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Quelle elezioni col sindaco indagato
Una brutta fine per la democrazia

DI PIERLUIGI GHIGGINI

16/3/2021 – Forse non è stata colta in tutta la sua gravità la situazione che si è determinata all’interno del Comune e nel milieu politico reggiano con l’estensione dell’inchiesta della Procura su bandi e appalti pilotati (gli indagati sono saliti da 26 a 47: non è azzardato affermare che tutti i comparti e i servizi comunali siano in qualche modo toccati dalla magistratura inquirente) e soprattutto con l’annuncio da parte del sindaco Luca Vecchi di aver ricevuto atti giudiziari che lo qualificano come indagato nell’inchiesta medesima.

Parlamentari e consiglieri della Lega chiedono che il primo cittadino si informi in Procura, per informare a sua volta l’assemblea elettiva cittadina, per quale ipotesi di reato egli è sottoposto a indagini (ma si parla di turbata libertà degli incanti, altrimenti detta turbativa d’asta) mentre il Pd, almeno attraverso i suoi media di riferimento, minimizza la questione. Così come continua a propalare la fandonia, offensiva prima di tutto per l’intelligenza dei cittadini, per cui il trasferimento dell’ex procuratore Mescolini – deliberato all’unanimità dal Csm in tutte le sue componenti – sarebbe effetto di un attacco delle forze oscure della reazione, che vorrebbero per questa scorciatoia riconsegnare Reggio Emilia alle mafie.

Se così stanno le cose, è bene riesaminare gli ultimi sviluppi della vicenda, che ne hanno mutato di colpo anche la qualità politica.

Dunque, il sindaco Vecchi ha diffuso ieri sera una dichiarazione piuttosto nebulosa nella quale ha affermato – citiamo testualmente – di aver ricevuto “una richiesta di proroga indagini risalente alla data del 29 novembre 2019 e notificatami formalmente oggi“: vale a dire nella giornata di lunedì 15, circa un anno e 4 mesi dopo la data dell’avviso. Ha aggiunto il sindaco che “l’iscrizione nel registro degli indagati del 2019 fa riferimento all’inchiesta sulle gare d’appalto” di cui i media hanno dato conto con ampiezza.

Il sindaco di Reggio Luca Vecchi

Poi Vecchi aggiunge che “il nominativo del sottoscritto non compare ” nell’avviso di conclusione indagini del settembre 2020. Il che può significare una prossima archiviazione della posizione, oppure che le indagini a suo carico continuano.

Come si vede, la dichiarazione è redatta camminando sulle uova, non immediatamente comprensibile e ricca di sottintesi. Nondimeno il geroglifico qualche punto fermo lo lascia trasparire.

Qui non ci soffermeremo, per carità di patria, sul perché l’avviso relativo alla proroga delle indagini di fine 2019 abbia impiegato sedici mesi per coprire la distanza di poche centinaia di metri dalla Procura all’ufficio del sindaco in piazza Prmapolini. Certo non si vorrà seriamente ipotizzare la distrazione di un messo, la proverbiale lentezza delle poste nazionali, un cassetto rimasto incastrato, un “armadio della vergogna” con le ante voltate contro il muro, e men che meno la pandemia cominciata ben tre mesi dopo quell’atto. Nè vogliamo girare il coltello nella piaga a proposito della richiesta di Mescolini di tenere Vecchi fuori dall’inchiesta, questione notoriamente entrata nell’esposto al Csm di quattro sostitute nei confronti del capo del loro ufficio, e che ha determinato l’apertura del procedimento al Consiglio Superiore della Magistratura.

Qui invece vogliamo adeguatamente rimarcare come la richiesta di proroga indagini pervenuta solo ieri a Vecchi, fosse del novembre 2019, vale a dire due mesi prima delle elezioni regionali del gennaio 2020 e sei mesi dopo la campagna per le elezioni comunali di Reggio della primavera 2019.

Ora, se il sindaco ha ricevuto quell’avviso (sia pure con un ritardo da barzelletta), significa che alla data del 29 novembre 2019 lui era già sottoposto a indagini. E tenuto conto che le proroghe vanno di sei mesi in sei mesi, ciò significa che il sindaco era coinvolto almeno sei mesi prima di quella data. Per farla breve, era già indagato nell’inchiesta appalti ( anzi il “principale indagato”, come ha detto al Csm il consigliere Nino di Matteo, monumento della magistratura antimafia) proprio nel pieno della campagna elettorale in cui lo stesso Vecchi è stato rieletto al ballottaggio, senza che i reggiani sapessero qualcosa della sua delicata posizione e dell’esistenza stessa di un’inchiesta su affari pubblici pilotati per 27 milioni di euro: quella che da tempo squassa la casa comunale e, ora lo sappiamo, investe in pieno il livello politico del governo locale.

Giugno 2019 : il sostituto procuratore Valentina Salvi esce dal Comune

Quando il pm Valentina Salvi guidò il blitz delle Fiamme Gialle in Municipio a Reggio, Vecchi era stato rieletto al ballottaggio solo quattro giorni prima. L’ex procuratore Mescolini giustificò allora la sua decisione di tardare le perquisizioni con la nobile ragione di non voler influenzare la competizione elettorale. Invece accadde proprio il contrario: l’aver taciuto l’esistenza di un’indagine che toccava direttamente il sindaco ricandidato, si tradusse in un vantaggio oggettivo a favore di Vecchi. Non sappiamo quanto consistente oppure marginale, però è incontestabile che sotto elezioni il sindaco potè contare, certo involontariamente, sull’aiutino della procura e di qualche manina che aveva dimenticato da qualche parte taluni avvisi da notificare.

L’ex procuratore Marco Mescolini

Se tutto questo è vero, i punti cruciali, che determinano l’alta gravità della situazione, sono due: da un lato, le dimensioni dell’inchiesta appalti che fanno trasparire un’infezione generalizzata in Municipio, effetto inerziale di 75 anni di potere assoluto di una parte politica, e della quale il sindaco, eletto direttamente dal popolo, dovrà rispondere almeno sul piano politico, se non su quello giudiziario.

Dall’altro, il vulnus democratico determinato dall’intervento a gamba tesa da via Paterlini nella competizione elettorale del 2019: frutto a sua volta di un rapporto come minimo opaco, se non perverso, con una parte politica che ha goduto del salvacondotto assicurato da una parte della magistratura. Gli esempi sono numerosi, e lo stesso Vecchi ne ha oggettivamente, e senza sua colpa, beneficiato.

Ecco perchè sul tavolo, in questa partita decisiva per il futuro di Reggio, non sono in gioco le garanzie comunque dovute al sindaco in qualità di cittadino indagato, pur avendo presente la dimensione della responsabilità politica che non può essere trascurata a cuor leggero, e che da sola pretenderebbe piuttosto decisioni drastiche.

Francisco Goya – Il sonno della ragione genera mostri

C’è in gioco molto, moltissimo di più: il sacro dovere di garantire il patto democratico da ogni forma di manipolazione, distorsione e perversione. Il diritto intangibile dei cittadini di votare liberamente senza ricatti, tutele e protezioni. La certezza di competizioni elettorali, l’espressione più elevata che determina il senso stesso della democrazia, non condizionate dalla magistratura o altri poteri a favore di questo o quello schieramento. E, per converso, la certezza che la magistratura sia davvero autonoma e non condizionata dalle catene del potere politico. Oggi sappiamo, alla luce delle circostanze in cui si sono svolte le elezioni della primavera di due anni fa, che tutto questo è in serio pericolo.

Ecco perché ciò che accade a Reggio è di una gravità senza precedenti. C’è da augurarsi che il sonno della ragione finisca al più presto, perché i suoi mostri assediano senza pietà la nostra fragile cittadella della democrazia, ormai ridotta a un cumulo di macerie. Il tempo, ormai, è agli sgoccioli.

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11 risposte a Quelle elezioni col sindaco indagato
Una brutta fine per la democrazia

  1. ibuc edizioni Rispondi

    16/03/2021 alle 23:45

    OTTIMO PIERLUIGI.

  2. Liliana Dazzi Rispondi

    17/03/2021 alle 04:40

    Abbiamo bisogno di verità, di chiarezza, di distinguere gl’ideali veri dalle falsità….. Quando la politic lavora per interessi nascosti e privati, nuoce alla società. Ghiggini, giornalista leale e intransigente, si batte per ridare alla stampa una credibilità, per un giornalismo sano e veritiero! A lui e ai pochi giornalisti rimasti a seguire un codice deontologico autentico, vanno i nostri apprezzamenti e un vivo ringraziamento.

  3. Fulvio Rossi Rispondi

    17/03/2021 alle 08:52

    Articolo eccelso, nella sua verità’. Pierluigi Ghiggini resta l’unica voce giornalistica affidabile quanto nobile in un territorio in cui il sinistro regime ha occupato, in modo asfissiante, ogni potenziale libertà: di espressione, pensiero, azione, critica, partecipazione.

  4. il giudeo Rispondi

    17/03/2021 alle 10:21

    Fine ingloriosa di un modesto Sindaco!

  5. Dario Rispondi

    17/03/2021 alle 10:27

    In sintesi. Il sindaco Vecchi è sottoposto ad indagine (che al momento non vuol dire nulla) da oltre un anno e mezzo, senza che lo sappia (e qui sì che c’è un problema, ma per la magistratura, non per Vecchi, che aveva anzi diritto di essere informato prima). Ora gli viene notificato il famoso “avviso di garanzia” e lui, correttamente, ricoprendo un incarico pubblico, lo fa presente.
    Quindi? Dov’è il problema? Articoli come questo si fanno in Uzbekistan. Noi fortunatamente siamo ancora uno stato di diritto e meriteremmo di meglio.

    • Precisino Rispondi

      17/03/2021 alle 12:33

      Il problema è dell’organizzazione degli uffici giudiziari, se è colpa loro.

      Il problema è della democrazia, quindi di tutti noi, se la politica può influire sulla magistratura affinché ritardi il compimento di atti per fini politici.

  6. il giudeo Rispondi

    17/03/2021 alle 12:10

    Strano. Ma l’Usbekistan non faceva parte dell’URSS ?
    Strana questa correttezza ora che non c’è più Mescolini.
    Sicuramente Vecchi era all’oscuro di tutto !!!!?????, compreso le tardive notifiche.

  7. Paolo Rispondi

    17/03/2021 alle 12:20

    bravo Dario

  8. Gianni Rispondi

    17/03/2021 alle 15:40

    L’acqua torbida era già visibile da tempo in questo contesto dove tutto si teneva ben saldo grazie al motore dell’edilizia, non è un caso che con la crisi di questa sia saltato l’anello cutrese del modello di sviluppo.
    Ma la prepotenza del potere è stata stoltamente mostrata imponendo come sindaco alla comunità una persona che sommava tutte le incompatibilità e i conflitti di interesse possibili, sia per la sua posizione coniugale sia per quella professionale. È stata una mancanza di rispetto verso la cittadinanza, che per quanto e in quanto sempre assecondante, meritava una figura su cui non dovere fare un atto di fede.

  9. Enrico Debbi Rispondi

    17/03/2021 alle 16:48

    Gentili Dario e Paolo, il tema politico e giudiziario c’è’ tutto. Per chi lo vuole vedere. Ma c’è’. Chi doveva notificare per tempo e non lo ha fatto, perché non lo ha fatto? Quale il nesso causale con la politica? In tempi non sospetti, per altro, due assessori di punta, per giunta in forte ascesa politica, sono stati messi da parte in silenzio al secondo turno e ricollocati ad altre destinazioni. Su queste ultime si potrebbe e dovrebbe aprire un capitolo a parte. Nel frattempo, e’ letteralmente esploso il dipartimento affari legali dell’amministrazione, con tutto quello che aveva ed ha da gestire. Tempo addietro ha lasciato un altro assessore con deleghe molto rilevanti, in altre circostanze dubbie, per dirla in modo politicamente corretto. Per i problemi giudiziari, attendiamo gli esiti delle indagini della magistratura. Ma negare che il problema politico c’è, e’ come negare che il sole esiste quando e’ giorno. E in passato, un certo regime domestico ero molto avvezzo a questo tipo di esercizio.

  10. Giorgio Rispondi

    18/03/2021 alle 10:16

    Dario, che difesa strana, ma mica tanto se solo evocassimo risonanze antroponomastiche, il nesso è mescolini, prima c’era, ora non c’è più e l’acqua tracima inondando “la città delle persone”, giustamente così denominata per distinguerla da quelle dei cavalli, degli alberi di pesco, dei motori e così via all’infinito.
    Giustamente … meriteremmo di meglio.
    Bravo e coraggioso, come sempre del resto, Ghiggini.

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