Nel processo “Angeli e Demoni” di Reggio Emilia accusa e difesa si scambiano gli ultimi affondi
sulle eccezioni preliminari. Quelle accolte saranno note il
prossimo 6 maggio quando il giudice Dario De Luca si pronuncerà
con un’ordinanza sulle richieste espresse dai legali dei 24
indagati per i “fatti di Bibbiano”, cioè diffuse presunte irregolarità nell’affidamento di minori, strappati alle famiglie naturali, ma ora tornati tutti a casa, ad opera dei servizi sociali della Val d’Enza (guidati dal sindaco di Bibbiano andrea carletti come assessore delegato dell’Unione), con operatori che certificavano
abusi forse mai avvenuti. Il tutto, secondo la Procura di Reggio,
per alimentare anche un sistema di servizi di psicoterapia
-affidati in appalto alla onlus torinese “Hansel e Gretel”– con
prezzi gonfiati rispetto al servizio sanitario nazionale.
Oggi il giudice ha concesso ai difensori un “secondo giro” di
parola per illustrare nuovamente le eccezioni alle quali, nelle scorse
settimane, hanno gia’ replicato il pubblico ministero Valentina
Salvi e le parti civili, cui spetta quindi nei prossimi giorni un
nuovo diritto di replica.
Le principali questioni poste dalle
difese riguardano da un lato la mancanza di atti nel fascicolo di
indagine che comprometterebe il diritto alla difesa dei loro
assistiti, e dall’altro la legittimità dell’utilizzo di alcune
intercettazioni telefoniche. Un terzo aspetto riguarda poi la
regolarità della procedura per la prosecuzione delle indagini
preliminari, in cui i difensori ravvisano dei difetti (sarebbe
stata solo notificata e non depositata).
Più nello specifico è entrato
nell’udienza di oggi il difensore di Fadia Bassmaji e Daniela
Bedogni, coppia che ha ottenuto in affido una minore coinvolta
nella vicenda su indicazione dell’ex capo dei Servizi sociali
Federica Anghinolfi.
Le due donne sono oggi indagate, ma nel 2018
Bedogni, che all’epoca non lo era ancora, fu sentita dai
Carabinieri come persona informata sui fatti. Proprio il verbale
di questo interrogatorio sarebbe uno dei sei mancanti nel
fascicolo del Pm e avrebbe generato un paradosso. A Bedogni,
spiega in sostanza il suo avvocato, viene infatti ora contestato
di non aver fornito agli inquirenti informazioni che invece aveva
dato, ma che non risultano agli atti del processo.
Per queste specifiche posizioni si lamenta anche che non siano
stati acquisiti, ad esempio, le dichiarazioni del pediatra della
minore ritenute rilevanti per accertarne lo stato di salute.
I
difensori chiedono infine di conoscere i criteri alla base della
selezione che il Pubblico ministero ha fatto, estrapolando
determinati documenti e non altri dai fascicoli relativi ai
bambini, depositati presso i servizi sociali e il tribunale dei
minori di Bologna, poichè il lavoro viene considerato
“un’attività di indagine” vera e propria. Su questi punti Salvi (e
le parti civili) replicheranno il 29 aprile. Dopo
l’ordinanza del 6 maggio si aprirà invece la fase in cui gli
indagati potranno esprimersi in merito alla scelta delrito ordinario o abbreviato.
FONTE: AGENZIA DIRE