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“Nascondono” le condanne per ndrangheta e ottengono il reddito di cittadinanza
Cinque denunciati dai Carabinieri, assegni revocati

27/5/2021 – I carabinieri hanno preso in castagna cinque calabresi di Reggio Emilia che dal 2019 percepivano il reddito di cittadinanza senza averne diritto, in particolare per non aver dichiarato – come invece tassativamente previsto dalle normative – che i loro parenti avevano subito condanne per reati commessi con l’aggravante del metodo mafioso. Uno inoltre si era “dimenticato” di dichiarare la condanna inflittagli nel processo Aemilia. La cifra indebitamente percepita dall’Inps ammonta a 32 mila euro. Gli assegni sono stati sospesi dall’Inps in vista della della revoca del trattamento, sollecitata dai Carabinieri che hanno anche deunuciato tre donne e due uomini alla Procura della Repubblica di Reggio Emilia.

Le cinque persone sono state individuate nel corso di un’ attività investigativa condotta dai militari del Nucleo Ispettorato del Lavoro di concerto con i colleghi del Nucleo Informativo – Comando provinciale di Reggio Emilia. L’indagine ha comportato l’analisi di centinaia di soggetti colpiti da condanne e da ordinanze di custodia cautelare in carcere nelle principali operazioni antimafia contro l’infiltrazione della ‘ndrangheta e in particolare della cosca Grande Aracri di Cutro condotte negli ultimi anni nel reggiano e nel Nord Italia, nonché dei rispettivi familiari conviventi.

Aemilia: la lettura della sentenza di primo grado

Le sentenze e le ordinanze passate al setaccio riguardano i processi Aemilia, Grimilde, Farma Business e Camaleonte; i primi due a seguito di indagini della Procura Distrettuale Antimafia di Bologna, la terza della Distrettuale di Catanzaro e “camaleonte” della Dda di Venezia.

I denunciati sono tre donne di 56, 40 e 35 anni, e due uomini di 64 e 58 anni, tutti ritenuti  responsabili del reato di cui all’art. 7 comma 1 del D.L. 4/2019 (false dichiarazioni per ottenere il reddito di cittadinanza).

Le indagini hanno fatto emergere come i soggetti abbiano percepito il beneficio del reddito di cittadinanza in maniera indebita “ponendo ognuno di essi, le medesime condotte delittuose concernenti false attestazioni del DSU (dichiarazione sostitutiva unica)”.

In particolare quattro di loro hanno omesso di dichiarare che loro familiari sono stati condannati per reati commessi con l’aggravante mafioso, mentre uno – come detto – ha omesso di dichiarare di essere stato condannato nell’ambito del processo Aemilia.

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