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L’8 Marzo di quattro magistrate coraggiose

DI PIERLUIGI GHIGGINI

8/3/2021 – In questo 8 marzo di mimose virtuali, ma di drammi e ingiustizie molto reali, le donne che a Reggio più di tutte meritano una menzione e un premio sono le quattro sostitute procuratrici della Repubblica Isabella Chiesi, Maria Rita Pantani, Valentina Salvi e Giulia Stignani che con il loro coraggio, e senza paura di rischiare la carriera, hanno determinato la decisione del Csm, assunta all’unanimità (e bene ricordarlo ai finti smemorati) di trasferire da Reggio per incompatibilità ambientale il procuratore Marco Mescolini.

Le quattro moschettiere, con il loro esposto, le loro deposizioni e anche la determinazione di restare lontane dai riflettori, incassando in silenzio attacchi e considerazioni velenose, hanno salvato la credibilità e, diciamolo pure, l’onore dell’istituzione titolare della pretesa risarcitoria dello Stato. Tuttavia, in questa terra prodiga di presenzialismi de e con il potere, e consegne a profluvio di Primi Tricolori, niente auguri e niente mimose pubbliche per queste quattro donne coraggiose, se si fa eccezione per qualcuno del centro destra, come Giovanni Paolo Bernini che combatte in solitudine una battaglia per aprire il filone del processo Aemilia delle responsabilità e delle complicità politiche con la ndrangheta.

“Colgo l’occasione – ha scritto su Instagram – per augurare buona festa alle quattro Sostitute Procuratrici della Repubblica, per il coraggio e il senso dello Stato della vicenda del Csm. Sono peraltro certo che l’intera comunità reggiana e italiana sapranno rivolgere auguri sinceri alle donne della Magistratura italiana che mai in questo momento sono chiamate al senso di Giustizia e fedeltà allo Stato”. Auspicio, quest’ultimo, non privo di sarcasmo, visto che la città del Tricolore è silente: si scandalizza per un matto che fa il bagno nudo nella nuova quanto infelice tinozza dell’obelisco, ma come sempre tace sugli scandali che costellano la vita pubblica e isola chi mette in discussione il Sistema. Non per tutti è così, naturalmente, ma possiamo dire che in quasi come questi, con le proporzioni di una sentenza del Csm, nella latitudine padana prevale il sentimento piccolo borghese di difesa dell’esistente.

Qualcuno cercherà di trovare conferma, proprio nelle parole di Bernini, che il procuratore Mescolini sarebbe vittima di una campagna della destra reggiana, come si sostiene senza nemmeno un refolo di vergogna nella lettera- appello fatta circolare da esponenti e militanti della Cgil e del vecchio Pci, oltre che del Partito Democratico. Dovrebbe essere lampante che solo degli sprovveduti possano credere che il centro-destra reggiano, così incline al quieto vivere, abbia il potere di subornare il Consiglio Superiore della Magistratura e un magistrato antimafia della statura monumentale come Nino Di Matteo, fra l’altro cittadino onorario di Reggio Emilia. A nostro sommesso parere, invece, è vero il contrario: la cintura sanitaria del silenzio che in questo 8 Marzo circonda le quattro moschettiere (non un documento, non una dichiarazione di qualche sindaco o sindacalista o politico anche di terza fila, non un pensiero pubblico), è la miglior conferma che il sistema di potere locale è contro di loro e contro il loro coraggio.

La cartina al tornasole è la petizione Per il futuro di Reggio, ovvero Aridatece Mescolini : la Gazzetta di Reggio ha scritto che il suo vero obiettivo sarebbe l’ex assessore parmigiano Giovanni Paolo Bernini, autore di Storie di ordinaria ingiustizia, grande accusatore dell’ex procuratore e del salvacondotto giudiziario assicurato al Pd reggiano.

In realtà, a leggere tra le righe – e nemmeno troppo – l’obiettivo della sinistra pro Mescolini sembrano proprio le sostitute procuratrici firmatarie dell’esposto. Perché senza di loro tutto sarebbe come prima, la presidente dell’ordine avvocati non sarebbe saltata, il procuratore sarebbe felicemente al suo posto e col Sistema a dormire sonni tranquilli governando i propri affari. Ma così non è andata, e per “colpa” , ma guardate che roba, di quattro magistrate coraggiose.

Certo, non va sottovalutata la preoccupazione, intorno alla quale ruota la petizione sinistra, che la ndrangheta a Reggio possa riprendere fiato. Ma non per causa del trasferimento del procuratore e co-artefice della grande inchiesta Aemilia, bensì perché il sistema di potere – che ha trescato impunito per decenni con ndranghetisti e suoi sodali, consegnando a loro interi pezzi dell’economia reggiana – è ancora intriso, o almeno nostalgico della cultura dell’illegalità che lo infettato sino al midollo.

E’ per questo che il sistema reagisce con rabbia, ancora incapace di riflettere sulle proprie magagne e di credere che qualcosa è cambiato davvero, grazie a quattro donne impavide.

Applausi e auguri di cuore e a Isabella, Maria Rita, Valentina e Giulia. E a tutte le donne che operano e lottano per la Giustizia, e per tutti noi.

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5 risposte a L’8 Marzo di quattro magistrate coraggiose

  1. Enrico Rispondi

    08/03/2021 alle 13:11

    Complimenti Sinceri per il lavoro svolto e Auguri !!!

  2. Barbara Rispondi

    08/03/2021 alle 14:00

    Complimenti alle 4 maglifiche donne e tanti auguri

  3. Maria Rispondi

    08/03/2021 alle 16:14

    Complimenti a loro e al direttore che ha scritto il pezzo!
    Credo che la mafia di stato sia l’ultimo baluardo da demolire per ottenere finalmente giustizia piena. Chi si ostina a negarne l’ esistenza non dovrebbe ricoprire alcun incarico pubblico.

  4. rinaldo Rispondi

    09/03/2021 alle 14:50

    Bravissime e coraggiose le Magistrate, lo stesso dicasi per il Direttore Ghiggini !!

  5. Giampiero Franchi Rispondi

    13/03/2021 alle 10:50

    Ho insegnato da ragazzo cultura generale ed educazione civica.Per far capire ai ragazzi la funzione del giudice inquirente nella partita della vita quotidiana usavo l`esempio della funzione dell`arbitro nelle gare sportive.Arrivavano presto a capire che la partita diventa brutta se l`arbitro non interviene a punire l`azione scorretta e irregolare.
    Da uomo maturo ho visto Valentina Salvi ragazza, praticare lo sport del tennis. Tenace,caparbia,e non arrendevole. Correttissima e rispettosa dell`avversario e delle decisioni arbitrali.
    Oggi da anziano sono compiaciuto di vedere Valentina Salvi proseguire nella partita della vita quotidiana con le stesse caratteristiche giovanili che anche oggi le riservano l`applauso e il consenso degli amanti non faziosi delle regole del bel gioco.E`in campo non solo per se stessa ma nell`interesse della comunita`. Grazie Vale.

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