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25 aprile e damnatio memoriae
“Dopo 76 anni domina ancora il congelamento storico cerebrale”

DI PAOLO COMASTRI

25/4/2021 – Ben 76 (settantasei !! ) anni sono passati da quegli eventi che causarono la terribile e lacerante frattura della nostra nazione.

In tutto questo fu assolutamente determinante IL ruolo assunto in quei giorni da casa Savoia a cui peraltro va ascritta indubitabilmente anche tutta la responsabilità dell’ignobile e indegno disfacimento dell’Esercito, della Marina e dell’Areonautica.

Non possiamo certamente esimerci dall’associarci al quel coro, vociante, querulo, peraltro sempre più spesso tendente allo stridulo che chiama ed invoca il rispetto di tutti i caduti di guerra.

Ci permettiamo tuttavia di osservare che Germania, Francia e altre nazioni hanno avuto la maturità di discernere tra certa feccia di partito e i combattenti spinti da motivazioni universali; ma purtroppo in Italia per qualche motivo, mai da noi totalmente compreso, dopo oltre sette decenni, quasi otto…. si da ancora più credito ad un ex-partigiano comunista, fors’ anche aggregatosi ai “liberatori” il 26 Aprile del 1945, che ad un ufficiale dell’ Esercito, Marina o Aviazione della Repubblica Sociale Italiana.

Al di sopra delle legittime motivazioni personali di ognuno, quando mai dimostreremo la maturità e la volontà di riconoscere la realtà storica e soprattutto la capacità di una sana ed intelligente autocritica a 360 gradi ?

Ciò che preoccupa non è di per sé il fatto che una parte porti rancore all’altra, ciò che inquieta ed atterrisce è questa sorta di congelamento storico cerebrale di cui sembriamo soffrire.

Una damnatio memoriae preconcetta, a prescindere, esercitata per diritto divino da una parte sull’altra.

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In Germania, tutti i reduci, ad eccezione di piccoli gruppi di ex miliziani e SS non combattenti, peraltro una davvero esigua e sparuta minoranza, percepiscono le pensioni di guerra; nessuno, sottolineiamo nessuno, si è mai sognato di protestare.

Di più. Qualcuno ha mai visto ex internati protestare perchè un ufficiale della Lutfwaffe o della Wermacht viene onorato per aver dato la vita per il suo paese ? No !

Ci domandiamo allora quando saremo in grado di spostare la mira al di là di quel pur tragico e lacerante 8 Settembre 1943, per ammettere finalmente che tanti (ma non tutti) dei cosiddetti eroi della Resistenza, erano, come minimo, davvero ben più che disposti a svendere il nostro paese al compagno Stalin.

Se siamo incapaci di andare oltre ai ruvidi rancori, riconosciamo allora la realtà storica che attesta inequivocabilmente che il comunismo ne ha fatte e combinate di molto, ma molto peggiori; e che sarebbe quanto mai opportuno, finalmente, indirizzare le “gite scolastiche” non solo nei lager nazisti, ma anche nei gulag staliniani dove sono state fatte ignobilmente crepare dal compagno Josif Vissarionovic Dzugasvili, comunemente noto come Stalin, non meno di 11 milioni di persone.

Ci chiediamo dunque: chi dobbiamo onorare ? Il Maggiore pilota Adriano Visconti e il S. Ten. pilota Valerio Stefanini, ad esempio e tanto per citarne tra le migliaia, assassinati vigliaccamente alle spalle a guerra finita nel cortile della caserma del “Savoia Cavalleria” a Milano, oppure il partigiano comunista che li ha ammazzati ?

Il Palmiro che se ne stava a Mosca all’hotel Lux quando i nostri morivano nelle steppe russe e che dopo, ben peggio, ha lasciato scientemente crepare nei campi di prigionia migliaia e migliaia di soldati italiani prigionieri; o la camicia nera e gli Alpini che si fecero 1200 drammatici km a piedi nel terribile inverno russo ?

Il paracadutista della Folgore morto ad El-Alamein perseguendo i suoi ideali di onore seppur, come qualcuno continua a dire, in una guerra sbagliata, oppure qualche liberatore che ha “combattuto” la guerra in Vaticano ?

El Alamein

Quando il nemico stesso riconosce il valore di un combattente, è il caso del sopra menzionato Maggiore Visconti, peraltro ricordato al Museo dell’Aria negli USA, e non ci sembra necessario citare in questo luogo il giudizio del nemico sulla condotta, ad esempio, della Folgore ad El-Alamein, allora ci deve essere per forza qualcosa di sbagliato, profondamente sbagliato, in chi si ostina alle classificazioni di massa a distanza di tanti, troppi anni. Arrivando persino a ricorrere, quando le “ragioni” inesorabilmente si sciolgono al sole dell’ottusità e peggio della malafede, alla “scientificità storica” tanto invocata dall’ultimo minculpop rosso rimasto, cioè Istoreco.

Alludo a quanto accaduto a Reggio Emilia in occasione della Giornata del Ricordo, quando tale Nevenkha Troha, sedicente storica slovena, invitata per offrire, questo il “nobile” intendimento degli organizzatori, un ulteriore contributo alla verità sulle Foibe, ha affermato e ribadito che

A alle Foibe sono ascrivibili ad una sola e mera contabilità di non più di 1.400 “scomparsi”,

B l’esodo di decine e decine di migliaia di italiani dalmato/istriani non è riconducibile ad alcuna decisione di sequestro di beni e proprietà, men che meno a nessun fenomeno di pulizia etnica,

C che gli italiani nel corso della loro occupazione di Slovenia e Croazia si sono macchiati di azioni ben “peggiori” e peraltro tutte assimilabili con il nome di crimini, ragion per cui, per cui “…se la sono andata a cercare…”

Per non parlare poi dell’aberrante, indecente niet di Istoreco all’intitolazione di una via alla Medaglia d’Oro al merito civile la martire Norma Cossetto.

Sì, sono trascorsi 76 anni ma ad ottenere credibilità è ancora solo il vigliacco assassino del Maggiore pilota Adriano Visconti e del S.Ten. pilota Valerio Stefanini.

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2 risposte a 25 aprile e damnatio memoriae
“Dopo 76 anni domina ancora il congelamento storico cerebrale”

  1. Ivaldo Casali Rispondi

    25/04/2021 alle 16:40

    Complimenti Paolo, eccellente intervento!

  2. Liliana Dazzi Rispondi

    26/04/2021 alle 18:28

    Encomiabile! Un grande conoscitore della storia! Complimenti Paolo!

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