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“Togliete il ritratto del podestà Celio Rabotti” : mozione a Castelnovo Monti
Ma non era iscritto alla loggia P2

19/3/2021 – Con una mozione che sarà discussa in consiglio comunale a Castelnovo Monti, i consiglieri comunali Alessandro Raniero Davoli e Paolo Pigoni di Castelnovo Libera (Lega, Fratelli d’italia, forza Italia e Udc) e Luca Maioli del Movimento 5 Stelle chiedono la rimozione del ritratto di Celio Rabotti dalla galleria dei ritratti dei sindaci del comune montano. Ciò, sostengono i firmatari (che nondimeno chiedono opportune verifiche delle fonti giornalistiche e storiche) per” l’appartenenza di Celio Rabotti alla loggia segreta Propaganda 2″ , la famigerata P2 di Licio Gelli, per aver votato le leggi razziali e per aver contribuito alla persecuzione degli ebrei reggiani.

Celio Rabotti, nato nel 1896 e morto nel 1975, Rabotti fu sindaco e poi podestà di Castelnuovo Monti sotto fascismo guidando il Comune per dodici anni. entro in Parlamento nel 1934 per la prima volta, e nel 1939 alla Camera dei Fasci e delle corporazioni dove aveva votato le leggi razziali.

In seguito il 12 ottobre 1942 divenne commissario prefettizio di Reggio Emilia per essere poi nominato podestà il seguente 20 novembre mantenendo l’incarico fino al 3 agosto 1943. Dop l’8 settembre, sotto la Rsi  fu reintegrato come commissario prefettizio il 27 settembre 1943, mantenendo la carica fino al 23 marzo 1945 quando fu sostituito da Prospero Miselli[].

Celio Rabotti

“Nel quarantennale del rinvenimento della lista aderenti alla Loggia Massonica segreta Propaganda 2, del Grande Oriente d’Italia, il consiglio comunale di Castelnovo Monti – così recita il testo della mozione del centro destra e dei 5 Stelle – nel condannare fermamente l’appartenenza ad associazioni segrete, (Legge 25 gennaio 1982, numero 17), rimuove dall’atrio del secondo piano del palazzo comunale, la foto dell’ex sindaco di Castelnovo Monti, Celio Rabotti, per la sua appartenenza a detta associazione segreta, nata con finalità eversive”.

I consiglieri ne sottolineano ” la notorietà e l’importanza nelle istituzioni stataliu del Regno, a partire dagli anni 20 del secolo XX. Non va nemmeno taciuta la sua posizione attiva nel promulgare le famigerate leggi razziali, ad iniziare dal RD-L 5 settembre 1938, n. 1390, convertito nella Legge 5 gennaio 1939, n. 26, a seguire. La sua risolutezza nell’organizzare la confisca dei beni dei famiglie cittadini reggiani di etnia ebrea, e al successivo internamento e deportazione nei campi di sterminio tedeschi”.

RABOTTI NON E’ NEGLI ELENCHI DELLA P2


Anche se chiedono opportune verifiche in sede storica, va detto che i firmatari hanno preso un grosso granchio affermando che Celio Rabotti era nella loggia P2: il suo nome non risulta nell’elenco sequestrato a Gelli, il 17 marzo 1981, negli uffici della Giole a Castiglion Fibocchi, neppure per sbaglio.

Era comunque un massone: il suo nome compare nel piè di lista della loggia coperta Virtus di Bologna (dell’Obbedienza di piazza del Gesù) alla quale erano iscritti anche 23 noti reggiani del mondo politico e delle professioni, per lo più di ispirazione cattolica e liberale. L’elenco è negli atti della commissione d’inchiesta parlamentare sulla P2 (forse da questo nasce l’equivoco) nel volume dedicato alle logge di piazza del Gesù. Ma Celio Rabotti nelle liste della P2, non c’è.

Cosa diversa il suo voto sulle leggi razziali e la persecuzione degli ebrei reggiani, in cui Rabotti avrebbe avuto un ruolo come commissario prefettizio. Tuttavia è un azzardo affermare che partecipò materialmente alla deportazione e allo sterminio, e del resto ciò non gli fu mai contestato neppure nell’immediato dopoguerra: sulla questione, comunque, prenderanno la parola gli storici.

In proposito, è intervenuto su facebook l’avvocato Luca Tadolini, del Centro studi Italia, parlando di damnatio memoriae e di processo sommario, e mettendo a fuoco la figura di Rabotti in modo ben diverso dalla narrazione dei tre consiglieri.


“Viene chiesta la damnatio memoriae per Celio Rabotti da tre consiglieri comunali di Castelnovo ne’ Monti (d’opposizione di centro destra e cinque stelle) tramite “rimozione del ritratto dalla galleria d’onore dei sindaci” in quanto “ha approvato le leggi razziali come deputato nel 1938/39 – così Tadolini citando i firmatari – Ha requisito i beni dei cittadini reggiani di origine ebrea, li ha avviati al campo di concentramento, e nel dopoguerra è stato affiliato alla loggia massonica segreta ed eversiva P2”.
“Celio Rabotti sarà, quindi, cancellato dalla sua comunità, dopo un processo sommario, senza difesa”. Precisato che non risulta la sua appartenenza alla P2 , l’avvocato e storico della destra reggiana sottolinea che “la posizione di Celio Rabotti, durante il Regime Fascista è nota da decenni, se non da sempre”.

Ho avuto la fortuna di conoscere il figlio, Corrado, stimato giornalista e storico reggiano – scrive Tadolini – il quale mi riferì personalmente una testimonianza relativa al padre, comunque pubblicata nel suo noto libro Reggio Emilia, cronache, immagini, personaggi: «E’ il primo maggio 1945, sei giorni dopo l’ingresso dei partigiani, ed è la prima celebrazione di una festa tutta di sinistra. Quanti hanno avuto in qualche modo a che fare col passato regime sono timorosi e nascosti. Soltanto mio padre passeggia tranquillamente per il centro. Lo tiene a braccetto, e di ciò gli sono grato ancor oggi quando mi confessa la sua emozione di allora, Sergio Rivi, giovane, ma già impegnato nella resistenza e nella politica. In piazza Cavour un palco segna la linea d’arrivo di una corsa di biciclette. Fra le autorità vi è quel gentiluomo di antico stampo di Camparada, autorevole membro del C.L.N.. Li vede, è amico d’entrambi, l’esitazione è impercettibile, si sporge e dice a voce alta: “Onorevole! Si accomodi con noi”.»
e continua: “Considerato che quel primo maggio ’45 in città non era di riconciliazione, tant’è che i partigiani comunisti uccidevano, solo quello stesso giorno, almeno 18 Reggiani, la testimonianza propone una riflessione a chi chiede la damnatio memoriae per Celio Rabotti: forse che la resistenza antifascista dava poca importanza alle responsabilità sulla persecuzione degli ebrei? Oppure a Celio Rabotti non venivano contestate responsabilità per la sua militanza fascista?
Perché questa richiesta in questo Marzo 2021 rispetto a fatti risalenti anche di oltre 80 anni? Azzardo l’ipotesi più leggera, che questa improbabile tempestività voglia emulare la recente iconoclastia politica made in Usa.
Cancellare una persona, giudicandola sommariamente, usando l’accusa suprema del “Male Assoluto” non è un gesto contro il totalitarismo, è totalitarismo dei nostri giorni. È il nuovo letto di Procuste: chi non rientra nella misura stabilita viene fatto a pezzi”.

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6 risposte a “Togliete il ritratto del podestà Celio Rabotti” : mozione a Castelnovo Monti
Ma non era iscritto alla loggia P2

  1. Alessandro Raniero Davoli

    21/03/2021 alle 10:30

    HO RICEVUTO TELEFONATE MINACCIOSE…
    L’iniziativa di presentare la mozione è nata dalle fonti disponibili. Il Rabotti affiliato ad una loggia massonica segreta, e perciò vietata dalla legge italiana (art.18 della Costituzione) è entrato nelle indagini della Commissione Parlamentare d’Inchiesta sulla loggia P2, che ha determinato come incompleto il primo elenco di 963 nomi. Lo stesso criminale “maestro venerabile” Licio Gelli dichiarò che i membri erano oltre 2400. La loggia Propaganda Due fu una loggia massonica segreta ed eversiva, implicata nelle peggiori trame e tentativi di eversione delle istituzioni democratiche.
    Nel 1982 fu approvata una legge, (Legge 25 gennaio 1982, n. 17. Titolo esteso, Norme di attuazione dell’articolo 18 della Costituzione in materia di associazioni segrete), per definire meglio le associazioni segrete con pesanti pene previste per gli appartenenti. Detto questo, il granchio non l’hanno preso i consiglieri comunali, ma chi ha scritto e pubblicato, mai smentito da alcuno, che il Rabotti era un affiliato alla P2. (Vedi pagina Wikipedia “Celio Rabotti”).
    La loggia massonica Virtus è una loggia segreta e tale definita dalla Commissione Parlamentare d’inchiesta sulla Loggia P2.
    Ciò che ho scoperto successivamente, e che non può essere contestato, è il percorso politico del medesimo: legionario fiumano, sindaco, podestà fascista di Castelnovo Monti, deputato fascista nel Parlamento del Regno, console della milizia fascista, poi deputato fascista nella Camera dei Fasci e delle Corporazioni, votò a favore delle numerose e infami leggi razziali. Nominato podestà di Reggio Emilia e infine Commissario prefettizio durante la Repubblica di Salo’. (Più convinto fascista di lui forse solo Benito Mussolini!)
    Ricordo al direttore Ghiggini che il podestà fascista aveva poteri assoluti nell’amministrazione del comune, compresi quelli di polizia, e le sue decisioni erano inappellabili.
    È del Rabotti la circolare dell’11 dicembre 1943, con la quale si obbligano i cittadini reggiani di religione ebraica a preparare l’elenco dei beni posseduti in particolare quadri ed opere d’arte, in vista del sequestro del successivo 19 dicembre 1943.
    Poi seguirà l’arresto effettuato dalla polizia fascista, (su ordine di chi se non del Rabotti?) di Benedetto Melli, Oreste Sinigaglia, Lina Iacchia in Melli, Ada, Olga e Bice Rinaldi, Beatrice Rava, vedova Rietti, le sue due figlie Irma e Iole Rietti, e infine la vedova Lucia Finzi, (che i carabinieri cercheranno invano di proteggere dalla polizia fascista).
    Trasferiti al campo di Fossoli, verranno deportati ad Auschwitz, dove a marzo 1944 i due uomini e le otto donne, saranno tutti immediatamente assassinati nelle famigerate “docce” e inceneriti, “passati per il camino” del lager.
    Non ritengo che questo personaggio, il Rabotti, meriti di essere esposto nella galleria che onora chi ha amministrato Castelnovo Monti, comune italiano democratico e antifascista.
    Fu fascista convinto, criminale certo e massone di una loggia segreta e quindi illegale.
    Tutto il resto sono chiacchiere infami.
    Saluti ai lettori,
    Alessandro Raniero Davoli
    Consigliere comunale, capogruppo CASTELNOVO LIBERA (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e UDC)

    Ps: ho ricevuto alcune telefonate, da ex fascisti e massoni. Alcuni hanno fatto pressioni, altri velate minacce, perché ritirassi la mozione che chiede di rimuovere il ritratto del Rabotti dalla sala d’onore. Non mi piego né alle pressioni né alle minacce, sia ben chiaro a fascisti e a massoni, di qualunque obbedienza siano, Grande Oriente d’Italia o Piazza del Gesù. Dico qui a tutti costoro, vergognatevi !

  2. Luca Tadolini

    21/03/2021 alle 14:53

    Non credo che questo sia il modo di difendere la memoria di alcunché. “Scoprire” nel 2021 Celio Rabotti “criminale” nel 1943 e tacciarlo “comunque” di essere nella P2, senza risultarvi, ma dicendo che visto che gli elenchi di Gelli erano “incompleti” …, non è fare storia o imparare dalla storia. Dire che a Reggio Emilia nel Dicembre 1943 il Podestà avesse “poteri assoluti” vuol dire ignorare che vi era un Comando Piazza tedesco, perché siamo a due mesi dall’8 Settembre. Sulla tragedia della persecuzione ebraica a Reggio Emilia nel 1943 forse sarebbe opportuno fare una disamina più completa settant’anni dopo. Facile dare colpe, facile tacere sul silenzio della Resistenza che pur già presente non mosse dito e non fiatò. Prima di scrivere “fu più convinto fascista di Mussolini” occorre capire perché Celio Rabotti fu invitato sul palco della Liberazione il primo Maggio 1945, mentre i Fascisti e presunti tali nelle stesse ore venivano fatti a pezzi nel reggiano Triangolo della Morte dai partigiani comunisti. Nel 2021 si pretende qualcosa di diverso del “guai ai vinti”, specie dalla politica.

  3. Sergio Bevilacqua

    21/03/2021 alle 17:32

    DILETTANTISMO POLITICO.
    Parlo da Amministratore comunale del Comune di Cavriago e da esperto di Amministrazione pubblica, consulente di Sindaci e Amministrazioni come Cacciari a Venezia, Rutelli a Roma, e tantissimi altri di destra e di sinistra in tutta Italia per diversi lustri. La questione Rabotti Sindaco è completamente diversa dalla questione Rabotti personaggio pubblico. La sua immagine tra gli altri sindaci di Castelnuovo ne’ Monti è dovuta alla funzione amministrativa svolta in quello specifico ruolo, all’epoca non di elezione diretta che sopraggiunge con la L. 81 del 1993, e comunque deve essere considerata nel quadro stretto della sua funzione amministrativa di vertice temporaneo dell’Amministrazione Comunale.
    Si tratta di una bassa iniziativa demagogica e politicamente dilettantesca, che dimostra la incapacità dei partiti nella selezione e coordinamento dei propri candidati a posizioni amministrative.
    I PARTITI di questi consiglieri NON DEVONO ACCETTARLA e devono richiamare al decoro democratico e amministrativo i loro rappresentanti.
    Sergio Bevilacqua

  4. Alessandro Raniero Davoli

    21/03/2021 alle 20:35

    Non ritengo di dover rispondere a Luca Tadolini… Una sola cosa gli voglio dire: guardi che non accuso il Rabotti di essere stato fascista, e che fascista, fascistissimo, ma di essere stato un attivo persecutore di cittadini ebrei indifesi: due uomini anziani e otto donne delle quali due vedove. Di aver ordinato il sequestro dei loro beni (però, che interesse ha dimostrato per le loro proprietà, il Rabotti, che fosse un fine cultore della pittura …?) e poi averli fatti arrestare, confinare nel campo di raccolta di Fossoli e di qui ad Auschwitz, dove a marzo del 1944 sono stati tutti assassinati.
    Affermazioni che spero il Tadolini non vorrà confutare, esistendo non solo documenti di quanto asserisco, ma una logica di base: era o non era Celio Rabotti Commissario prefettizio fascista e ancor prima Podestà fascista di Reggio Emilia? Il Tadolini dovrebbe sapere bene quali erano gli amplissimi poteri di una tale “carica monocratica” sotto la dittatura del regime totalitario che ama tanto. Quindi la smetta di inveire solo perché si tratta qui di un fascista, anzi di un fascistissimo, ma mediti piuttosto sul suo essere stato un massone e di che peso. Rifletta, Luca Tadolini, e rilevi l’apparente incongruenza con la fede nel Fascio Littorio, magari dalla sua riflessione (che io la ritengo di mente agile e acuta), potrebbe uscirne una sorpresa.
    Per quanto riguarda il signor Bevilacqua, mi fa sorridere il suo giochino del far vedere chi ce l’ha più lungo. “Consulente di Veltroni e Cacciari e di non nominati sindaci di destra e sinistra” …mamma santissima, addirittura. Quindi autorizzato non solo a parlare ma anche a richiedere a gran voce che il Davoli venga immediatamente zittito, (e qui si vede la forte attitudine democratica di un amministratore di Cavriago), censurato dai maggiorenti dei suoi quattro partiti, Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia e UDC. Già vedo giungere a casa mia Salvini con Meloni e Berlusconi, dell’UDC non c’è traccia … tutti con il ditino alzato a dirmi che “così non si fa, non si presenta una mozione al consiglio comunale, perché sia discussa, nooo, Bevilacqua non è d’accordo. Via Raus … Davoli torna in prima elementare!”
    Va da sé che il mio esser stato per dodici anni consulente a progetti internazionali di due ministeri italiani, MINCOMES e MAE, e dell’Agenzia Europea per la Ricostruzione EAR, (progetti che tra l’altro hanno portato inaspettati risultati al nostro Paese, vedi la mia missione a Nassiriyah, Iraq del 2008), non conta nulla, contro le enormi qualificazioni del Bevilacqua.
    Veltroni, Cacciari … vuoi mettere con il 20% del petrolio che consuma l’Italia, contratto del 2009 ottenuto dall’ENI grazie alla mia attività?
    Gentile Bevilacqua, (lei non sarà parente di quel tale Elio, già Procuratore Capo, grande massone..) Gentile Bevilacqua Sergio, mi sorge l’antipatico sospetto che la sua reazione sdegnata sia dovuta ad un altro nervo scoperto che, ahimè, ho involontariamente toccato: l’affiliazione alla loggia massonica segreta Virtus, di Bologna. Che sia questo che l’ha fatta scendere a singolar tenzone con quel montanaro poco qualificato di Alessandro Raniero Davoli?
    Non mi stupirei, visto che numerosi reggiani erano iscritti, “contro legem” in quella loggia elitaria. Fra tutti il senatore Franco Bonferroni, come indicò l’Espresso, ma anche, tratto da un ottimo articolo del direttore Gabriele Franzini: …”la ‘Virtus’, obbediente al rito di Piazza del Gesù. … negli elenchi degli iscritti alla ‘Virtus’ furono trovati i nomi di altri reggiani. Venti in tutto: 14 di questi erano presenti anche nei registri della loggia ‘Tricolore’ di Reggio. Gli altri 6 no. E neppure questi erano nomi di poco conto.
    C’erano Guido Franzini, senatore socialdemocratico, chirurgo, fondatore della casa di cura Villa Verde ed ex presidente del Rotary; Renzo Baldi, consigliere comunale della Dc, ex capogruppo dello scudo crociato in Sala del Tricolore, dirigente dell’Inam, consulente della Degola & Ferretti e poi vicepresidente delle Reggiane; e addirittura Celio Rabotti, ex podestà fascista di Reggio e prima ancora di Castelnovo Monti. Accanto a loro, il proprietario terriero Filippo Strozzi e due medici: Adriano Bertolini, direttore dell’Istituto Odonto-stomatologico di Reggio, ed Eugenio Pilitri Gabardi, medico oculista di Guastalla.
    Al momento del sequestro delle liste, alcuni degli iscritti, come l’ex podestà Rabotti e il senatore Franzini, erano già scomparsi da 7-8 anni. E il professor Bertolini addirittura da 13. Ma il registro degli affiliati era aggiornatissimo: era infatti datato marzo 1983. Significa che la massoneria operava in forma coperta a Reggio almeno dalla metà degli anni Sessanta. Non a caso, sebbene la loggia ‘Tricolore’ di Reggio fosse stata costituita nel 1980, alcuni dei fratelli, come il Gran maestro colonnello Enrico Baiano, l’avvocato Pier Carlo Cadoppi, l’imprenditore Carlo Palazzi Trivelli e l’ispettore del lavoro Angelo Di Stefano, potevano già fregiarsi del 33° grado, il più alto nella gerarchia massonica.”
    In attesa di sdegnata e sdegnosa risposta, saluto Bevilacqua e Tadolini, ringraziandoli perché hanno allietato questa domenica di forzata chiusura nella mia casetta di montagna, qui sull’Appennino.
    Signori, certo è che qualche domanda sul potere trasversale della massoneria nella nostra piccola provincia potremmo anche farcela, prima o poi, forse si comprenderebbero tanti “apparenti” misteri.

    Un saluto, un grazie anche al paziente direttore Pierluigi Ghiggini e a tutti i lettori,
    Alessandro Raniero Davoli

  5. Luca Tadolini

    22/03/2021 alle 01:28

    Lei “ritiene di non dover rispondermi” e infatti non risponde ai miei rilievi: 1) perchè Celio Rabotti il primo Maggio 1945 era invitato a salire sul palco della Liberazione a Reggio Emilia. 2) perchè lei lo accusa di essere nella Loggia P2, se non risulta. 3) perchè ha aspettato il 2021 per fare contestazioni, gravissime, ma imprecise, di fatti che sono, almeno da mezzo secolo, verificabili nelle biblioteche reggiane. Secondo il Prefetto “della Liberazione”, Avvocato Vittorio Pellizzi, che ho conosciuto, appena avuto l’incarico di Commissario Prefettizio nell’Ottobre 1943, Celio Rabotti “aveva fatto advances [alle forze antifasciste] per una pacificazione” che evitasse la sanguinosa guerra civile. Secondo la Storia della Resistenza di Guerrino Franzini, Celio Rabotti, nell’Agosto 1944, veniva nominato dal Capo della Provincia, Ispettore Straordinario per la zona di montagna per portare aiuti alle popolazioni che erano tragicamente strette tra guerriglia partigiana e rastrellamenti tedeschi. A seguito dell’arresto del Comando Piazza partigiano, a fine 1944, Celio Rabotti partecipò alle trattative per la liberazione dei prigionieri come “intermediario per incarico del Vescovo di Reggio Emilia”. Nel 1945, ulteriori trattative per la liberazione di prigionieri videro Celio Rabotti di nuovo in collaborazione tra Monsignor Rabotti, Pasquale Marconi ed il Comando Unico partigiano. Secondo Antonio Zambonelli (Istoreco, 1989), la confisca dei beni degli Ebrei viene ordinata dal Ministro Buffarini Guidi ai “Capi delle Province” il 30 Novembre, ma già dal 9 Novembre 1943 il Capo della provincia reggiana, Enzo Savorgnan di Montaspro, “aveva nominato consegnatario dei beni di pertinenza degli Ebrei il rag. Emilio Vezzani. Dal Gennaio 1944 l’amministrazione dei beni sequestrati agli Ebrei passa al Segretario del PFR, Avvocato Scolari. Sempre secondo Zambonelli, nel 1943 l’arresto sarebbe stato eseguito dalla polizia militare tedesca, anche se con ausiliari della Polizia: “ad arrestarli assieme ai gendarmi germanici, c’erano andati anche solerti funzionari della questura”. Ripeto senza che la Resistenza reggiana muovesse un dito in loro difesa o protestasse con comunicati clandestini. Il documento che lei, forse, riferisce a Celio Rabotti, Comissario Prefettizio cittadino, è una “Circolare del Municipio di Reggio Emilia” (11 Dicembre 1943, n. 17696) che imponeva agli Ebrei “la denuncia delle opere d’arte”. Ad occuparsi dei beni sequestrati era invece un “Ufficio Provinciale per l’amministrazione dei beni ebraici”. Nella Repubblica Sociale Italiana, nel drammatico 1943-1945, era il Capo della Provincia, a Reggio Savorgnan, ad avere il maggiore ruolo politico, militare e decisionale, pur sempre dopo il Comando Piazza tedesco. Nettamente superiore al Commissario Prefettizio cittadino, che era invece il ruolo del Rabotti.
    Mi spiace, ma confermo il giudizio negativo sulla sua richiesta di damnatio memoriae per Celio Rabotti.

  6. Laurentia Azzolini

    22/03/2021 alle 11:03

    Io non conoscevo le vicende politiche di Mario Celio Rabotti,ne avevo sentito parlare
    in casa, poiche’ i miei conoscevano e frequentavano Rabotti,ricordo che Marianna spesso raccontava di quanto fosse vicino alla gente della montagna, sia prima, sia durante la guerra. Ho letto cio’che ha
    scritto Luca Tadolini, credo che la ricostruzione fatta sia vera e precisa,mentre non mi fido assolutamente di cio’che proviene da Istoreco, sempre
    strumentale e di parte, come nelle note vicende della mia famiglia
    Reputo che sia sbagliato presentare una mozione di questo tipo, in un momento in cui la gente ha altri, piu’ pressanti problemi, ma anche se cosi’ non fosse, il ritratto di un uomo che ha fatto la storia della nostra terra, nel bene e nel male, deve rimanere al suo posto
    Riguardo ai partiti firmatari, una volta tanto facciano sapere cosa pensano, perche’altrimenti
    alle prossime votazioni faranno a meno del nostro consenso
    Mala tempora..