attivare soltanto con una delibera della giunta comunale che deve prevedere comunque una serie di paletti che dovranno esser rispettati.
    Ma c’è da scommettere che altre idee per un quadro chiaro e definitivo arriveranno. Come quelle del presidente dell’Aci Angelo Sticchi Damiani che – in audizione proprio sulla proposta di legge – ha lanciato l’idea di “un regime di omologazione dei monopattini” per la produzione, regole omogenee dappertutto, una targhetta di riconoscimento, l’obbligo del casco per tutti e l’obbligo d’assicurazione sulla responsabilità civile verso terzi per i mezzi più potenti (“assolutamente necessaria se il monopattino va oltre 25 km all’ora – ha spiegato – cioè quelli con una potenza nominale superiore a 350 watt. Ma sarebbe eccezionale se ci fosse per tutti”). E la formazione, con il corso che si potrebbe fare nelle scuole secondarie, nelle università e nelle scuole guida con “il rilascio di una specie di patentino”. Plauso dei consumatori per la proposta. 

L’ASSESSORA BONVICINI: STRUMENTO UTILE, CI ABITUEREMO. CONTRARIA ALL’OBBLIGO DEL CASCO

“Gentilissimo direttore, scrivo questa lettera per cercare di replicare alle numerose alzate di scudi recentemente registrate contro l’utilizzo dei monopattini elettrici, il cui servizio in “sharing” (condivisione dei mezzi) è stato da poco introdotto nella nostra città.

Parto dal citare un semplice dato: quello pubblicato da Eurostat nei giorni scorsi che vede l’Italia al secondo posto per il possesso di automobili pro capite in tutta Europa, con 646 auto ogni mille abitanti, che significa 6,4 su 10, che, escludendo minorenni e non patentati, raffigura un quadro molto vicino a un’auto di proprietà per ogni cittadino con patente di guida attiva.

A questo dato aggiungo quello dell’utilizzo che le persone fanno delle automobili, alla base della nascita del concetto stesso di sharing dei veicoli: analizzando la giornata tipo di un utente che utilizza l’auto per recarsi a lavoro, conteggiando quindi sia la notte che il giorno, ne risulta che le auto per il 90% del loro tempo sono parcheggiate. Parcheggiate in garage, sotto casa, nei parcheggi scambiatori, sotto l’ufficio, al supermercato, davanti alle scuole, lungo i marciapiedi, a volte anche a cavallo degli stessi, davanti alle palestre (in cui andiamo a fare attività fisica, in macchina), davanti ai ristoranti, al negozio di fiducia, alla scuola di musica, davanti alla chiesa la domenica. Auto in sosta come elemento caratterizzante del paesaggio dell’epoca contemporanea. Ci siamo abituati a vederle ovunque, a conviverci, a darle per scontate. Anzi forse non le vediamo neanche più. Scatole roventi d’estate, gelide d’inverno, che occupano spazio pubblico, tutti i giorni, a tutte le ore.

In questo scenario il monopattino non è appunto che un’opzione in più nell’offerta di mobilità quotidiana, e occupa certamente meno spazio di un’auto. E’ equiparato alla bicicletta e come tale va inteso. Chi commette infrazioni va sanzionato, così come accade per tutti gli utenti della strada. E’ una novità a cui non siamo abituati? Ci abitueremo. Anche a parcheggiarli meglio. S

embrano abbandonati? Il concetto del “free-floating” su cui si regge il servizio di sharing (ovvero prendo il monopattino e lo lascio in prossimità alla mia destinazione senza doverlo ancorare a stazioni fisse) non prevede la creazione di specifiche aree di sosta. Tuttavia come per le biciclette, dove non arriva il codice della strada, dovrebbe essere il buon senso a dirci di lasciarli in luoghi consoni, possibilmente presso le rastrelliere di sosta bici. Le stesse aziende sospendono gli utenti che non osservano il regolamento. E parlando di regole, sono ormai vent’anni che la Polizia locale di Reggio insieme all’Ufficio scolastico provinciale fa educazione stradale nelle scuole superiori, e dall’anno scorso ha introdotto una specifica sessione sui monopattini, spiegandone le regole e facendoli provare ai ragazzi, riscuotendo devo dire un grande successo fra i giovani.

Viviamo in una città altamente ciclabile in cui però tendenzialmente chi si muove in macchina la usa per spostarsi anche solo per poche centinaia di metri. Il posizionamento dei monopattini in condivisione nell’area più densamente urbanizzata (e quindi popolata) della città ne facilita l’uso proprio per gli utenti che tenderebbero a spostarsi in auto per piccoli tragitti e va ad aggiungersi alle possibilità con cui si raggiunge il centro storico dai quartieri limitrofi e dai parcheggi scambiatori, oltre a essere (nel caso dei monopattini privati) perfettamente compatibili con l’uso del trasporto pubblico.

I temi delle fonti dell’energia, dell’economia basata sul consumo e dell’evoluzione tecnologica sono globali e la strada da fare è tanta. Le scelte di mobilità che ognuno di noi fa quotidianamente sono l’ultimo tassello di un quadro ampio in cui tutti, oggi, siamo chiamati a fare scelte coraggiose. Non è facendo guerra alle novità o mettendo gli utenti della strada gli uni contro gli altri che otterremo città e spazi pubblici più vivibili, ma forse ottimizzando le possibilità di spostamento e i servizi pubblici potremo esserci più vicini. E questo passa anche dall’agevolazione dell’uso di mezzi sostenibili e pratici. Per questo sono contraria all’idea di introdurre il casco obbligatorio per i monopattini, o peggio, di richiederne immatricolazione e targa. Una norma del genere rischierebbe di compromettere anche la semplicità di utilizzo delle bici, ad esempio, su cui da anni è aperto un dibattito che rischieremmo di rilanciare. E francamente, oggi, nel bel mezzo di una crisi climatica senza precedenti, penso proprio che non ce lo possiamo permettere.

Parlando di consumi: i monopattini elettrici (quelli del sistema in sharing hanno batterie più grandi e quindi autonomie maggiori) compiono all’incirca dai 20 ai 35 chilometri con una ricarica che potremmo considerare analoga a quella di un computer portatile. Con uno smartphone in tasca e un’auto parcheggiata fuori casa – che nei migliori dei casi è elettrica e nel peggiore è diesel – vogliamo davvero polemizzare sulla fonte dell’energia con cui vengono ricaricati i monopattini o sullo smaltimento delle loro batterie?

Aggiungo infine un’ultima precisazione: il servizio di sharing dei monopattini non è a carico della collettività. Il Comune non paga le aziende, ma si è limitato a fare una manifestazione di interesse per selezionarle, rilasciare le autorizzazioni e redigere un regolamento (ad esempio su richiesta dell’Amministrazione le velocità sono limitate automaticamente a 21 chilometri orari e a 6 km/h nelle aree pedonali)”. (CARLOTTA BONVICINI, ASSESSORA MOBILITA’ E AMBIENTE COMUNE DI REGGIO)

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Una risposta a 1

  1. Susanna Rispondi

    12/08/2021 alle 10:48

    Quei *cosi infernali* sono una jattura. Sbucano da ogni dove a velocità senza criterio… Uno ormai mi centrava in pieno. Era sbucato da una stradina latetale vua emilia. Io ero in bici tranquilla. Ho avuto IO prontezza di frenare.. Altrimenti mi mandava a gambe x aria e mi rompeva le ossa. È filato dritto come un fuso attraversato via emilia bello come il sole.. E via.. Vanno ABOLITI. Vanno BENE solo sui grandi spazi PRIVATI. ( fabbriche, aereoporti ecc)

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