DI PIERLUIGI GHIGGINI
29/5/2021 – Mille luci in piazza al crepuscolo, mille smartphone accesi come fiaccole 4.0 nella piazza centrale di Novellara: una delle più belle dell’Emilia. Mille messaggi luminosi, gonfi di dolore e di smarrimento, per dire a Saman “siamo qui per te”, mentre la luce della speranza si fa sempre più flebile sino a estinguersi.
La cittadina della Bassa reggiana, sconvolta dalla scomparsa della ragazza pakistana che aveva detto no a un matrimonio combinato, e di cui da giorni si cercano i resti nelle campagne, nelle fosse e nei canali, ha risposto in modo corale all’invito del comune a “portare una luce per illuminare il buio”.
Novellaresi e reggiani hanno raccolto l’appello e hanno riempito piazza Unità d’Italia, con il distanziamento tenuto a fatica, alle 9 di ieri sera, mentre calava la notte. Hanno lanciato un silenzioso grido di dolore alla termine di una giornata convulsa in cui si era sparsa la voce poi smentita del ritrovamento del corpo di Saman, e che la magistratura aveva sequestrato un altro cascinale oltre alla casa di via Colombo dove viveva la famiglia di Saman fuggita in Pakistan. E che insieme aiu genitori sarebbe sparito un folto gruppo di braccianti pakistani, al punto da mettere in crisi diverse aziende agricole. E se questo è vero, perché sono scappati?
Ieri sera, con tanti cittadini, quasi tutti italiani, pochissimi gli islamici, c’erano anche i sindaci fasciati di tricolore (anche quello di Reggio, Luca Vecchi) , il presidente della provincia Zanni, le consigliere regionale Bondovalli e Mori, l’assessora regionale Barbara Lori: la loro presenza ha rotto simbolicamente il mutismo di un establishment Pd apparso platealmente in imbarazzo in questi giorni drammatici, se non in fuga e trincerato troppo a lungo nel silenzio. C’erano, i sindaci del Pd, non per passerella o per approfittare delle telecamere Rai e Mediaset, ma per condividere finalmente l’angoscia e lo smarrimento di tutti.
Certo, non è passato inosservato che si siano piazzati nel sagrato della chiesa come su un palco, facendo sloggiare gli altri e tenendo a distanza i rappresentanti delle opposizioni, che infatti hanno partecipato in mezzo agli altri cittadini. In realtà quei sindaci, pur con sentimenti autentici e armati di buona volontà, erano la rappresentazione plastica del fallimento delle politiche di integrazione: belle statuine tra le macerie di scelte rovinose.
Ha parlato per tutti la sindaca di Novellara Elena Carletti: poche parole pronunciate a fatica, a tradire un imbarazzo evidente. Poche parole per dire no alla violenza, “nessuna resti da sola”, “Saman non sei da sola, a prescindere da quello che accadrà”, e poi concludere che “tutti dobbiamo fare qualcosa”, che per Saman abbiamo tutti una responsabilità. Nessun accenno di riflessione su cosa succede nella comunità pakistana, non un invito a parlare e a collaborare alle indagini, non un refolo di autocritica e nemmeno una domanda sul perchè Saman sia stata abbandonata a se stessa quando ha deciso di rientrare in famiglia.
Alla fine, un minuto di silenzio e una marea di fiaccole digitali accese nella piazza. E un applauso senza fine per Saman, Saman chiusa in casa per anni senza potere andare a scuola, Saman che sognava una vita diversa dal matrimonio con un cugino sconosciuto in Pakistan, Saman che pesa sulla coscienza di tutti ma soprattutto di chi poteva fare qualcosa e non lo ha fatto, e di chi continua a tacere, mentre gli smartphone si spengono e la notte cala sulla speranza.
Maria
29/05/2021 alle 09:27
Quante altre ragazze dovranno scomparire così per la malvagità e l’ ottusità di popoli che ritengono sacrosanto segregarle a vita e cederle in sposa senza tenere in alcun conto della loro volontà? Che senso ha per le famiglie pakistane immigrare in un paese occidentale, se piuttosto che integrarsi preferiscono ammazzare le loro figlie? E perchè mai lo stato permette alle famiglie integraliste di restare in Italia, se poi di fatto non riesce ad impedire il perpetrarsi di terribili tradizioni: donne segregate in casa, oppresse, obbligate ad eseguire gli ordini dei padri- padroni,cedute in matrimoni combinati, oppure infibulate e costrette a intabarrarsi come mummie, indotte a seguire usi e costumi arcaici?Che ne pensano oggi della vicenda di Saman le donne velate e intabarrate che popolano ogni quartiere delle nostre città?Qualcuno è riuscito ad intervistare quelle che non escono mai e che risultano vive solo per l’ ufficio anagrafe?
Toponomastica
29/05/2021 alle 11:33
Concordo in pieno, cara Maria.
pero’ penso anche alle ‘nostrane’..ovvero a quelle italianissime che, ancora e sempre più conciate come bamboline a misura e negli standard dell’omuncolo maschilista medio, impazzano ed imperano.
Volgarità omuncole ancora udibili.. come ‘ogni lasciata è persa’… ed altre varie ed eventuali.
I femminicidi aumentano ogni anno esponenzialmente, a testimoniare il conflitto mai risolto col femminile autentico (che neppure si immaginano.. e che temono).
Ho l’impressione che in queste culture, peggio della loro, ritrovino la loro radice aggressivo-distuttiva e soprattutto manipolatoria, che mette l’oggetto da usare al posto dell’essere umano (la donna).
L’integrazione non esiste se queste atrocità vengono tollerate; è solo pubblicità per le prossime elezioni.
Che perderanno miseramente.