16/7/2021 – Maurizia Bonini, ex moglie di Paolo Bellini, esce dal processo in corso a Bologna a carico dell’ex Primula Nera reggiana e di altri imputati minori, e spacciato come processo ai mandanti della strage alla stazione del 2 agosto 1980 (presunti mandanti, secondo la Procura, che sono tutti morti e quindi non possono essere processati).
L’accusa di favoreggiamento nei confronti dell’ex marito, a carico della Bonini, è stata archiviata insieme alle posizioni di altri testimoni. Lo si è appreso nel corso dell’udienza di mercoledì – Corte d’Assise, presidente Francesco Caruso – quando la stessa Procura generale , in risposta a una domanda degli avvocati di Bellini Mandredo Fiormonti e Antonio Capitella, ha fatto che 25 giugno scorso è stato depositato un decreto di archiviazione che riguarda diverse figure e il decreto comprende “anche la figura di, compresa quella di “Bonini Maurizia”.
L’ex moglie di Bellini, saparata da oltre vent’anni, era stata interrogata come teste sulla presenza a Bologna del killer della Mucciatella, e in particolare se fosse lui l’uomo del fotogramma estratto da un filmato girato da un tedesco sul primo binario della stazione di Bologna pochi minuti prima dell’esplosione. Il 19 novembre 2019, infine, ha detto di riconoscere l’ex marito in quella immagine. Ha inoltre dato un colpo forse decidivo all’alibi di Bellini – all’epoca ancora sotto la falsa identità di Roberto Da Silva – sul famoso viaggio a Rimini, la mattina del 2 agosto, per prelevare la famiglia in vacanza, e portarla in montagna al passo del Tonale. ‘”Per quello che mi hanno riferito mia madre tornò a Torre Pedrera (Rimini) in ritardo rispetto all’ora di pranzo”, aveva dichiarato Bonini. Un ritardo che avrebbe reso compatibile la presenza di Bellini alla stazione di Bologna.
D’altra parte, come documentato da Gian Paolo Pelizzaro e Gabriele Paradisi su Reggio Report, nella loro ampia inchiesta sulla strage del 2 agosto, sono diverse le immagini e i video che ritraggono una persona molto somigliante al killer, impegnata dei primi soccorsi immediatamente dopo l’esplosione che fece crollare un’intera ala della stazione, con 85 morti (più una donna non riconosciuta e i cui resti sono finiti nella tomba di Montespertoli al posto di un’altra vittima, Maria Fresu) e oltre 200 feriti.
Ma quella maledetta mattina a Bologna c’era anche Thomas Kram, professore e libraio tedesco delle Revolutionarien Zelle, esperto in esplosivi in forza all’organizzazione Separat del gruppo Carlos, il più temuto terrorista internazionale al soldo dei palestinesi di George Habbash. E proprio Bellini, alcuni mesi prima della strage, si era incrociato con Thomas Kram lo stesso giorno e nello stesso albergo del centro di Bologna, come attesta un appunto della Digos rivelato sempre da Pelizzaro e Paradisi. Praticamente un appuntamento.
Sarà interessante conoscere in proposito la versione del killer che da molti anni è collaboratore di giustizia, il Roberto Da Silva che “lavorava per lo Stato” , che assiste a ogni udienza nonostante malori e problemi di salute, e che continua a proclamarsi innocente: “Al processo ci sarà da ridere”, aveva promesso. Ma lo scetticismo prevale: quei non insondabili misteri della strage nel contesto del terrorismo palestinese e “lodo Moro”, continuano a restare nel cono d’ombra del segreto di Stato.
(Pierluigi Ghiggini)