DI GIANLUCA TORTORA*
7/3/2021 – Si intitola “Per il futuro di Reggio Emilia” la lettera aperta apparsa sui media locali a seguito della decisione, assunta dal plenum del CSM, di trasferire il Procuratore Marco Mescolini dalla Procura di Reggio ad altra sede.
Nel corpo della lettera si fa riferimento:
Mi limito a riportare solo questi pochi passaggi rispetto al proclama contenuto nella lettera aperta, che sembra più una chiamata alle armi, senza che si comprende tuttavia per quale causa e contro quale nemico, per stimolare qualche riflessione un po’ più profonda e soprattutto più obiettiva rispetto alle pretestuose premesse.
Sorprende anzitutto che nonostante il plenum del CSM, a seguito della relazione del PM Di Matteo, abbia deliberato il trasferimento del Procuratore di Reggio Emilia dopo aver accertato l’incompatibilità ambientale, nella lettera aperta si evochino le capacità investigative del Dott. Mescolini, qualità su cui il CSM non ha assolutamente svolto alcuna valutazione, avendo esaminato e valutato ben altri elementi che hanno portato alla decisione di trasferimento (per incompatibilità ambientale). Segnalo che se il trasferimento dell’attuale Procuratore dovesse compromettere il livello di legalità sul territorio, significherebbe che prima del suo arrivo non era garantita: no comment.
Aggiungo che se non si ritengono adeguati i magistrati presenti nell’attuale organico della Procura si incorrerebbe in un autogol piuttosto che in un assist per il Procuratore, il cui trasferimento altri suoi colleghi, nel rispetto del principio di autogoverno della magistratura, hanno deliberato.
Peraltro, se si teme di ri-cadere in una condizione di dominio della criminalità sul territorio, mi permetto di segnalare che sia Reggio che la provincia sono state ininterrottamente governate da schieramenti di sinistra. A riguardo un indiscusso protagonista della lotta alla mafia, il Dott Paolo Borsellino, a riguardo affermava: “politica e mafia sono due poteri che vivono sul controllo dello stesso territorio: o si fanno la guerra o si mettono d’accordo”. Non sarà certamente il caso, applicabile per analogia al territorio reggiano, ma credo che sia del tutto fuori luogo pensarlo rispetto a schieramenti o partiti da sempre all’opposizione.
In ultimo, alcune parole sulla circostanza che la destra avrebbe orchestrato una campagna per giungere alla rimozione del Procuratore.
Ebbene, a tal proposito è opportuno fare chiarezza e sgomberare il campo da qualunque sfumatura di grigio. Anzitutto la credibilità del Procuratore di Reggio è andata deteriorandosi a seguito delle evidenze emerse nei procedimenti disciplinari condotti nei confronti di altri magistrati, oltre che da alcune notizie e conversazioni riportate dalla stampa rispetto ai procedimenti che hanno visto coinvolto l’ex magistrato Luca Palamara, capo del sindacato delle toghe.
I contrasti interni alla locale Procura, invece, come quattro magistrati reggiani hanno lamentato inviando anche un esposto al CSM, sono riconducibili a presunte posizioni assunte dallo stesso Procuratore Mescolini, ritenute non condivisibili dai suoi stessi colleghi dell’Ufficio della Procura rispetto a fascicoli di cui erano titolari.
In quale di queste argomentazioni la destra avrebbe avuto un ruolo se non quello di vittima, come alcune pronunce hanno testimoniato rispetto all’operato della Procura guidata dal dottor Mescolini? Di cosa si sarebbe macchiata la destra per aver dato voce a quanto accaduto, una volta apparse su tutti i media le conversazioni intercettate sulla chat del capo dell’ANM con il Procuratore?
Personalmente, ritengo più opportuno accettare senza commentare quanto il CSM ha deliberato rispetto ad un appartenente all’ordine giudiziario, senza lanciare campagne fuorvianti ed attendere che si designi presto un nuovo Procuratore che eserciti con terzietà ed autorevolezza il ruolo dell’accusa, lontano da quella “frequentazione politica” che ha visto protagonisti alcuni magistrati ed esponenti del mondo politico della sinistra.
Fratelli d’Italia con i suoi leader ha sempre rispettato le istituzioni della Repubblica e dunque non solo non ha orchestrato alcunché, ma non ha mai sostenuto questo o quel magistrato se non evidenziare, quando palesemente note, le debolezze o la non autorevolezza di un esponente delle istituzioni che rappresenta uno dei tre poteri dello Stato.
Chiudiamo queta triste parentesi, non sosteniamo nessuna lettera aperta.
*Presidente Circolo Culturale G. Gentile – Fratelli d’Italia
Daniele Orazi
11/03/2021 alle 15:53
Quando nello stato esiste commistione ed ingerenza tra potere giudiziario,politico ed amministrativo non esiste più la democrazia perchè è violato il principio della separazione dei poteri. In effetti viviamo in un regime partitocratico . I tempi sono maturi per mettere mano ad una seria riforma che attui una netta separazione e vieti ingerenze tra poteri. A seguito degli avvenimenti del caso Palamara,
in uno Stato normale era dovere del Capo dello Stato, in quanto Presidente del Consiglio Superiore della Magistatura, disporre lo scioglimento di tale organo essendo venuta meno l’imparzialità di guidizio dell’ordine giudiziario.
In uno stato democratico la politica impartisce ordini, l’amministrazione esegue, la Giustizia applica la legge .
Altrimenti, come dice Massimo Giannini,la legge si applica per i nemici e si interpreta per gli amici.