12/7/2021 – Alcuni giorni fa, in occasione dell’anniversario dell’eccidio del 7 luglio 1960, Marco Eboli ha indirizzato una lettera aperta al ministro Andrea Orlando, invitato a commemorare i morti di Reggio Emilia. Eboli, figlio di un poliziotto ex- partigiano massacrato di botte e per questo rimasto cieco per tuta la vita, chiedeva che fossero ricordati anche i poliziotti rimasti feriti in quella tragica giornata, ma il 7 luglio a Reggio Emilia, l’ex consigliere comunale della destra e il ministro e dirigente di punta del Pd, non si sono neppure sfiorati.
Tuttavia la sorte li ha fatti incrociare causalmente il giorno successivo in un noto ristorante di Roma, il Laganà di via dell’Orso, entrambi attovagliati anche se non allo stesso tavolo. Un incontro fortuito nel quale, tra persone civili, Orlando ed Eboli hanno parlato proprio dei fatti del 7 luglio di 51 anni fa.
Lo rivela lo stesso Eboli: “Giovedì 8 luglio ero andato a Roma – spiega a Reggio Report – per condividere con l’amico Gianni Alemanno, ed altri amici, l’attesa della sentenza che lo ha poi assolto e fatto giustizia del fango che gli è stato gettato addosso per 7 anni.
Finiti i brindisi, e lasciato Alemanno agli affetti della famiglia, mi sono recato a cena in un ristorante (Il Laganà, ndr.) dove mi aveva portato, per la prima volta lui, e che si trova in una via di fronte alla sede nazionale di Fratelli d’Italia, nel cuore della capitale. Dopo essermi accomodato, mi è parso di vedere in un tavolo il Ministro Orlando che il giorno prima era a Reggio per la commemorazione del 7 luglio 1960.
Mi sono accertato, dall’amico ristoratore che fosse lui. Avuto conferma mi sono avvicinato e presentato. Udito il mio nome mi ha detto che sapeva chi fossi, probabilmente perché messo a conoscenza della mia lettera. Ci siamo confrontati sui fatti del 7 luglio, rimanendo ovviamente, ciascuno con le proprie convinzioni, ma con molto garbo e rispetto reciproco.
Penso che la causalità di questo incontro – conclude Eboli – possa far riflettere chi, nonostante i miei ripetuti inviti, a Reggio, rifiuta di partecipare ad un incontro privato tra persone che da quei tragici fatti hanno avuto, in famiglia, lutti o sofferenza”.